Regione litoraneo-montana. Squadre di soccorso sempre all’allerta

La protezione civile e gli altri servizi di pronto intervento hanno tenuto un'esercitazione al poligono di Sappiane

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Regione litoraneo-montana. Squadre di soccorso sempre all’allerta
I feriti vengono trasportati a mano. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Fortunatamente la Regione litoraneo-montana in tempi recenti è stata risparmiata da disastri naturali o disgrazie di portata maggiore, se escludiamo la pandemia di Covid-19, ma nonostante queste circostanze favorevoli, che ci garantiscono una certa spensieratezza, i servizi di pronto intervento devono comunque essere sempre all’erta, pronti a intervenire tempestivamente, in maniera efficace, scattando immediatamente a ogni chiamata d’allarme. Nel Centro di addestramento dei servizi di pronto intervento della Regione litoraneo-montana a Sappiane (Šapjane) si è tenuta, dunque, un’esercitazione coordinata da più di cento persone che hanno dimostrato quali operazioni verranno messe in atto in caso di disastro naturale o altra disgrazia.

Le forze operative del sistema di protezione civile hanno svolto l’esercitazione intitolata “Infortunio tecnico-tecnologico 23”, ma hanno colto l’occasione anche per cimentarsi in tutta una serie di azioni di salvataggio, rianimazione e supporto agli infortunati.
Le esercitazioni si sono svolte all’aperto, in un poligono che simula in parte l’ambiente urbano, e hanno mirato a valutare l’efficacia e la prontezza di reazione di tutti i servizi delle forze operative di salvataggio, quindi non solo la protezione civile, ma anche il soccorso alpino, i pompieri, la polizia, il pronto soccorso, nel caso dovesse verificarsi un disastro di tipo tecnico-tecnologico (in questo caso una fuga di gas con conseguente incendio) in circostanze inaspettate.
La protezione civile ha dimostrato, ad esempio, come estrarre una persona senza sensi da un bunker sotterraneo usando una carrucola e una scala. Per il salvataggio di persone rimaste incastrate in spazi alti, come alberi, montagne o pali della luce, è stato persino usato un drone. Ai numerosi soccorritori impegnati nei lavori, una… zampa è stata data pure dal rescue dog o cane da salvataggio della protezione civile. Tra le persone coinvolte, un lavoro importante è stato svolto dalla squadra edile, che ha usato trapani, martelli e tenaglie per spezzare il cemento armato sotto il quale erano rimasti bloccati dei feriti e in questo modo ha spianato la strada per dare modo alle squadre mediche di passare e agire. Tutte le azioni erano coordinate grazie all’uso di walkie-talkie che hanno permesso alle persone coinvolte di descrivere le condizioni del terreno e il tipo di ferite e sindromi (come ad esempio quello da shock) dei cittadini infortunati. Nelle esercitazioni più delicate, invece dei volontari sono stati usati dei pupazzi o dei manichini. Una volta messi in salvo i feriti, è stato garantito il trasporto fino al campo, nel quale una squadra di pompieri ha preparato le tende per il soccorso.
Senka Kajčić, direttrice dell’Istituto per la medicina d’urgenza della Regione litoraneo-montana, si è rivolta ai presenti per spiegare il tipo di interventi messi in atto, come vengono trattati i feriti e quali sono le priorità di cui tenere conto.
“Quando ci rechiamo sul luogo dell’incidente facciamo subito una selezione dei feriti dividendoli in tre categorie – ha illustrato Kajčić –. Quelli col cartoncino verde sono i feriti che possono camminare e che quindi non hanno un bisogno immediato di venire assistiti. Quelli più gravi, invece, vengono contrassegnati col colore rosso e in questi casi si passa subito a fermare le emorragie esterne e a trasportarli in un luogo sicuro. Non per questo perdiamo d’occhio i cittadini col cartoncino verde, perché una persona che sembra stare bene, può collassare da un momento all’altro. In ogni caso la regola di base alla quale ci affidiamo è di offrire il miglior sostegno a un numero quanto più grande di persone. Questo vuol dire che non ci occuperemo subito di tagli e ferite più superficiali, ma a tempo debito tutti verranno soccorsi”.
Mladen Šćulac, comandante dei pompieri della Regione, ha spiegato che queste esercitazioni si effettuano al minimo una volta all’anno e vengono coinvolte tutte le forze operative. Nell’esercitazione di questo fine settimana hanno partecipato 130 persone, che hanno simulato una fuga di gas, il crollo di un edificio, lo spegnimento di un incendio, l’evacuazione, il trasporto dei feriti, l’offerta di un supporto psicologico e tant’altro. Un altro elemento importante è quello della comunicazione tra i servizi, che non è stato minimamente trascurato.
“Per noi è importante che il comando, che si trova nei pressi del veicolo principale d’intervento, coordini tutte le azioni comunicando coi soccorritori sul campo – ha spiegato Šćulac –. I soccorritori, d’altro canto, possono richiedere aiuto sotto forma di colleghi o attrezzature. Ogni servizio usa una frequenza radio diversa per non intasare le linee, ma si tengono in contatto tra di loro. Devo dire che il sistema di protezione civile della Regione litoraneo-montana è sempre impegnato in diverse azioni ed esercitazioni e che siamo sempre pronti a intervenire in tutte le aree non solo della nostra Regione, ma di tutta la Croazia”.
Il capodipartimento dell’Ufficio regionale Goran Petrc ha aggiunto che con quest’azione coordinata si vuole verificare se la protezione civile presenti effettivamente il livello di prontezza definito su carta. Purtroppo, ha concluso Petrc, gli incidenti a volte sono inevitabili, ma anche le calamità naturali sono sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale.

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