Si è spenta la fiumana Mery Nacinovich, mamma di Umberto Smaila: «Lacerato dal dolore»

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Si è spenta la fiumana Mery Nacinovich, mamma di Umberto Smaila: «Lacerato dal dolore»

Grave lutto per Umberto Smaila. A Verona è morta sua madre, Giuseppina “Mery” Nacinovich. Nata a Fiume 95 anni fa, è stata testimone dell’orrore delle foibe, vicenda sulla quale ha scritto anche un libro. Il funerale è in programma per oggi pomeriggio nella chiesa di Santa Maria Regina. “Lacerato dal dolore, il suo unico, amatissimo figlio Umberto ne annuncia la perdita: lei era il mio faro”. Parlando di sé, della sua storia da film, l’”adorata mamma”, diceva: “Il mio cuore è a Fiume dove sono nata, ma la mia città è Verona”.
Per quattro decenni è stata insegnante nella provincia veronese per poi arrivare nel capoluogo. Umberto è il suo unico figlio. Di lui la madre diceva che era sì bravo a scuola, “ma gli piaceva di più cantare”. Intervistata in più occasioni non ha mai fatto mistero del grande orgoglio per la carriera dell’artista.
«Venni via l’anno dopo del Trattato di pace», raccontò di recente in un’intervista rilasciata al quotidiano “Verona”. «Sarei partita prima, ma facevo la maestra elementare e ho voluto finire l’anno scolastico. A luglio sono venuta via con mio marito Guerrino. La mamma, Antonietta, venne l’anno dopo perché voleva capire che fine avrebbe fatto la nostra casa». A Fiume, infatti, la famiglia Nacinovich aveva una trattoria e una tradizione di commercio alle spalle.
«Fiume era bellissima», ricordava, «era un porto franco, arrivavano lì navi da tutto il mondo». Nel suo libro ha raccolto testimonianze, interviste, fotografie e sue riflessioni sulla città in cui lasciò la giovinezza, la casa, ma anche la tomba del padre Umberto. «Il cuore mi batte quando penso a Fiume, a quel bel Golfo, alle isole. È un tormento. Tante persone non sanno la verità. Avevamo lasciato il comunismo e per questo ci dicevano che eravamo fascisti. La mia famiglia non lo era. Eravamo commercianti e il regime ci aveva requisito tutto. La nostra fu più di una diaspora».
Aveva 22 anni quando con il marito lasciò Fiume salendo su un treno merci. Dapprima fu ospitata a Pordenone da una delle due sorelle di Guerrino che partiranno poi una per il Canada e l’altra per l’Australia. Anche Mary aveva due sorelle: una andrà in Africa seguendo il marito, l’altra a Firenze. «La casa fu occupata dai titini. Partire fu doloroso».

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