Addio a Nicolò Luxardo, il re del maraschino

L'industriale si è spento a 92 anni, nella sua casa di Padova, dove abitava con la moglie Anna Maria Angelini

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Addio a Nicolò Luxardo, il re del maraschino

Addio a Nicolò Luxardo, l’industriale che riuscì a ricostruire la fabbrica distrutta dai bombardamenti e a consolidare così una dinastia, quella del maraschino, che non ha conosciuto sconfitte. Se ne è andato a 92 anni, nella sua casa di Padova, dove abitava con la moglie Anna Maria Angelini. La sua storia, come quella della famiglia, è legata alle vicende della Dalmazia, regione in cui nacque il famoso liquore, e del Veneto dove i Luxardo giunsero dopo il 1943, anno in cui gli alleati rasero al suolo la loro azienda di Zara, fondata nel 1821 dal capostipite Girolamo, patrizio genovese. Oggi la Spa che porta il suo nome e che ha sede a Torreglia esporta in tutto il mondo i suoi celebri prodotti, dal tradizionale maraschino allo cherry battezzato da Gabriele D’Annunzio, a Fiume, Sangue Morlacco.
Tenace nel lavoro in fabbrica, Nicolò Luxardo è stato autore di alcuni libri, fra i quali Dietro gli scogli di Zara, che ricorda la vicenda dei fratelli Pietro e Nicolò, rispettivamente padre e zio dell’imprenditore, fatti scomparire dai titini. Per dieci anni la famiglia non seppe niente di loro.
L’unico fratello superstite, Giorgio, che si trovava allora in congedo militare a Bologna, ricominciò tutto da capo insieme a Nicolò, suo nipote, che all’epoca aveva 20 anni. Un libro di memorie, che rappresenta un contributo notevole alla grande storia degli esuli.
Ecco allora la scelta per i Luxardo di stabilirsi a Torreglia, sui Colli Euganei, dove vennero distribuite agli agricoltori le piante di marasche. Un luogo perfetto per quel frutto rosso. Ecco l’azienda ricostruita. Ecco i liquori dalla stessa ricetta di sempre. Era stata la moglie di Girolamo, Maria Canevari, a produrlo in casa, ma fu così apprezzato da spingere poi il marito a una scelta industriale. Una fortuna che continua ancora oggi, grazie anche al ricettario trasportato clandestinamente da Zara a Torreglia nel doppiofondo di una scrivania.
Si deve sempre a Nicolò un’altra importante attività culturale, con la pubblicazione della Rivista dalmatica di storia patria, da lui a lungo diretta, fino a circa dieci anni fa.
L’umanesimo di un industriale illuminato ha contagiato anche Piero, figlio di Nicolò, al comando insieme al fratello Guido e al cugino Franco della Spa di Torreglia: è stato docente di Letteratura italiana del Novecento all’Università di Padova ed è attuale presidente del Comitato di gestione del Campiello. Inoltre, la moglie di Nicolò, Anna Maria Angelini, è un’apprezzata poetessa.
“Oltre che industriale è stato un storico – ricorda il figlio Piero –. E lascia un’imponente biblioteca. Si è occupato a lungo delle vicende della Repubblica di Genova e delle province di Parma e Piacenza. Quanto alla nostra azienda, ha scritto I Luxardo del Maraschino”.
Un uomo dai mille interessi e altrettante capacità. Ha curato i restauri di alcune ville venete ed è stato ispettore ai monumenti e alle belli arti. Della Luxardo è stato presidente dal 1963, anno in cui morì Giorgio, sino al Duemila. Ma è stato anche fondatore dei Giovani imprenditori di Confindustria. “Con Nicola Luxardo il Veneto non perde solo un grande e lungimirante imprenditore, ma un uomo forte e coraggioso, che ha conosciuto la guerra, l’esilio, la fatica di ricominciare daccapo, scegliendo Torreglia e i Colli Euganei come seconda patria per la sua famiglia e la sua prestigiosa distilleria”, ha sottolineato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Il nome Luxardo, ha ricordato Zaia, è abbinato ad una storia di successo e di impresa illuminata e sempre attenta ai suoi dipendenti, ma è indissolubilmente legato alla dolorosa e indimenticata pagina della distruzione di Zara, dell’esodo giuliano-dalmata e alla tenace memoria delle comunità degli esuli.
I funerali dell’imprenditore si terranno in forma privata, la salma sarà tumulata a Trieste, città dove era nato.

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