Progetto Cantrida. Nana Palinić: «Fiume deve preservare la propria identità»

Con l’esperta di urbanistica sul progetto del futuro complesso di Cantrida, che oltre al nuovo stadio e a un albergo, prevede la costruzione di tre altissimi grattacieli in riva al mare. Considerazioni su quanto la loro presenza potrebbe incidere sulla fisionomia del rione fiumano, noto storicamente per essere una zona prevalentemente residenziale a bassa densità, con abitazioni caratterizzate da un massimo di tre piani, immerse nel verde

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Progetto Cantrida. Nana Palinić: «Fiume deve preservare la propria identità»
Il rendering del nuovo progetto dello stadio. Foto rijeka.hr

Esattamente trentun anni fa – correva il 1993 –, Fiume si candidava per la prima volta per ospitare i Giochi del Mediterraneo, manifestazione sportiva multidisciplinare promossa nel 1948 e organizzata sulla falsariga dei Giochi olimpici cui partecipano le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, la quale si svolge con cadenza quadriennale, a eccezione delle edizioni tra il 1991 e il 1993 (biennale) e 2013 e 2018 (quinquennale).

In quella circostanza, il rinomato architetto croato Boris Magaš, noto tra l’altro per avere progettato lo stadio Poljud di Spalato in occasione appunto dello svolgimento dei Giochi del Mediterraneo nel 1979, propose un piano di edificazione di un nuovo stadio in zona Cantrida a Fiume. La struttura, a differenza di quella già esistente, la cui costruzione risale al 1912, sarebbe sorta su un asse longitudinale nord-sud andando a sostituire l’orientamento storico con asse longitudinale ovest-est.

In quella circostanza, la proposta di Magaš, secondo il cui progetto lo stadio avrebbe ottenuto una capienza pari a 30.000 persone (circa 20.000 in più di quello attuale), andò incontro a feroci critiche, sia da parte dei cittadini che dai tifosi dell’Armada (il gruppo di tifoseria del Rijeka calcio), che contestavano il fatto che il nuovo impianto sarebbe risultato troppo simile al Poljud e che con la modifica del suo orientamento avrebbe perso in identità. Quello dell’illustre architetto nato a Karlovac, ma vissuto a Fiume fino alla sua scomparsa nel 2013, era stato definito, da alcuni aspri critici, addirittura “culturicidio” in quanto con una simile struttura, era stato detto, si sarebbe perso lo storico legame con la parete rocciosa – resti della cava qui attiva nel XIX secolo, quando venne costruito il porto di Fiume – su cui lo stadio poggia sin dalle sue origini e che lo rendono unico nel suo genere, accanto ad altri due o tre esempi nel mondo. La polemica rientrò quando Fiume perse la possibilità di ospitare quell’anno i Giochi del Mediterraneo. La città ci provò altre volte, sempre con insuccesso, come in quel 2005 quando venne lanciato un nuovo progetto per lo stadio di Cantrida. Anche in quel caso, l’orientamento proposto era stato su asse longitudinale nord-sud con struttura a forma di conchiglia. Non andò in porto in quanto Fiume, anche quella volta, perse la possibilità di organizzare e ospitare l’importante manifestazione sportiva.

Foto Goran Žiković

Seguì la parentesi Gabriele Volpi, il magnate italiano che nel 2013 portò fresco capitale nel club fiumano e promise la costruzione di un nuovo stadio su modello inglese. In quel frangente era stata ventilata l’ipotesi di costruire un vero e proprio complesso sportivo con contenuti collaterali ricercabili in locali commerciali e con la presenza di un albergo con 120 camere da edificare sulla parte orientale del lotto. Nel 2014 venne sottoscritto anche un precontratto per l’ottenimento del permesso di costruire, fu modificato il Piano urbanistico generale di Fiume. Non mancarono le critiche e stavolta ci si mise di mezzo anche l’Ordine croato degli architetti, che si rivolse in forma scritta alla Città suggerendo di considerare la responsabilità sociale e storica verso lo spazio nazionale e verso le generazioni future. Gli esperti del campo ritenevano inaccettabile l’uso del bene pubblico senza aver prima bandito un concorso architettonico-urbanistico, come unico metodo plausibile volto a individuare la soluzione progettuale ottimale. Soluzione che sarebbe stata pensata in armonia con le strategie di sviluppo del Paese e avrebbe considerato tutti i parametri ambientali, valorizzando le caratteristiche naturali della zona in sé. Si sa come andò a finire, con Volpi sparito dalla circolazione presumibilmente per problemi col fisco italiano. Parte del capitale rimasto fu speso nel 2015 per la costruzione del complesso di Rujevica, munito di uno stadio e di campi ausiliari in chiave training camp. Da allora, il Rijeka calcio ha casa lì.
Di Cantrida si tornò a parlare nel 2019 con l’apertura del “capitolo cinese”. In quell’anno venne sottoscritto a Ragusa (Dubrovnik) anche un Memorandum d’intesa per il progetto di costruzione del nuovo stadio in riva al mare, ma anche in quella circostanza ci fu un nulla di fatto.

Un mega progetto

Un lungo preambolo per arrivare a oggi, o meglio al 5 dicembre scorso, quando a Fiume è stato presentato in pompa magna, alla presenza dei vertici cittadini, regionali e statali, il nuovo mega progetto dello stadio di Cantrida, che secondo i calcoli attuali, costerà assieme ai suoi contenuti collaterali, oltre 100 milioni di euro. A rendere possibile quest’investimento non saranno più investitori italiani o cinesi, bensì un consorzio denominato semplicemente “consorzio Cantrida”, che racchiude in sé varie aziende tra cui alcune fiumane, una zagabrese e due estere, rispettivamente di Lussemburgo e Londra. Perché mega progetto? Perché lo è a tutti gli effetti visto che, oltre a uno stadio con capienza 12.000 posti (con possibilità di arrivare a un massimo di 18.000) costruito su asse longitudinale nord-sud e a un albergo, consisterà nella costruzione di tre grattacieli in riva al mare in chiave residenziale e d’affari, i più alti in Croazia con i loro 116 metri e i pianificati 35 piani, su modello, come è stato spiegato in conferenza stampa, di quelli di Barcellona, Dubai e Miami. Dunque, un progetto molto ambizioso, accolto con entusiasmo da una parte dei cittadini tra cui anche i tifosi dell’Armada e con meno entusiasmo dal resto della cittadinanza, che non ha nulla in contrario alla costruzione del nuovo stadio bensì contesta quella dei tre grattacieli, che con la loro altezza e il modo in cui sono stati pensati, andranno a incidere drasticamente sulla fisionomia del rione, storicamente caratterizzato da abitazioni private immerse nel verde.

Realtà simili

Curiosi di sentire che cosa ne pensano esperti del settore, ci siamo rivolti a Nana Palinić, professoressa di architettura e urbanistica e ricercatrice e autrice di testi su Fiume e il suo patrimonio storico-architettonico, la quale ha voluto comunque sottolineare di non essere assolutamente contraria alla costruzione del nuovo stadio, unendosi alla lunga schiera di nostalgici dell’impianto di Cantrida, che salutano il ritorno del calcio in riva al mare. La nostra interlocutrice, con cui abbiamo più volte colloquiato in relazione alle possibilità di riqualificazione degli stabili industriali dismessi di Fiume, ha esordito parlando appunto dell’ipotesi ventilata in conferenza stampa secondo la quale la futura zona di Cantrida si rifarà a quelle extralusso di Barcellona, Dubai e Miami.
“Da quanto ho capito – ha esordito –, il complesso di Cantrida viene messo in correlazione con realtà simili in queste città, proprio per i tre futuri grattacieli e innanzitutto per la loro altezza, che a mio avviso non sono modalità da prendere in considerazione. Le città prese da esempio sono delle metropoli e, come tali, sono molto più grandi di Fiume, con caratteristiche storiche e ambientali diverse. Barcellona, come gran parte della costa spagnola, è devastata dall’abuso edilizio, Miami ha una stratificazione storica molto meno complessa, mentre Dubai è una città di recente data, una città nuova, che negli ultimi decenni sta tentando di formare una propria identità puntando appunto su palazzi di questo tipo. Il capoluogo quarnerino, invece, è tutto un’altra storia: ha una storia lunga 2.000 anni e un’indentità ben precisa e molto marcata. Non sono, pertanto, sicura che quella di costruire proprio lì i tre grattacieli sia la soluzione migliore. Proprio per la sua particolare configurazione, la città si è sviluppata nel tempo su modello lineare (la città lineare in urbanistica è una città sviluppata lungo un asse di indefinita lunghezza, nda), e la zona di Cantrida e Costabella è sempre stata una zona prevalentemente residenziale a bassa densità, con abitazioni con non più di tre piani immerse nel verde, ideale dal punto di vista urbanistico. Nella storia, la città ha sempre avuto questa tendenza a espandersi verso occidente, visto che la zona del centro è caratterizzata da una sottile fascia di terreno piano affacciato sul mare per poi passare bruscamente a un entroterra prettamente collinoso, scomodo sotto l’aspetto urbanistico in quanto indomito e difficilmente edificabile. È un motivo, questo, per cui il versante occidentale, meno ripido, è andato sviluppandosi in quel modo. Non so, pertanto, quanto sia un bene sconvolgere, ora, la matrice urbana esistente costruendovi tre edifici di questo tipo. Le mie affermazioni si limitano, però, a quello che ho letto sulla stampa e non poggiano su un’analisi troppo approfondita in mancanza, per il momento, di un piano dettagliato, che mi darebbero modo di valutare meglio il tutto. Ho paura che non si sia preso davvero in considerazione l’impatto visivo che avremo una volta costruiti i tre grattacieli, soprattutto se osservando dal mare.

Lo storico stadio di Cantrida. Foto Roni Brmalj

Il focus principale è sullo stadio, e ne saluto fermamente l’edificazione, convinta che Fiume necessiti di un impianto moderno e altamente tecnologico, ma nel momento in cui sorgeranno anche i tre palazzi, l’effetto visivo sarà molto aggressivo offuscando la visuale dello stadio stesso. Dovrebbe, invece, accadere l’inverso. Ora non ce ne rendiamo conto, ma sarà così, e quest’impatto risulterà ancora più drastico poiché queste strutture, secondo quanto è stato illustrato, sorgeranno a pochi passi dal mare. L’impatto verticale è più forte di quello orizzontale. I tre grattacieli saranno, pertanto, predominanti nello spazio, a scapito dello stadio. Credo che la costruzione di palazzi così alti non sia soltanto una questione di redditività, ma anche di prestigio, che è sempre il caso in circostanze come questa. Lo suggerisce la pianificata altezza degli stessi, 116 metri, un solo metro in più del palazzo più alto in Croazia, ma sufficiente per assecondare questo criterio. Come si presenterà nello spazio, sembra essere di secondaria importanza. Forse si sarebbe potuto pensare di costruirli altrove, in una zona più consona e dove non inciderebbero più di tanto sull’ambiente circostante. Fiume abbonda di zone poco sfruttate dal punto di vista urbanistico. Via Milutin Barač, ex via dell’Industria, è una di quelle che si presterebbe a un intervento simile onde poter giustificare la redditività dello stadio e senza dover puntare su palazzi così alti, ma presumo si tratti di questioni giuridico-patrimoniali irrisolte, o proprietà diverse, tra cittadine, statali e private, a poca distanza l’una dall’altra, il che riduce lo spazio di manovra. Mi è chiaro che a questo punto l’amministrazione cittadina non abbia molte alternative e sfrutti i lotti di sua proprietà, ma è il modo in cui lo fa che forse andrebbe rivisto. Considerando la funzionalità dei tre grattacieli, ovvero il loro scopo, forse andrebbe valutata una location cittadina più adeguata che consentirebbe all’investitore di avere, comunque, un rendiconto finanziario per quanto investito nella costruzione dello stadio. Un altro problema non indifferente e che andrebbe assolutamente analizzato, è quello inerente al traffico stradale, che crescerà in maniera esponenziale. L’arteria attuale e le due strade d’accesso sono strette e non mi è chiaro in che modo si risolveranno gli ingorghi che andranno a crearsi nei giorni in cui si giocheranno le partite. Come si risolverà, inoltre, la questione parcheggi, in considerazione della presenza di 15.000 utenti del traffico in quei giorni lì? Si prevede la costruzione di garage sotterranei, ma questi dovranno essere abbastanza spaziosi e si dovrà andare molto in profondità per assicurare il numero sufficiente di stalli per tutti coloro che ne avranno bisogno in virtù della pianificata presenza in zona di impianti sportivi, commerciali, residenziali e turistici. Il lotto si trova, però, nelle immediate vicinanze del mare ed è colmo di acque sotterranee, il che rende la costruzione di edifici quali i garage ulteriormente difficile, complessa e cara. Un altro aspetto è l’esagerata cementizzazione di una zona che finora è rimasta quasi intatta, e che inesorabilmente perderà parte delle sue aree verdi. Dovendo andare così in altezza e così in profondità, risulta chiaro che il lotto esistente non è sufficientemente grande per accogliere tutti questi contenuti. Rimane, infine, aperta la questione e il funzionamento del club di atletica, visto che il progetto del nuovo stadio non prevede la pista d’atletica, che qui esiste da sempre. Dato che nelle immediate vicinanze è stata costruita anche la palatletica, sarebbe logico che la pista rimanesse lì dov’è, ma di quest’ipotesi non si è parlato. Ecco, sono tutto questioni che l’amministrazione cittadina dovrebbe tener di conto quando accoglie progetti di questa portata, mettendo al primo posto lo sport e le necessità dei cittadini anziché il rendiconto finanziario e l’opportunismo. Fiume ha poche zone residenziali autoctone, soprattutto in riva al mare. Una buona parte dei rioni di Sušak e Pećine stanno a mano a mano perdendo questo status in virtù dell’allargamento del porto e dei suoi mega impianti. Simili costruzioni potrebbero incidere ora anche sulle zone di Cantrida e Costabella, generalmente riconosciute e protette dal Piano urbanistico generale. Mi dispiacerebbe se l’identità storica che caratterizza Fiume e che la rende così particolare e unica in rapporto ad altre realtà, venisse compromessa da cambiamenti non sufficientemente valutati nel contesto urbano”, ha concluso Nana Palinić.

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