Libera di poter scegliere ciò che vuole

0
Libera di poter scegliere ciò che vuole

Viene quasi da ridere ricordando lo slogan pubblicitario degli anni Settanta per il Cynar, l’aperitivo a base di carciofo che in casa porta il sereno, consigliato contro il logorio della vita moderna. Se i nostri genitori o nonni ne venivano condizionati, figuriamoci oggi. Dopo aver scomodato il grande Ernesto Calindri, il testimonial di allora che oggi chiameremmo, forse, influencer, ci dedichiamo a un personaggio contemporaneo che affronta il problema da un altro punto di vista e con altri metodi e altre prerogative. La conosciamo soprattutto per la sua voce che ha prestato a canzoni che sentiamo regolarmente nella programmazione radiofonica. Karin Kuljanić dovrebbe festeggiare quest’anno le “nozze d’argento” con il MIQ (Melodie dell’Istria e del Quarnero), la rassegna canora che la lanciò nel 1994 e in cui, negli anni che seguirono, guadagnò parecchi successi e riconoscimenti. Parallelamente, si costruì la sua carriera di psicoterapeuta che, tra l’altro, l’ha tenuta lontana dal MIQ negli ultimi quattro anni. Con un dottorato di ricerca raggiunto pochi mesi fa, quanto tempo può rimanere da dedicare alla musica? Nel frattempo, è stata eletta anche presidente della Croce Rossa regionale, una funzione che richiede un certo impegno e che non porta alcuna gratificazione in termini economici, ma che dà soddisfazioni di altro genere.

Quando si sveglia al mattino, Karin Kuljanić è un’artista, una psicanalista o un’attivista impegnata?

“Tutte e tre le cose messe insieme. L’una senza l’altra non avrebbero un senso. Al mattino sono sempre la stessa, soltanto meno giovane di un giorno. Mi sveglio con il pensiero di chi ha ricevuto tanto dalla vita e che si è preso il compito di dividere tutto ciò con gli altri. Ho una passione ed è quella di aiutare le persone. Credo che questo si sia potuto notare”, dice la nostra interlocutrice.

Cresciuta con la musica

Il pretesto per incontrarci è comunque di natura musicale. Il percorso di Karin in questo senso è singolare, inaspettato anche per lei per la direzione che ha preso. Anche per chi non ha grandi affinità per il genere musicale, che per tradizione prevale in un festival come il MIQ, non si può non notare una voce come la sua, cristallina e piena di calore, di quelle che meriterebbero di più. Senza nulla togliere al MIQ, in un contesto, diciamo, più raffinato, potrebbe rendere di più, in senso artistico.
“Sono cresciuta in una famiglia in cui si è sempre cantato e suonato. Non c’è una festa, un incontro, che non finisca con la musica. Dopo il dessert, la torta, arriva sempre la canzone. Ho una sorella, Astrid, che è ingegnere chimico. Nel giorno in cui si è laureata ha deciso che non avrebbe mai fatto quel lavoro. Ha scelto la musica e oggi è cantante jazz professionista in America, vive e lavora a New York. Io sono rimasta qui, forse per il fatto di non aver avuto lo stesso sostegno mentre portavo a termine gli studi. C’era il dubbio se si potesse vivere… cantando. Ho cantato per la prima volta in pubblico a 6-7 anni, nell’allora cinema “Partizan”, oggi Teatro Fenice, purtroppo chiuso e devastato. La rassegna era il ‘Veseli vrtuljak’, a cui ho partecipato in duetto con un’amica. Vi suonarono in tanti che tutt’ora sono presenti sulla scena musicale, come ad esempio Robert Funčić. Da allora ho frequentato la Scuola di musica, ho cantato nei Putokazi, anche come solista. Ho studiato anche canto per un certo periodo, cercando poi di continuare per conto mio, senza riuscire a farlo fino in fondo. Ho rinunciato a una carriera seria. Con l’università ho avuto meno tempo a disposizione”.

Dal rock al MIQ

Scartata l’ipotesi della musica lirica, c’è stata anche una parentesi nel rock. “Dopo il mio esordio come bambina, sono tornata a esibirmi nel 1986 al Palach, partecipando alla ‘Gitarijada’ con la band Costa assieme a Vedran Križan e Alen Tibljaš, compagni nelle elementari. Si aggregò a noi Boris Cimaš, oggi architetto. Gli altri due sono tutt’ora impegnati come musicisti. Sono sempre stata vicina al rock e sono stata la voce di accompagnamento per Denis Kraljević sui suoi album e ai concerti. C’è un brano impegnato, ‘America’, che abbiamo cantato insieme. Successivamente si sono presentate nuove opportunità. Al MIQ ci sono arrivata per caso. Il mio maestro di musica, Ivica Badurina, autore di canzoni bellissime, mi chiamò per un’audizione. Io non la intesi come un’audizione vera e propria. Già che mi trovai lì, cantai una canzone superando la prova”.

Teatro Fenice, che tristezza

“Debuttai nuovamente al Teatro Fenice per tornarvi con il mio primo concerto, 15 anni più tardi. Vorrei che lo riaprissero per farci un altro concerto. È un posto straordinario e non riesco a capire che non ci sia interesse a resaturarlo. Nell’ambito del progetto Fiume Capitale europea della Cultura si pensa a restaurare la nave Galeb e s’ignora il Teatro Fenice. Faccio fatica a comprenderlo. Il Maestro Ville Matvejeff mi aveva raccontato di aver fatto visita al Teatro Fenice e di essere rimasto sconvolto dal fatto che da parte della Città non vi sia interesse a rinnovarlo. Amo questa città e credo che possa offrire molto di più”.

Il lavoro

Karin Kuljanić lavora preso il Centro clinico-ospedaliero, specializzata per quella che è la sfera più intima, quella che è tra le prime a subire le conseguenze dello stile di vita, di quel logorio a cui si è accennato sopra.
“Tutte le cose che faccio le faccio con piacere, anche il mio lavoro in cui parlo con grande rispetto con le persone che mi si rivolgono. Sono felice quando il mio sapere può aiutare qualcuno a risolvere il proprio problema. Svolgo questa professione da 23 anni e da quel momento ho conosciuto tanta gente. Non ho mai smesso di stupirmi della loro forza, della fiducia nei miei confronti. Sono una fonte inesauribile di esperienze. Io ne sono testimone, orgogliosa quando persone in difficoltà riescono a uscirne. Tutti noi, chi più e chi meno, sappiamo quale sia il nostro problema. Semmai, abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare la strada giusta, a cambiare qualcosa”, spiega Karin, che vorremmo intervistare anche come psicoterapeuta/sessuologa, su temi che coinvolgono tutti e di cui abbiamo difficoltà a parlare. Lo faremo in un’altra occasione.

Carriere parallele

“Devo ringraziare le dirigenze del Centro clinico-ospedaliero di ieri e di oggi, che mi sono sempre venute incontro per quello che riguarda la mia attività musicale. Anche questa la intendo come un lavoro e la vivo in modo professionale. Ho diritto per legge a un giorno di ferie pagate per le esibizioni pubbliche. Un tempo ne venivano concesse di più, ma non importa. Sono sempre pronta a sfruttare le mie giornate di ferie e credo sia giusto così. Il lavoro, in ogni caso, non ci rimette”.

Ritorno al MIQ?

Il dottorato di ricerca è cosa fatta e si torna, per modo di dire, alla normalità. La vedremo più spesso?

“Non lo saprei. Potrei tornare al MIQ, ma non è detto che lo faccia. Sono arrivata a un punto in cui posso permettermi di scegliere ciò che voglio, di scegliere di fare o non fare qualcosa. Sono felice di poterlo fare, di dedicare il mio tempo a chi voglio io. Sono convinta che sarà un anno buono”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display