Fiume e dintorni. La… discodecadenza

La scomparsa dei ritrovi che hanno fatto la storia della «movida» quarnerina

0
Fiume e dintorni. La… discodecadenza

La cultura giovanile oggi si diffonde su scala globale, in tempo reale e i luoghi di ritrovo per consumarla sono virtuali sulle varie piattaforme social. Ci sono eventi che ci costringono a cambiare abitudini, come avviene oggi a causa del coronavirus, ma lo abbiamo fatto, gradualmente, con l’avvento di Internet e attraverso i suoi vari passaggi evolutivi. Se ci riferiamo a quel segmento della cultura che chiamiamo rock o pop, con tutte le sue derivazioni, l’accesso alle novità musicali oggi è immediato. In un passato non molto remoto le novità venivano proposte dalla radio, soprattutto dalle emittenti private italiane che si ascoltavano dalle nostre parti, quelle che ispiravano coloro i quali avevano il compito di allestire un programma in un club o una discoteca.
Anche il modo di ascoltare la musica è profondamente cambiato. L’hi-fi nella cameretta fa parte del passato, è un oggetto vintage. Attraverso gli smartphone e i vari accessori hi tech si ha tutto subito e dovunque. Come ad Abbazia, dove si sono spente tutte le discoteche, e ve ne furono una decina negli anni Ottanta, anche a Fiume i locali da ballo si sono estinti. La stessa sorte è capitata ai locali sul versante orientale, da Kostrena a Crikvenica.
Dalla seconda metà degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta, vi è stato un fenomeno chiamato “new wave”, non soltanto musicale, quello che avrebbe sprigionato linfa vitale in tutti i generi. Il tutto avveniva in concomitanza con il periodo d’oro delle discoteche e dei club in cui il pubblico cambiava a seconda del proprio senso di appartenenza a questo o a quell’indirizzo o movimento culturale o subculturale.
Il Palach sopravvissuto

Il Palach, ex club giovanile Ivo Lola Ribar

Ci sono luoghi di culto e altri che lo sono meno, frammenti del passato che lasciano il tempo che trovano. Iniziamo la carrellata con un “tempio”, sopravvissuto a tutti i mutamenti, agli ordinamenti e alle leggi di mercato. Il Palach è sempre lì, in via della Ruota, cambiato sicuramente, ma conservando nel suo nome la sua natura. Con il nome Index ha funzionato negli anni Sessanta come ritrovo degli studenti, ma è dopo il Sessantotto e l’occupazione sovietica in Cecoslovacchia che il club comincia a brillare di luce propria. Dal 5 febbraio del 1969 porta il nome dello studente che si diede fuoco a Praga in segno di protesta contro l’invasione.
Fu un particolare contesto storico che meriterebbe di essere narrato dettagliatamente. Il nostro intento è un altro, cioè quello di capire cos’è rimasto dei ritrovi storici di una volta. Il Palach ha ospitato concerti, mostre, serate letterarie, spettacoli teatrali e quant’altro, oltre a essere per tanti un ritrovo abituale anche quando non venivano offerti contenuti particolari. Nel corso dei decenni cambiò più volte il suo nome, diventando, tra l’altro, Club giovanile “Ivo Lola Ribar” negli anni Ottanta. Per tutti è stato sempre e resterà Palach, la culla della scena rock e pop fiumana, un altro argomento che meriterebbe di essere trattato separatamente.
Anakonda

L’ex club Anakonda, nei sotterranei dei Grandi magazzini RI

Nel centro di Fiume ci furono altri ritrovi che non conobbero le fortune e la popolarità del Palach. Uno di questi fu la discoteca nei sotterranei dell’emporio RI, con ingresso dall’odierna via Adamich. Si chiamava Anakonda e spesso fu teatro di risse, pestaggi e altri episodi, regolamenti tra bande che si contendevano il territorio. Negli anni Ottanta, la Cittavecchia non fu di certo uno dei posti più “igienici” in cui avventurarsi nelle ore notturne. Una volta chiuso, il locale lasciò spazio al club Leonardo, concepito più o meno come il Palach, ma non riuscì ad attecchire. Portò fortuna in seguito, ai gestori, quando divenne un casinò…
C’era anche il Circolo
C’era anche il Circolo, nel salone delle feste della Comunità degli Italiani. Dalla fine degli anni Settanta e fino al ‘90-’91 il sabato sera si ballava. Il Circolo era diventato discoteca, non tutti i sabati, ma comunque un ritrovo noto, non soltanto per gli appartenenti alla nostra comunità nazionale.
Python
Sul lato orientale del Palazzo del Governo, a metà degli anni Ottanta nacque il Guver, che negli anni successivi, fino al 2000, con il nome Python, diventò un punto di riferimento per molti giovani, offrendo a sua volta qualcosa di diverso dal solito bar con musica. Venne chiuso a causa di dispute tra il gestore affittuario e la Città che è proprietaria dei locali.
Lujzijana

Lujzijana

Esiste ancora, con lo stesso nome, ma non ha più nulla a che vedere con la sua versione originale. Il Lujzijana, dall’’85 fino alla fine degli anni Novanta, fu una succursale del Palach, con lo stesso pubblico. Oggi è un locale come altri.
Stereo, prima e dopo

L’ex Stereo, oggi Pogon kulture

A pochi passi dal centro, nell’ambito del complesso dell’odierna Casa croata di cultura a Sušak e dell’hotel Neboder, oggi c’è il Pogon kulture che a sua volta ambisce a diventare un luogo di culto. Negli anni Settanta vi si trovava la discoteca Modra, che poi cambiò nome e divenne Adriatic. Nel 1985 venne ristrutturata e attrezzata con il meglio che potesse offrire all’epoca il mondo della tecnologia in tema di suono e luci. Diventò Stereo 85 e durò fino all’‘89 per venire trasformata in sala da biliardo che resistette per alcuni anni prima di chiudere. Per un certo periodo i locali rimasero inutilizzati. Negli ultimi 10-15 anni vi sono stati diversi tentativi, riproponendo anche il vecchio nome Stereo, fino a quello attuale.
Dva boda

Al Palasport di Tersatto si ballava al Dva boda

“La vita inizia con due punti”, era il motto che si leggeva sui volantini appiccicati alle fermate degli autobus per invitare i ragazzi al Dva boda, discoteca che si trovava sotto la gradinata ovest del palasport di Tersatto, un impianto sportivo inaugurato nel 1973 e costruito con i mezzi dell’autocontributo dei cittadini di Fiume. Il Dva boda avrebbe pure tante cose da raccontare prima di trasformarsi, negli anni Novanta, in una rivendita di autoricambi. Da pochi anni, gli spazi ospitano una sezione della Biblioteca civica. Al Dva boda lavorò come disc jockey Zdravko Paro che nel ‘79, già detentore del record jugoslavo, tentò di battere il record mondiale di permanenza alla consolle per entrare nel Guinness dei primati. Avrebbe dovuto resistere dieci giorni e dieci notti, con pause brevissime per il riposo, ma il tentativo fallì. La prova si svolse dall’altra parte della città, a Rujevica, nel club LK, che stava per Lovorka Kukanić, nome dell’allora Villaggio giovanile. Al posto della sala in cui si organizzarono concerti e serate disco oggi ci sono dei magazzini. Paro venne trovato morto in casa nel 2002 a cinquant’anni.
A Est nulla
In alternativa alle discoteche dell’Abbaziano c’era la discoteca M&M a Kostrena all’ingresso dell’autocampeggio in una struttura che non esiste più, come quella che a Bakarac ospitava il Neptun. A Kraljevica funzionarono per un breve tempo il Frankopan e l’White horse (Uvala Scott). A Crikvenica, infine, si ballò al Therapia e al Phoenix. Cos’è rimasto? Nulla.
Cont, punto di partenza

Il Cont, punto di ritrovo imprescindibile

Che si andasse ad Abbazia, in uno dei ritrovi in città oppure verso est, il Cont fu il punto di partenza, quello che oggi possiamo paragonare a un gruppo Facebook, Instagram, Viber… C’erano tutti, in due settori ben delimitati, i “paninari” e i rockettari. Il Cont, al pianterreno dell’albergo Continental, ieri come oggi è costituito da due locali. Oggi ci sono la pasticceria e il ristorante, in passato la pasticceria e la “bettola”, chiamati all’epoca la “profumeria” e la “drogheria”, ispirati dall’insegna della rivendita che si trovava in Fiumara. Anche oggi sul ponte si danno appuntamento molti giovani, in un clima un po’ decadente.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display