Ennio Forlani: «Mantere e ampliare i diritti acquisiti»

Scuole, bilinguismo, identità nazionale e del territorio, base economica, radio e altre iniziative, ma anche incremento delle entrate: il neopresidente del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana, illustra i punti cardine del suo programma

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Ennio Forlani: «Mantere e ampliare i diritti acquisiti»
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Tre me mesi fa il Consiglio della minoranza nazionale italiana autoctona della Regione istriana si è dato un nuovo presidente. Ennio Forlani, classe 1956, è subentrato a Gianclaudio Pellizzer. Con il neopresidente abbiamo parlato delle linee programmatiche del Consiglio, della collaborazione con le varie istituzioni e associazioni e delle questioni che stanno maggiormente a cuore e che verranno maggiormente affrontate in questo mandato.

Quali sono le linee programmatiche sulle quali intende operare il Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana?
“I membri della Comunità Nazionale Italiana, depositari della memoria del suo territorio d’insediamento storico, individualmente o attraverso le istituzioni dei connazionali, dalle Comunità degli Italiani all’Unione Italiana, dai Consigli della nazionalità alle CAN costiere al Centro di ricerche storiche, e con il sostegno anche delle associazioni degli esuli, richiedono e auspicano affinché tutti i soggetti politico-amministrativi (Comuni, Città, Regioni e Stati) si impegnino a mantenere e curare l’identità di questi territori a confermare la millenaria presenza italiana che con orgoglio e caparbietà ha plasmato questi luoghi.
Nel trattato italo-croato del 1996 nell’articolo 1 scrive che la Repubblica di Croazia riconosce il carattere autoctono e l’unitarietà della minoranza italiana e le sue specifiche caratteristiche, e nell’articolo 2 che s’impegna a garantire i diritti acquisiti dalla minoranza italiana nell’ambito dei Trattati Internazionali e dell’ordinamento giuridico interno dello Stato precedente nel territorio della Repubblica di Croazia, come pure il rispetto dei nuovi diritti della minoranza italiana propri dell’ordine legale interno della Repubblica di Croazia. Dunque il mantenimento ed eventuale ampliamento dei diritti acquisiti sarà uno dei punti cardine del nostro lavoro.

Evitare devastazioni e distorsioni
Il monitoraggio attento e costante della fisionomia e delle caratteristiche architettoniche dei nostri insediamenti devono essere le fondamenta per evitare le devastazioni che il progresso e altre culture inevitabilmente portano (tutela degli abitati, dei cimiteri, dei toponimi e odonimi sia nei libri catastali che nelle indicazioni stradali, cura e ripristino dei muretti a secco, condanna dell’abusivismo edilizio e anche della costruzione di opere troppo impattanti e spesso fine a sé stesse). Da non dimenticare poi la completa e sensibile cura di tutto il nostro patrimonio immateriale: storia, arte, usanze, musiche, canti e danze, costumi, mestieri, gastronomia… Ricordo che, al tempo, dovevamo fare quadrato sull’origine istriana nella sua interezza del vino Terrano e non come vino ‘Hrvatske Istre’ o sloveno.
Ma forse il settore più importante e delicato che dovremo affrontare è quello scolastico: settore chiave e della massima importanza per la vita attuale e futura di tutta la CNI. Tutta la verticale scolastica potrà contare sul nostro quotidiano impegno, sostegno e possibile aiuto”.

Come giudica il rapporto con le altre istituzioni dei connazionali?
“Per il momento siamo ancora un tantino distanti, forse per delle incomprensioni iniziali sul ruolo dei Consigli, ma stiamo recuperando terreno velocemente perché abbiamo dimostrato di non essere concorrenti a nessuno, anzi siamo cooperativi e propositivi. I consigli delle nazionalità sono per legge organi propositivi e purtroppo anche senza diritto di veto. Fatto quest’ultimo che ci darebbe un ruolo di primo piano al momento della stesura di atti o delibere regionali e comunali.
Alle sedute del Consiglio vengono di regola invitati i vertici dell’Unione italiana perché per me è fondamentale avere un’uniformità d’intenti anche se con idee o modalità differenti, ma sempre nel massimo rispetto di tutti. Con le Comunità degli Italiani abbiamo un rapporto di grande collaborazione. Vorrei avere una collaborazione più stretta e assidua con il Centro di ricerche storiche di Rovigno perché reputo che sia fondamentale a sostenere le nostre cause, ovvero della Cni, per l’estrema autorevolezza e competenza storica che si è ritagliato nel mondo scientifico”.

Ricucire lo strappo dell’esodo
E il rapporto con le associazioni degli esuli?
“Stiamo recuperando terreno anche da questo lato: abbiamo molti contatti con esponenti dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con i quali cerchiamo di ricucire strappi purtroppo dolorosi, ma ormai troppo lontani. Su iniziativa dell’amico Antonio Ballarin, lussignano ed ex presidente dell’ANVGD, abbiamo in porto la creazione di una stazione radio che abbracci ambedue le anime italiane di questo territorio: esuli e rimasti. Dobbiamo farci sentire ed essere sempre presenti nella vita dei connazionali, dobbiamo farci carico dei desideri e delle necessità dalla nostra gente e soprattutto garantire un futuro alle giovani generazioni magari con un possibile controesodo dato che siamo nell’Unione europea, in democrazia. Inoltre le nuove tecnologie permettono di lavorare da remoto e dunque poter godere di abitare i luoghi degli avi”.

Come valuta la collaborazione con la Regione istriana?
“Con la Regione abbiamo un rapporto abbastanza corretto dato che ci finanzia, anche se con un importo simbolico, ma senz’altro dovremo rivedere i nostri ruoli e riformulare le aspettative. Noi siamo l’unica minoranza autoctona della Regione istriana; in qualità di consiglieri siamo stati eletti esclusivamente da italiani dichiaratisi tali all’anagrafe, siamo la componente storica da millenni e l’abbiamo anche creata questa terra. Considerato quanto detto, ci aspettiamo sicuramente di più dalla nostra Regione sia in quanto a considerazione che sostegno finanziario”.

Posti di lavoro per i giovani
Un tema sempre attuale è l’attuazione del bilinguismo in Istria. Come la giudica?
“Ci mettiamo grande impegno per far rispettare il bilinguismo in tutte le sue forme, purtroppo oltre a quello visivo, da valutare con una sufficienza, latita molto quello effettivo di comprensione attiva e parlata. Ci adoperiamo molto per i documenti e per la modulistica bilingui delle amministrazioni che dovrebbero essere rilasciati automaticamente in una Regione che per Statuto è bilingue. Abbiamo perso come diritto acquisito la ‘L2’ cioè l’insegnamento obbligatorio della lingua italiana nelle scuole della maggioranza che stentiamo a ripristinare. Non ci può essere rispetto, comprensione e convivenza reciproche se non ci si capisce”.

Alla prima seduta operativa del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana si è parlato d’ampliamento delle aree operative dei connazionali in tutti i settori. Qual è il settore che, secondo lei, va maggiormente ampliato?
“È fondamentale creare una base economica che possa assicurare benessere ai connazionali specialmente ai più giovani che spesso sono costretti a emigrare in cerca di lavori e compensi adeguati. Assicurare il mantenimento e l’ampliamento del numero dei posti di lavoro attraverso collegamenti e offerte di imprenditori e Camere di commercio italiane è forse la via più veloce e la più semplice. Le nuove tecnologie apriranno nuovi lavori e opportunità inimmaginabili finora. L’importante è preparare bene i nostri ragazzi alle nuove sfide del futuro. A breve vedrei il settore immobiliare molto interessante anche per far recuperare agli esuli o ai loro discendenti i beni abbandonati per gestirli o rimetterli sul mercato”.

L’eredità di Pellizzer
Alla prima seduta post elezioni del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana quando le è stato affidato l’incarico di presidente ha dichiarato “subentrare a Pellizzer sarà una cosa ardua”. Come giudica l’operato del suo predecessore?
“Una delle cose più difficili è subentrare al posto di qualcuno che nel suo operare si è dimostrato valido, competente, serio: si ha sempre il timore di non esserne all’altezza. Con Gianni ci conosciamo dai tempi del Liceo a Rovigno ed è sempre stato un ragazzo in gamba, gentile, un collega e amico, rispettoso e degno di stima. Nel lavoro affronta le situazioni con serietà, preparazione e metodo da ingegnere qual’è. Ha guidato il Consiglio con personalità, ma accogliendo i suggerimenti di tutta la squadra portando a termine numerose e importanti iniziative come lo Studio sull’uso della lingua italiana nei nostri centri, il Convegno su Micheletti e relativa stampa dei materiali, la realizzazione di numerosi progetti e bandi della Regione Friuli Venezia Giulia, interventi presso i ministeri croati ogni volta che venivano toccati temi riguardanti i nostri diritti, la creazione della piattaforma d’informazione web Mosaico Istriano… Ecco perché ritengo estremamente ardua e dura l’impresa di succedergli”.

C’è, infine, qualcos’altro che le sta a cuore e che vorrebbe venisse realizzato nel mandato iniziato tre mesi fa?
“Cercherò di impegnarmi per la crescita di tutta la Cni perché per storia, tradizioni ed esperienze ce lo meritiamo se non altro per la caparbietà di resistere. In concreto vedrò di aiutare affinché tutte le nostre istituzioni scolastiche a partire dagli asili ottengano una completa autonomia sia come operatività di base che come scelte pedagogiche per tornare a essere l’eccellenza che sempre le distingueva. Inoltre, vedremo di poter accedere a maggiori entrate e trovare ulteriori finanziamenti perché quello che riceviamo adesso è a dir poco offensivo”.
Di recente una delegazione della Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana è stata ospite del Senato della Repubblica d’Italia. Quali sono stati i temi toccati?
“Il 12 e 13 settembre una delegazione del Consiglio formata da Corrado Dussich, Gianclaudio Pellizzer e dal sottoscritto è stata ricevuta a Roma al Senato della Repubblica Italiana dai senatori Bartolomeo Amidei e Roberto Menia esponenti di Fratelli d’Italia, partito di maggioranza al governo. I colloqui sono stati intensi e anche abbastanza lunghi considerata la frenetica attività del Senato che era in seduta ordinaria. I temi toccati son stati i soliti punti dolenti della nostra etnia ed hanno compreso in generale le problematiche da anni richieste dalle nostre istituzioni: diritti acquisiti, applicazione del bilinguismo in tutte le sue forme, questione dei beni cimiteri, lingua italiana (L2) da reintrodurre nelle scuole croate per assicurare la comprensione dell’italiano come lingua del territorio, equipollenza diplomi conseguiti presso le università italiane, maggior considerazione dei Consiglio della nazionalità italiana autoctona come istituzione politica eletta esclusivamente da cittadini italiani dichiarati e conseguente modalità di finanziamento e altro ancora”.

L’omaggio alle vittime di Vergarolla, ricordate ogni anno a Pola nel giorno in cui fu compiuta la strage (il 18 agosto 1946). Il Consiglio chiede alla Regione di intitolare i il nuovo Ospedale di Pola al principale eroe dei soccorsi, il chirurgo dottor Geppino Micheletti, che continuò ad operare i feriti per molte ore, anche dopo aver saputo che erano morti i suoi due figlioletti Renzo e Carlo, di 6 e 9 anni, suo fratello e sua cognata.
Foto: GIULIANO LIBANORE

Ospedale intestato al dr. Micheletti in attesa di risposte dalla Contea

Una delle iniziative del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana è quella di intitolare al dottor Giuseppino Micheletti l’Ospedale di Pola. A che punto si è arrivati con l’iter procedurale?
“Il 10 febbraio del 2019 siamo stati i primi a celebrare presso la Comunità di Dignano la Giornata del ricordo e poi ogni anno in agosto partecipiamo alla commemorazione delle vittime della strage di Vergarolla che diede il colpo di grazia alla speranza degli italiani di continuare a vivere sulla propria terra e dette inizio a un lacerante esodo. Il Consiglio della minoranza nazionale italiana autoctona dell’Istria, l’anno scorso ha organizzato un simposio per ricordare la tremenda vicenda di Vergarolla e del suo tragico eroe il dottor Giuseppe Micheletti.

La figura del dottor Micheletti è emblematica e riflette tanta umanità, devozione al lavoro, professionalità, indefesso attaccamento alla missione di medico chirurgo, che merita senza indugio alcuno di essere riconosciuto e onorato per il suo pietoso lavoro di salvare tutte le vittime ferite nella terribile esplosione pur avendo avuto la straziante notizia che nell’orribile sciagura aveva perso i suoi due figlioletti Carlo di 9 anni e Renzo di 4 anni, il fratello e la cognata.

Ebbene, la nostra proposta, del Consiglio e di numerose Comunità degli italiani dell’Istria, già peraltro inviata alla Regione istriana, è quella di intitolare il nuovo ospedale di Pola, appunto, al meritevole dottor Geppino Micheletti e va vista nell’ottica del riconoscimento della professionalità medica, della generosità umana, dell’amore verso il prossimo e della vita in generale. Non abbiamo ancora ricevuto nessuna risposta, ma spero che l’Assemblea regionale non perda l’occasione per dare un esito positivo alla richiesta e dimostrare che veramente viviamo in un atmosfera multietnica di collaborazione, convivenza e rispetto reciproco”.

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