Una delle autrici più prolifiche del panorama letterario della Comunità Nazionale Italiana è senza ombra di dubbio Laura Marchig, che non smette di sorprendere non solo per la sua improsciugabile vena letteraria, ma anche per i numerosi successi nel settore teatrale e musicale, grazie anche alla collaborazione con il chitarrista Darko Jurković Charlie. La sua ultima fatica, almeno per quanto riguarda le opere letterarie è il volume “Dell’amore oscuro – tra la prosa e la poesia”, pubblicato in Italia dall’editore Fuorilinea di Monterotondo (Roma) e in Croazia in coedizione con l’Organizzazione artistica Fedra art projekt. La pubblicazione del volumetto è stata realizzata con il contributo finanziario del Dipartimento per la Cultura della Città di Fiume. Il progetto grafico è di Riccardo Martini.
Il libro è stato presentato in anteprima a Palazzo Modello, sede della Comunità degli Italiani di Fiume, dal curatore Walter Chiereghin e dall’autore della prefazione, il celebre critico italiano e studioso di letteratura, Fulvio Senardi. Lo stesso libro è stato pubblicato due anni fa in formato digitale nella collana delle edizioni de “Il Ponte rosso” di Trieste ed ora è uscito in formato cartaceo.
L’autrice si è rivolta ai presenti ringraziando in primo luogo Walter Chiereghin e Fulvio Senardi per il loro aiuto, il supporto e i consigli nella realizzazione di questo “piccolo ma denso volume”, e definendoli dei veri amici.
Chiereghin, curatore del libro, nonché direttore della rivista triestina “Il Ponte rosso”, ha dichiarato che il suo mensile di arte e cultura è sempre stato molto attento alle informazioni sul mondo della letteratura e la redazione ha puntato il suo interesse su autori importanti della comunità italiana in Istria. Un rapporto speciale è scaturito proprio con Laura Marchig, la cui produzione letteraria ha destato l’interesse della rivista.
“Prima che nascesse questo libro, abbiamo capito che sarebbe stato un volume piccolo ma importante – ha dichiarato Chiereghin –. Proprio come dice il sottotitolo, si tratta di un miscuglio di prosa e poesia anche se oserei dire che la vena poetica è predominante. Rileggendo il volume in forma cartacea sono rimasto colpito dal fatto che vengono messi a fuoco alcuni aspetti della vita personale dell’autrice, ma anche della comunità nella quale vive, aspetti della realtà civile e personale, familiare. Aspetti che riguardano anche tutta una serie di temi legati anche ai sogni, metafore. Tutti questi elementi sono contrassegnati da una sorprendente qualità narrativa, una riflessione dal profondo, racconti che si alternano a considerazioni. È un libro che a ogni pagina propone una sorpresa, una quantità incredibile di riflessioni e ricordi di straordinario interesse”.
Una poesia istintuale che brucia
Fulvio Senardi, nella prefazione al volumetto scrive: “Sul sottile filo di lama che separa volontà e caso, scelta e accidente, coscienza e inconsapevolezza, quasi a giocare d’azzardo con la vita, si approfondiscono percorsi esistenziali, dove la poesia gioca la sua carta fantastica e conoscitiva. Sul piano formale la scrittura di Laura Marchig brucia e fa terra bruciata. Con acuti di espressionismo astratto che si aprono verso l’incubo e l’allucinazione. Ne deriva un’espressività difficile, che esige attenzione vigile e ascolto concentrato, di aspra materia sonora”. Rivolgendosi al pubblico presente a Palazzo Modello, Senardi ha da subito sottolineato il grande impatto emotivo della poesia dell’autrice, la fortissima tensione dei suoi versi, definita “istintuale più che intellettuale”. Marchig porta a spezzare in modo grafico le inquadrature della poesia tradizionale. Nella prosa è più vigorosa, trasgressiva, provocatoria. Nella poesia è più tradizionalista, rispetta gli stereotipi poetici.
“La prosa lirica di confessione e provocazione di Laura – ha continuato Senardi – risveglia emozioni fortissime nel lettore che si immerge nel magma della sua poesia. In questi cartigli di Laura c’è un io che si ripete e piega la parola a delle esigenze del conscio e subconscio che il lettore deve decodificare”.
Secondo il critico anche la prosa dell’autrice tende al lirismo e in questo senso Marchig “è apparentata alla tradizione interpretativa giuliana. Lirismo e autobiografismo si sfiorano e diventano poesia”.
Sempre secondo il relatore, nella prima parte del libro l’autrice non vive in un altro tempo, ma nel presente, a Fiume, nella sua parte del mondo, e scrive in quanto cittadina della realtà locale, interpretando “questo spirito aspro di un tempo difficile nel quale viviamo”. Nella seconda parte, invece, il presente “viene aggredito con spirito critico che diventa espressione poetica”.
Senardi ha menzionato anche l’uso dell’endecasillabo che avvicina l’autrice alla tradizione classica e ha rilevato anche delle associazioni inconsce a Dante. “Non è un calco ironico, né volontà di avvicinarsi alla fonte, ma una memoria poetica inconscia”, ha spiegato.
Un romanzo metalinguistico
A conclusione degli interventi l’autrice stessa ha sentito il bisogno di precisare alcuni punti. “Parlo di romanzo perché la struttura della mia poesia fa pensare a un romanzo metalinguistico che si muove su più piani – ha puntualizzato –. Il mio io poetico diventa lo strumento per orientarci nel mondo. Per me il poeta è come un Hikikomori che si chiude in uno spazio limitato per guardare il mondo dalla finestra. Si immaginano le possibilità, di ciò che sarebbe potuto essere. La contemporaneità è così palese che si viene travolti dall’orrore dal mondo”.
A fine serata si è tenuto un intermezzo musicale del chitarrista Darko Jurković Charlie, in seguito al quale gli studenti Marko D’Alessio e Andy Mesaroš della SMSI di Fiume (docente Emili Marion Merle) hanno letto alcuni passi del volume.
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