La ricca e curiosa storia di via dell’Acquedotto

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La ricca e curiosa storia di via dell’Acquedotto

Un centinaio di persone ha preso parte sabato mattina a una visita guidata in via dell’Acquedotto, che ha visto in veste di Cicerone il noto storico dell’arte Theodor de Canziani Jakšić. L’evento è stato organizzato da Đulijana Desanti del Comitato di quartiere di Banderovo nell’ambito del ciclo di passeggiate educative destinate a coloro che amano la loro città e desiderano apprendere qualcosa di più sulla sua cultura e storia.

La passeggiata è partita dal parcheggio in Scoglietto, dove in passato c’erano gli orti di proprietà di diverse famiglie fiumane. Come spiegato da de Canziani Jakšić, nel 1852 nel punto in cui oggigiorno sorgono diversi palazzi (tra cui anche la sede dell’Università popolare) un architetto francese costruì la prima officina del gas, di forma circolare. Inoltre, dal momento che la zona è ricca di corsi d’acqua, in Scoglietto a partire dal 1824 c’era un lavatoio pubblico. Per questo motivo, l’attuale via Grohovac (già via Bovio) – che da Scoglietto sale verso via Martiri antifascisti – in passato era chiamata via del Lavatoio.

Scoglietto, il confine della città

“Ai tempi dell’antica Roma, via Grohovac era una via romana che portava direttamente verso la sorgente Zvir, ancora oggi in funzione – ha rilevato lo storico dell’arte –. È chiara, quindi, la denominazione di via dell’Acquedotto, anche se nel XIX secolo portava il nome di via dei Mulini. Infatti, nella zona diverse famiglie possedevano i propri mulini, tra cui la più nota e rilevante era la famiglia di capitani Gelletich, la cui eredità arricchì le collezioni dei musei fiumani. Negli anni Settanta del XIX secolo, Scoglietto cambiò aspetto. Gli orti vennero sostituiti da un lastricato per potere accogliere i circhi e gli spettacoli itineranti, mentre nel 1873 venne costruito il ponte ferroviario nell’ambito della linea Fiume-Budapest. Quest’ultimo determinò lo sviluppo della zona e arrestò l’urbanizzazione lungo la Fiumara. Una delle maggiori particolarità di Fiume è la ferrovia che attraversa il centro città“, ha osservato de Canziani Jakšić.

Il dopolavoro e la Fonderia Skull

Passando sotto il ponte ferroviario ci si ferma dinanzi a uno degli edifici più emblematici di via dell’Acquedotto: il dopolavoro dell’ex Fonderia Skull (già Fabbrica di pellami), palazzo in stile modernista progettato e costruito dall’architetto Nereo Bacci nel 1940-1941 al fine di offrire agli operai un luogo in cui socializzare e svolgere diverse attività, nonché un modo per controllare le persone anche durante il tempo libero, caratteristica di tutti i regimi totalitari. Nei pressi, i resti del Bagno Ilona, il quale, oltre all’acqua pura della Fiumara, disponeva pure di una piscina con acqua di mare che giungeva nello stabilimento balneare tramite una serie di tubature. Interessante pure la casa costruita nel 1872 da Juraj Ružić, proprietario della Fabbrica di pellami, inizialmente uno stabilimento industriale per poi essere convertita, nel 1876, in un condominio. “Si tratta senza dubbio del primo esempio di stabilimento industriale a essere stato consapevolmente convertito in palazzo residenziale a Fiume, ma anche in Croazia e forse anche fuori dai suoi confini – ha puntualizzato lo storico dell’arte –. Juraj Ružić accumulò una grande ricchezza anche grazie al fatto che nella Fabbrica di pellami venivano prodotte scarpe per gli operai impiegati nell’opera di costruzione del Canale di Suez. Nel 1918 Ružić vendette la sua fabbrica che diventò Fonderia Skull, mentre dopo la Seconda guerra mondiale lo stabilimento prese il nome di Rade Končar“. Purtroppo, lo stabilimento è oggigiorno una rovina ed è difficile credere che potrà mai essere recuperato.

Ex Macello in stile Liberty

È interessante il fatto che in via dell’Acquedotto l’industria abbondava, in quanto vi venivano prodotti anche sapone, pasta, vetro, specchi e pavimenti in terrazzo. Un elemento a parte, anche questo particolare, sono le scritte sulle facciate, risalenti al secondo dopoguerra, che inneggiano a Tito e che con il restauro dei palazzi tendono a sparire, anche se sono comunque una traccia della storia di Fiume.
Immancabile una tappa all’ex Macello, un padiglione in stile Liberty di grande valore artistico, progettato da Carlo Pergoli. Si tratta di uno degli esempi più belli di architettura industriale dell’epoca che oggigiorno, purtroppo, avrebbe bisogno di un intervento di restauro. Dall’altra parte della strada, invece, una casa di stampo tradizionale, ovvero di architettura popolare, con sopra la porta principale un rilievo raffigurante un albero attorno al quale è avvolto un serpente e recante l’anno 1849.
Poco più avanti si giunge all’ex Fabbrica di parquet, anche questo uno stabilimento oggigiorno abbandonato. Dall’altra parte della strada, sopra il corso della Fiumara, su un muro una colonnina con inciso l’anno 1924, in cui venne stabilito il confine tra l’ex Regno della Jugoslavia e quello d’Italia. La passeggiata è terminata sul ponte che porta all’ex Cartiera e in quel punto Theodor de Canziani Jakšić ha ricordato l’inceneritore dei rifiuti, costruito nella zona nel 1906, uno dei primi in Europa. “Questo straordinario fatto è una testimonianza dello spirito progressista che regnava in questa città a cavallo tra il XIX e il XX secolo”, ha concluso de Canziani Jakšić.

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