L’azienda energetica croata di cui non hai (probabilmente) ancora sentito parlare: Prvo Plinarsko Društvo

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L’azienda energetica croata di cui non hai (probabilmente) ancora sentito parlare: Prvo Plinarsko Društvo

La folgorante scalata ai vertici del mercato del gas della Prvo Plinarsko Društvo (PPD) è stata fiancheggiata da importanti connessioni politiche e da un decennale contratto con Gazprom. Cosa significa la dominanza di questa azienda per il futuro del gas in Croazia?

Enna Group: il nome probabilmente non vi dice nulla, anche se è una delle aziende con la più rapida crescita in Croazia. Nel 2017, Enna (abbreviazione di Energija Naturalis) ha registrato un fatturato pari a 1,03 miliardi di euro, 40 p.c. in più rispetto al 2016. Non produce nulla e di base tutta la crescita del gruppo ruota attorno ad una sola azienda, la Prvo plinarsko društvo (letteralmente “Prima compagnia del gas”), o abbreviato PPD. Questa però si colloca tra i soggetti economici di vitale importanza per il Paese, essendo il maggiore distributore di gas sul territorio croato: si calcola che il 30% del gas distribuito nel corso dei prossimi 10 anni sarà di sua proprietà.

La PPD è nata nel 2001 come un joint venture ungaro-croata col fine di favorire lo sviluppo e l’espansione della rete di distribuzione di gas naturale, durante il periodo della ricostruzione post-bellica nella Regione di Vukovar. Nel 2003, la compagnia cambia proprietà e viene acquisita dalla Dél-dunántúli Gázhálózati Zrt (DDGÁZ), azienda con sede a Pécs, in Ungheria. In seguito, tutto il consorzio DDGÁZ viene rilevato dalla E.ON Energie AG con sede a Düsseldorf – azienda che è in parte di proprietà della russa Gazprom. Nel 2009, dopo la crisi economica, la E.ON cambia strategia e vende la PPD a una società di investimenti croata di proprietà dell’imprenditore Pavao Vujnovac.

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Pavao Vujnovac

Dopo il consolidamento iniziale, la direzione ha adottato una nuova strategia: accanto al continuo consolidamento del proprio sistema di distribuzione e all’espansione della base clienti, sono iniziati i preparativi per la liberalizzazione del mercato del gas. Oggi, la PPD domina il mercato dell’importazione del gas naturale in Croazia. Questa crescita è il risultato della partnership prima con la E.ON e dopo direttamente con la Gazprom.

Capitolo Gazprom

Proprio la partnership con la Gazprom è diventata il punto cardine nella crescita aziendale. La Gazprom e la PPD hanno firmato a settembre dell’anno scorso un contratto di fornitura di gas per il mercato croato dalla durata di 10 anni, presumibilmente dal valore tra i 200 e i 250 milioni di euro all’anno. A quanto pare è uno dei più grandi contratti mai stipulati da una società privata in Croazia, ad eccezione dell’Agrokor. Questo è il primo contratto decennale che la Gazprom firma in Croazia ed è, secondo l’economista Željko Kardum, parte dei preparativi russi contro il tentativo di svezzamento della Repubblica di Croazia dal gas russo. “Questo contratto pesa quanto la metà del debito complessivo della Agrokor con i suoi fornitori”, ha notato Kardum, sottolineandone l’importanza per l’economia del Paese, “e ci lega per dieci anni alla Russia”.

La potenziale costruzione di un rigassificatore di gas naturale liquido (LNG) sull’Isola di Veglia – che, al momento della firma del contratto Gazprom-PPD sembrava cosa fatta – aveva infatti gettato un’ombra sulla pressoché totale dipendenza della Croazia dal gas russo.

Politica e business

Il contesto del mercato del gas in Croazia è cambiato nel corso dell’attività del PPD. A partire dal 2007, successivi governi croati hanno messo in moto il processo di liberalizzazione del mercato del gas, seguendo le direttive dell’Unione Europea (il cosiddetto Terzo Pacchetto sull’Energia). Dal 2013, il processo è stato accelerato per evitare di pagare penali. La liberalizzazione, però, ha fatto sì che si creasse un oligopolio dove, invece di essere lo stato ad operare, sono solo poche aziende private.

Uno degli attori chiave di questo processo, sia nel governo di centro-sinistra di Zoran Milanović (2011-2016) sia nell’attuale governo di centro-destra guidato da Andrej Plenković, è Ivan Vrdoljak del Partito Popolare (HNS). L’amicizia tra Vrdoljak e Pavao Vujnovac – che è, ricordiamo, proprietario del PPD dal 2009 – non è mai stata un segreto. Vrdoljak ha sempre negato con veemenza qualsiasi interesse negli affari della PPD, ma la stessa cosa non può dirsi dell’ex assistente di Vrdoljak, Sabina Škrtić, che dopo l’ingaggio al ministero dell’economia capitanato da Vrdoljak (come vice ministro dedicata al settore dell’energia) è passata al gruppo Enna come membro del Consiglio d’Amministrazione responsabile per gli affari societari e lo sviluppo del business.

La PPD ha inoltre finanziato, tramite un prestito di almeno 4,2 milioni di kune, il maggiore partito croato di centro-destra HDZ nel corso del 2016. Pavao Vujnovac stesso ha dichiarato che questa somma gli era stata richiesta da Miljan Brkić, al tempo il segretario generale del partito.

Partner controversi

Attualmente l’investimento più importante della PPD, tranne il contratto a lungo termine con la Gazprom, è l’acquisizione del porto di Ploče, in Dalmazia. La PPD e la VTTI, uno dei maggiori operatori e proprietari di terminali di stoccaggio del petrolio nel mondo, hanno firmato un accordo di joint venture per la gestione del terminal di deposito, carico e scarico di prodotti petroliferi nel porto di Ploče nel 2016. Il valore dell’investimento totale è di circa 125 milioni di euro. Il terminal offre alla compagnia la possibilità di uscire dai confini croati e diventare un importante attore regionale nella distribuzione del gas.

In questo progetto, controversa è la scelta del partner – la Vitol Group. Numerose sono le testate che hanno scritto dell’azienda in termini poco lusinghieri. Secondo il giornale britannico Observer, nel 1995 la Vitol avrebbe versato sottobanco la somma di un milione di dollari al criminale di guerra serbo Arkan. Questo pagamento sarebbe stato volto a regolare un accordo petrolifero segreto stipulato per rifornire di carburante la Serbia di Milošević. Nel 2007, la Vitol è stata inoltre condannata per aver acquistato petrolio da Saddam Hussein quando l’Iraq si trovava sotto embargo. Nel 2011, il Financial Times ha scritto del loro coinvolgimento nella rivendita del petrolio piazzato dai ribelli libici. Secondo l’agenzia Reuters, nel 2012 la Vitol avrebbe preso parte alla compravendita di 2 milioni di barili di petrolio iraniano, raggirando l’embargo dell’Unione Europea.

Nonostante nel giugno 2018 il parlamento croato abbia approvato la costruzione del rigassificatore LNG sull’isola di Veglia, la Croazia tuttora dipende e continuerà a dipendere – almeno nel futuro prossimo – dal gas russo. Inoltre, è possibile che anche dopo la costruzione del terminal i distributori privati opteranno per il miglior offerente, che ai prezzi attuali rimarrebbe comunque il gas russo, più conveniente del 20 p.c. di quello liquido. La PPD, insomma, è destinata a continuare a giocare un ruolo chiave nel settore energetico croato. E’ pertanto importante capire meglio i meccanismi di funzionamento di questa finora pressoché sconosciuta azienda, e esaminare con trasparenza l’importanza che ha per il futuro energetico del Paese.

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