Sahatčiu Fisnik. «Gli smartwatch hanno stancato»

A colloquio con l'orologiaio in via Adamich appassionato del suo mestiere

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Sahatčiu Fisnik. «Gli smartwatch hanno stancato»
Fisnik Sahatčiu. Foto: ŽELJKO JERNEIIĆ

Viviamo in un mondo altamente tecnologico, dove smartphone e smartwatch dettano le regole. Orologi con le lancette, che con il loro ticchettio segnano le ore e i minuti, sono sempre meno presenti. Si potrebbe quindi pensare che il mestiere dell’orologiaio sia una mansione antiquata, ormai in via di…estinzione, ma in realtà non è così. Come vedremo nel prosieguo di quest’articolo, non c’è mai stato tanto lavoro per la categoria come nell’ultimo periodo. Ne abbiamo parlato con l’orologiaio fiumano Sahatčiu Fisnik, una persona giovane, dinamica, appassionata del proprio lavoro, oltre che ex alunno della SEI “Dolac” e, in seguito, della SMSI di Fiume.

Come si fa a diventare orologiaio?
“In Croazia non esiste una vera e propria scuola per questo mestiere, esiste una scuola artigianale che rilascia un diploma di artigiano. Di solito, però, una persona frequenta una qualsiasi scuola superiore, poi lavora per qualche anno nel negozio di qualche orologiaio in modo da imparare il mestiere e specializzarsi, dopodiché può accedere all’esame professionale e riceve il diploma di artigiano orologiaio rilasciato dalla Camera di Commercio. Questa è la strada che ho seguito io: prima ho frequentato le sezioni italiane della SEI Dolac, poi la Scuola Media Superiore Italiana di Fiume per… specializzarmi, infine, nel negozio di mio padre”, ci ha detto Sahatčiu Fisnik, da noi interpellato per farci raccontare uno dei mestieri che al giorno d’oggi, con l’avvento della tecnologia, stanno scomparendo.
Una scelta, quella di intraprendere questo mestiere, che sembra scontata, invece nel suo caso è nata dalla curiosità e dalla passione tipica dei bambini. “Da piccolo, quando non andavo a scuola, stavo nel negozio di mio papà, mi piaceva distruggere gli orologi, poi col tempo ho capito che potevo anche ripararli, rimettere assieme gli ingranaggi. Tutto ciò mi affascinava molto. Un gioco che è diventato, infine, un mestiere. Dapprima è stato soltanto uno svago. Crescendo, ho intuito che potevo guadagnarci qualcosa e alla fine, circa sette anni fa, ho aperto un mio negozio”.
Fisnik, però, non è il primo della sua famiglia a occuparsi di questo mestiere, anzi è una professione che si tramanda da generazione a generazione. “Il mio cognome è albanese, però è un retaggio della lingua turca e significa appunto orologio – ha precisato –. Meglio dire orologiaio, che indicava il mestiere della mia famiglia. Sul muro del mio negozio c’è una foto che mi ritrae bimbo assieme a mio nonno e a mio papà. Mio nonno si ricorda di suo nonno che lavorava con gli orologi, è una professione a cui la mia famiglia è legata dalla fine XIX secolo”.

Un lavoro che con il passare del tempo è cambiato molto, si è modellato e adeguato alle richieste di mercato.
“Quando ho iniziato a lavorare c’erano già gli smartphone, Internet e i tablet, quindi non posso fare un confronto con il ‘prima’, non sono abbastanza vecchio – ha proseguito Sahatčiu –, seppure io capisca che nell’immaginario collettivo la figura dell’orologiaio è associata a quella di un signore anziano chiuso in uno sgabuzzino buio. Posso, però, dire che attualmente c’è molto lavoro, si tratta soprattutto di cambiare la batteria, i cinturini, riparare qualche vetro rotto o qualche guasto. Quello che mi piace di più è aprire un orologio e sistemare gli ingranaggi interni, capire come farlo funzionare. Gli orologi meccanici sono quelli più impegnativi, ma sono anche quelli più interessanti e belli”.
Anche gli acquirenti sono molto diversi: “Alcuni clienti sono abituali, qui c’è sempre stato un negozio di orologi, quando il proprietario precedente è andato in pensione ho prelevato l’attività, altri vengono da me perché si ricordano che lavoravo nel negozio di papà, altri ancora sono giovani che magari mi seguono su Instagram. C’è molto lavoro per noi orologiai, basta pensare che qui a Fiume ci sono sei o sette attività e nessuna di queste ha chiuso negli ultimi anni”, ha assicurato. Non ci sono solo clienti locali, ma grazie a Internet, la clientela di Fisnik è sparsa per la Croazia. “Lavoro anche con persone che mi spediscono i loro orologi e, una volta sistemati, li rimando indietro. Insomma, bisogna stare sulla cresta dell’onda e sfruttare tutti i canali a disposizione, puntando sulla qualità e trovando il proprio tratto distintivo”.
Un altro mito da sfatare è quello dei giovani: grandi appassionati di orologi. “Negli ultimi anni, anche grazie agli smartwatch, gli orologi da polso hanno iniziato a vendersi tra i giovanissimi. La mia generazione, quella dei Millennials, usava gli orologi, ma i ragazzi nati dopo il 2000 fino a qualche anno fa non ne hanno mai indossato uno. Paradossalmente, gli smartwatch hanno ridato vigore a questo mercato. La Svizzera ha messo in atto una vera e propria campagna pubblicitaria per incrementare la vendita degli orologi meccanici. Non si sono mai venduti tanti Rolex quanti in questi ultimi anni, basti pensare a cantanti come Fedez, che nelle loro canzoni li nominano. Tutto è finalizzato a tale scopo”.

Mancano professionisti. Il lavoro c’è
Non sono, però, soltanto gli orologi di lusso a registrare un boom di vendite, anche altro marchi stanno seguendo la scia di tale popolarità. Un ulteriore aiuto arriva proprio dalla tecnologia: “Instagram e i forum dedicati ci permettono di metterci in contatto con i giovani che cercano un loro status per distinguersi e molto spesso si presentano con un orologio del nonno ritrovato che vogliono riparare e riutilizzare. Gli smartwatch con le loro costanti notifiche non sono più di tendenza, hanno stancato. Molto meglio un orologio che segna solo l’ora senza fare nient’altro”.
A giudicare dalla mole di lavoro, quella dell’orologiaio non è una professione che sopravvive a malapena, il problema sembra piuttosto un altro: mancano professionisti. “Nessuno da piccolo sogna di fare l’orologiaio ed è molto difficile che una persona decida di farlo – Sahatčiu Fisnik ne è consapevole –. D’altra parte, però, in Svizzera e in Italia c’è una grande richiesta di personale qualificato e competente da inserire nelle diverse aziende specializzate”.
Insomma: aspiranti orologiai fatevi avanti!

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