Passo Pordoi e Piz Boè: ma quant’è bella la montagna

Un’escursione ad alta quota, nel cuore delle Dolomiti, dove i confini del Trentino e del Veneto si sfumano tra cime imponenti e prati lussureggianti. Una vacanza estiva in queste zone è ambita da molti

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Passo Pordoi e Piz Boè: ma quant’è bella la montagna
La salita con la funivia

Nei suoi “pensieri sulla Svizzera il poeta romantico inglese William Wordsworth (1770-1850) scrisse che il mondo ha due “voci possenti”: la voce del mare e la voce della montagna”. Per chi vive in riva al mare “conquistare” la montagna può essere una meta perfetta per un soggiorno “alternativo”, per un’immersione nella natura, che è davvero maestosa, per raggiungere dei punti da dove godere dei fantastici panorami, beneficiare dell’effetto calmante e salutare dell’aria pulita che si respira.
Arrivare a certe quote, però, può essere un’impresa non indifferente. E non è un fatto puramente fisico e di buona condizione. L’organismo non è abituato ad essere ad alta quota, in particolare se questa è raggiunta con una certa velocità. Pertanto, andare sulle Dolomiti, patrimonio mondiale dell’UNESCO, può essere affascinante ed è proprio qui che vediamo quanto possiamo sopportare certi livelli.
Nella cornice delle Dolomiti troviamo parecchie montagne che superano pure i 3000 metri. Sono altezze importanti, dove l’aria si fa “diversa”: l’aria estremamente rarefatta richiede un impegno maggiore da parte del sistema respiratorio e la diminuita concentrazione di ossigeno nell’aria si traduce in un forte stimolo sul sistema nervoso. Possono così insorgere giramenti di testa e in alcuni casi cefalee, aumento della pressione arteriosa, qualche aritmia, battito cardiaco accelerato, fiato più corto e pesante… Più si sale in altitudine più i disturi possono peggiorare. Non per nulla, anche se andate a fare una semplice gita turistica, venite bombardati da avvisi sul camminare con meno fretta, non fare movimenti bruschi e pensare al respiro. Possono sembrare consigli inutili o banali però aiutano tante persone, in primis quelle che per la prima volta affrontano quote elevate.
Le Dolomiti (o Monti Pallidi, il nome Dolomiti si deve al geologo francese Dieudonné Dolomieu che ha scoperto le proprietà della dolomia, roccia calcarea tipica di questa catena montuosa molto ricca di dolomite) sono considerate la zona montuosa tra le più affascinanti in assoluto, non soltanto dell’Italia ma del pianeta. Non a caso il celebre architetto svizzero Le Corbusier (1887-1965) l’ha definita “l’opera architettonica più bella al mondo”. Ambita da molti d’inverno, anche in estate è in grado di attirare migliaia di turisti. Eppure non è facile decidere in quali località, paesi o vallate passare le vacanze.
L’area a cui è stato attribuito il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità, vasta 141.903 ettari, include al suo interno i territori di tre regioni diverse (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia). Sono 18 le vette che superano i 3.000 metri d’altezza. Andare alle Dolomiti offre tante scelte, in questo ambiente unico ci sono innumerevoli possibilità, non solo per la bellezza del paesaggio ma anche per la natura di questi luoghi, che si presentano come una palestra a cielo aperto adatta a diverse attività. I luoghi da visitare sono innumerevoli e scegliere un itinerario è una bella sfida. Questa volta abbiamo optato per quella che in ambito alpinistico è ritenuta la montagna sopra i 3000 metri sul livello del mare più facile da raggiungere. Si tratta del Piz Boè, che con i sui 3.152 m è la vetta più alta del Gruppo del Sella.
Per chi arriva da Fiume, la strada obbligatoria passa per Trieste, Portogruardo e poi via Conegliano e Belluno. Scesi dall’autostrada e arrivati a Longarone, si procede per strade secondarie e di montagna, che man mano diventano sempre più tortuose e impegnative. Il nostro percorso dopo Arabba ci porta a Passo Pordoi. Ancora prima di arrivarci si aprono davanti a noi scorci fantastici, con tanto verde, ma pochi alberi, e tanta montagna. Difficile distinguerle e capire quali sono quelle più famose. Da lontano vediamo la nostra destinazione: Passo Pordoi (Pordoijoch in tedesco, Jouf de Pordoi in ladino). È una destinazione molto apprezzata per scoprire le Dolomiti. Da qui parte la funivia che ci porta a 2.947 metri d’altezza, sul Sass Pordoi.
Il Pordoi è un passaggio di confine tra Trentino e Veneto. Situato tra il gruppo del Sella a nord e il gruppo della Marmolada a sud, è posto a 2.239 metri sul livello del mare. È uno dei quattro passi della Strada delle Dolomiti, costruita all’inizio del ‘900 per collegare Bolzano a Cortina e favorire lo sviluppo turistico delle valli ladine. Infatti, tutta la zona è legata al turismo, e difatti ci sono diversi alberghi e ristoranti. Ma non solo: Passo Pordoi riesce a mettere d’accordo quasi tutti: gli escursionisti (è punto di partenza privilegiato per impegnative camminate, vie ferrate o comode passeggiate, come il Viel dal Pan, un’antica via battuta dai commercianti di pane nei loro viaggi d’affari tra il Veneto ed il Trentino); i cicloamatori; o quelli delle scalate e dello sci freeride in cerca di un po’ di adrenalina. È uno dei passi (insieme a Sella, Gardena e Campolongo) compresi nel Sellaronda e nella Maratona delle Dolomiti, gara di granfondo ciclistica. Dal 2006 è anche teatro della cronoscalata amatoriale valida per l’AmaTour (la Coppa del Mondo Cicloamatori): la Arabba – Passo Pordoi.
E considerato che al Pordoi sono legate pagine importanti battaglie della Prima guerra mondiale, gli appassionati di storia potranno trovare interessante il Museo della Grande Guerra e l’Ossario (che si trova nel versante veneto e che raccoglie, in una tomba comune, i resti di 454 caduti germanici e di 8582 austro-ungarici, provenienti dai vari cimiteri di guerra).
Dal Passo si ha il più rapido accesso al Gruppo del Sella per mezzo della funivia che, con un unico balzo, raggiunge i 2950m.slm. del Sass Pordoi, lo sperone più meridionale, noto come la Terrazza delle Dolomiti per la sua caratteristica forma piatta sulla cima, che scende a strapiombo sulle pareti laterali. Nel versante meridionale, infatti, presenta uno strapiombo di 800m. con una pendenza superiore perfino all’80%. Da qui si può ammirare una spettacolare vista panoramica a 360 gradi sulle montagne circostanti (è possibile vedere una serie di gruppi montuosi importanti, tra cui il Sassolungo, il Gruppo della Marmolada il Monte Civetta e tante altre vette delle Dolomiti).
Durante l’inverno questa zona è meta di tanti sciatori ed è un paradiso per il fuoripista e lo scialpinismo. Ci sono numerosi impianti e piste da sci con tante funivie. Non da meno i contenuti offerti agli alpinisti: il Sass Pordoi, ubicato subito a nord del passo, è famoso in ambito alpinistico per le vie di arrampicata storiche che sono state create su di esso, una fra tutte la “via Maria” creata negli anni Trenta dalla guida Tita Piaz, sorella del famoso alpinista Tita Piaz e pioniera del turismo in questa zona.
Diversi gli itinerari dal Sass Pordoi. Il più vicino e quasi obbligatorio porta alla forcella del Pordoi (2829m.) e poi con due diversi sentieri si arriva al rifugio Capanna Piz Fassa. Quello più impegnativo porta al Piz Boè, una montagna delle Dolomiti alta 3.152m., la vetta più alta del Gruppo del Sella. Dopo un periodo di acclimatazione e visitata la grande croce accanto alla funivia, iniziamo la nostra discesa, un percorso che in meno di 20 minuti che ci porta al rifugio Forcella Pordoi. Qui decisamente conviene sostare, prima di riprendere la nostra scalata.
Anche se si tratta di appena 300 metri di dislivello, procedere non è proprio semplicissimo, sopratutto a queste quote. La prima parte del sentiero, fino al bivio, è molto piatta e ci porta proprio alla base del Piz Boè. E qui si può scegliere se si vuole intraprendere l’itinerario più corto o quello più lungo. Come tempo da impiegare nella camminata e dislivello sono quasi uguali; la differenza sta nelle… mani. Infatti, in quello più corto ci sono diversi passaggi molto ripidi e l’uso delle mani è indispensabile. Comunque nulla di proibitivo e tanto pesante.
Il rifugio in cima alla montagna è quasi sempre in bella mostra e vediamo diventarlo sempre più vicino. Al massimo in due ore, con un andamento tutto lento, dal rifugio si raggiunge la cima del Piz Boè, dove si trova il rifugio Capanna Fassa a circa 3mila metri. È decisamente un posto in cui fermarsi e godere le Dolomiti in tutta la loro bellezza. Da qualunque parte si guardi si vedono tante montagne e cime, e anche e metà agosto certe ricoperte dalla neve. Non solo la Marmolada. Infatti, a inizio agosto ha nevicato pure sul Piz Boè. Anche se si registrano poco più di 10 gradi, grazie all’assenza di vento si sta benissimo anche con una maglietta a maniche corte.
Dopo la pausa, non rimane altro che scendere e fare il percorso inverso. La giornata va verso il termine, ma pure la funivia non lavora tutto il giorno. Basta arrivare in tempo per l’ultima discesa. L’alternativa è quella che “ammazza” le gambe e scendere a Passo Pordoi lungo il ripido sentiero. Una volta scesi, rimane giusto il tempo per vedere la mostra sulla Grande Guerra al Passo Pordoi. È poi doveroso soffermarsi accanto al monumento dedicato al grande ciclista Fausto Coppi. Al calare della sera finisce la nostra giornata sulle Dolomiti. Una gita alpinistica, però abbordabile pure ai turisti. È un’esperienza unica, un ricordo indimenticabile da portare a casa.

Tante cose da vedere
Tra i più famosi passi dolomitici, il Pordoi è un passaggio di confine tra Trentino e Veneto. Situato tra il gruppo del Sella a nord e il gruppo della Marmolada a sud, è posto a 2.239 metri sul livello del mare. È uno dei quattro passi della Strada delle Dolomiti, costruita all’inizio del ‘900 per collegare Bolzano a Cortina e favorire lo sviluppo turistico delle valli ladine. Infatti, tutta la zona è legata al turismo, e difatti ci sono diversi alberghi e ristoranti. Ma non solo: Passo Podroi riesce a mettere d’accordo quasi tutti.
Gli escursionisti (è punto di partenza privilegiato per impegnative camminate, vie ferrate o comode passeggiate, come il Viel dal Pan, un’antica via battuta dai commercianti di pane nei loro viaggi d’affari tra il Veneto ed il Trentino), gli amanti del ciclismo, o quelli delle scalate e dello sci freeride in cerca di un po’ di adrenalina, come pure gli appassionati di storia. Al Pordoi sono legate pagine importanti battaglie della Prima guerra mondiale e meritano una visita il Museo della Grande Guerra e l’Ossario (che si trova nel versante veneto e che raccoglie, in una tomba comune, i resti di 454 caduti germanici e di 8582 austro-ungarici, provenienti dai vari cimiteri di guerra).
Dal Passo si ha il più rapido accesso al Gruppo del Sella per mezzo della funivia, che con un unico balzo, raggiunge i 2950 m slm del Sass Pordoi, lo sperone più meridionale, noto come la Terrazza delle Dolomiti per la sua caratteristica forma piatta sulla cima, che scende a strapiombo sulle pareti laterali. Nel versante meridionale, infatti, presenta uno strapiombo di 800 m, con una pendenza superiore perfino all’80%. Da qui si può ammirare una spettacolare vista panoramica a 360 gradi sulle montagne circostanti (è possibile vedere una serie di gruppi montuosi importanti, tra cui il Sassolungo, il Gruppo della Marmolada il Monte Civetta e tante altre vette delle Dolomiti).
Durante l’inverno questa zona è meta di tanti sciatori ed è un paradiso per il fuoripista e lo scialpinismo. Ci sono numerosi impianti e piste da sci con tante funivie. Non da meno i contenuti offerti agli alpinisti. Il Sass Pordoi, ubicato subito a nord del passo è famoso in ambito alpinistico per le vie di arrampicata storiche che sono state create su di esso: una fra tutte la “via Maria”, creata negli anni Trenta dalla guida Tita Piaz, sorella del famoso alpinista Tita Piaz e pioniera del turismo in questa zona.
Nei mesi estivi è attivissimo il ciclismo. Pur non avendo pendenze e difficoltà impossibili è famoso tra i cicloamatori sia per la bellezza del territorio in cui è immerso, sia perché è stato scalato fin dagli anni ‘40 dal Giro d’Italia. Inoltre, è uno dei passi (insieme a Sella, Gardena e Campolongo) compresi nel Sellaronda e nella Maratona delle Dolomiti, gara di granfondo ciclistica. Dal 2006 è anche teatro della cronoscalata amatoriale valida per l’AmaTour (la Coppa del Mondo Cicloamatori): la Arabba – Passo Pordoi.
Diversi gli itinerari dal Sass Pordoi. Il più vicino e quasi obbligatorio porta alla forcella del Pordoi 2829 m. Quello più impegnativo porta al Piz Boè, una montagna delle Dolomiti alta 3.152 m, la vetta più alta del Gruppo del Sella. È uno fra i 3000 meno difficili delle Dolomiti per quanto riguarda le difficoltà tecniche ed il dislivello da percorrere: la funivia che parte dal Passo Pordoi permette, infatti, di raggiungere la quota di 2.950 m del Sass Pordoi in pochi minuti. La via d’accesso non è comunque unica e in base alla preparazione fisica della persona si può scegliere quella più adeguata.
Due sono quello che portato da Passo Pordoi. La più veloce è quella della funivia che parte dal Passo Pordoi e arriva al Rifugio Maria, dove è presente una terrazza panoramica da dove si possono ammirare le Dolomiti a 360°, offre l’alternativa più semplice. Poi si imbocca il sentiero 627 che scende a Forcella Pordoi (2.829 m), e poi con due diversi sentieri si arriva al rifugio Capanna Piz Fassa.
In alternativa alla funivia, si può raggiungere la Forcella Pordoi attraverso il sentiero che parte dal Passo Pordoi, subito a fianco del monumento dedicato al grande ciclista Fausto Coppi, e risale il ripido canalone. E poi ci sono gli altri sentieri dall’altro lato.

Il cimitero militare tedesco
Chi arriva da Arabba, poco prima del Passo Pordoi, in una suggestiva posizione a 2239 metri slm, vede una “strana” costruzione cilindrica. È il Sacrario militare germanico, o Deutsche Kriegsgräberstätte, uno dei monumenti dedicati alla Grande Guerra più importante e rappresentativo delle Dolomiti. Collocato ai piedi del Piz Boè (massiccio del Sella), con vista spettacolare, il luogo è molto solitario e silenzioso e predispone alla meditazione e alla riflessione. Nel suo aspetto complessivo, l’edificio è stato caratterizzato come segue: “Come un possente castello per i morti, l’edificio centrale incarna il capitale simbolico nazionale del lutto e respira lo spirito necrofilo del silenzio maschile-militare insieme alla sua sovraformazione cristiana”.
Risultato diretto dell’accordo sui cimiteri di guerra concluso tra il Reich tedesco e il Regno d’Italia nel 1937, la costruzione del Sacrario iniziò nello stesso anno, tuttavia, allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939 i lavori non erano ancora stati completati e furono quindi interrotti, per poi essere ripresi nel 1956. Il monumento fu inaugurato ufficialmente il 19 settembre 1959. La struttura dell’Ossario del Pordoi si ispira ad analoghe costruzioni memoriali germaniche (i Todenburgen, ovvero “castelli dei morti”), con una pianta circolare del diametro di circa 50 metri ed una distribuzione della struttura su tre piani; la struttura rialzata presenta invece una pianta ottagonale, con una vasta cripta. In essa, la luce entra da tre strette nicchie su ciascuna delle pareti. Al centro si trova una ciotola in calcare a forma di conchiglia.
Ospita le spoglie di 8.582 morti austro-ungarici e tedeschi caduti in zona durante la prima fase della Grande Guerra nelle Dolomiti, ed esumati dai vari cimiteri di guerra della zona. I soldati sono riposti in una urna comune, all’ingresso la “Namenlist”, la lista dei nomi di quelli riconosciuti. Nei ripiani esterni sono invece tumulati i resti di 842 caduti tedeschi della Wehrmacht della Seconda guerra mondiale, provenienti da tutta la provincia di Belluno. Il Sacrario è curato dalla Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge, che si occupa della manutenzione delle sepolture delle vittime di guerra della Germania.

Cima Coppi
La Cima Coppi per antonomasia è il Passo dello Stelvio, che con i suoi 2.758 m è il valico stradale più alto d’Italia e ovviamente la massima altitudine raggiunta dai corridori nella storia del Giro d’Italia. È stata istituita nell’edizione 1965 della corsa a tappe di ciclismo su strada professionistico e prende il nome da Fausto Coppi, il Campionissimo, un omaggio a cinque anni dalla sua morte. In cima al Passo Pordoi c’è pure il monumento dedicato a Coppi.
Nel 1953 fu la prima volta in cui il Passo dello Stelvio divenne protagonista al Giro d’Italia e la Cima Coppi contraddistingue in ogni edizione della gara. Ma il mondo del ciclismo per la prima volta ha fatto tappa al Pordoi nel 1940. In quell’occassione la 17ª tappa del Giro d’Italia andava da Pieve di Cadore ad Ortisei e vinse Gino Bartali. Del Giro, Passo Pordoi ne è stato padrone ben 14 volte. E per quattro volte è stato sede di arrivo di tappa, nelle edizioni 1990, 1991, 1996 e 2001.
Fausto Coppi è passato per primo a Passo Pordoi in cinque edizioni: 1947, 1948, 1949, 1952 e 1954. Nel 2023 sono passati esattamente 70 anni dall’impresa di Coppi sul Passo dello Stelvio. Era l’1 giugno 1953 quando il Campionissimo strappò la maglia rosa allo svizzero Hugo Koblet al termine di una tappa leggendaria, la Bolzano-Bormio, che gli permise di vincere il suo quinto Giro d’Italia della carriera.

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