Radin: «Le parole a volte possono essere come macigni»

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Radin: «Le parole a volte possono essere come macigni»
Il vicepresidente del Sabor e deputato CNI, Furio Radin. Foto: Patrik Macek/PIXSELL

L’attuale legislatura è la peggiore dall’avvento della democrazia in Croazia? È questa una delle domande che il vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana al Parlamento di Zagabria, Furio Radin, si è sentito porre dalla giornalista Mašenka Vukadinović, che lo ha avuto come ospite negli studi dall’emittente all news N1.
“Ho alle mie spalle tante legislature. Piuttosto che parlare della peggiore, preferisco dirvi quale, a mio parere, è stata la migliore. Reputo che la legislatura migliore sia stata quella in vigore dal 1995 al 1999 (la terza, nda), quella nel corso della quale si manifestarono i cosiddetti cambiamenti democratici. E sono ricorso al termine cosiddetti perché la democrazia è un processo in costante evoluzione, che non solo non raggiunge mai la perfezione, bensì è costantemente piena di carenze”, ha affermato Radin invitato a partecipare lo scorsa settimana alla trasmissione Novi dan (Un nuovo giorno) per commentare i temi d’attualità.
“Ero convinto – ancora Radin – che la scorsa legislatura fosse stata la peggiore. Mi sono sbagliato. Questa è peggio”. Ha stigmatizzato il comportamento e la retorica alla quale fanno ricorso alcuni dei deputati, salvo confortarsi che finora in Croazia al Sabor non si è mai arrivati alle mani, come invece accaduto in altri Paesi. “Sforziamoci di prendere esempio da chi è meglio di noi, non da chi è peggiore di noi”, ha rilevato Radin, puntualizzando che anche le parole possono essere pesanti come dei macigni. “Chi come me era adulto anche ai tempi dello scorso sistema sa che quando non ci è consentito esprimerci sentiamo un peso che ci opprime. Oggi non esiste più il reato verbale (sancito dall’articolo 133 della Legge penale dell’ex Jugoslavia, nda). Chiunque ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Sarebbe però opportuno farlo con eleganza, usando una terminologia civile”. Radin ha puntualizzato che ciò non significa che nell’emiciclo non ci possano essere discussioni, anche accese, ma bisogna mantenere un certo contegno. “Non tanto perché bisogna fare attenzione a non urtare la sensibilità di qualche deputato, d’altronde non è facile urtare i sentimenti dei parlamentari, bensì perché siamo stati eletti in rappresentanza dei cittadini e l’uso di una certa dialettica potrebbe ferire qualcuna di queste persone che hanno il diritto a essere sensibili”, ha dichiarato Radin. Il deputato della CNI resta del parere che un bravo politico si riconosce anche dalla sua capacità di argomentare un pensiero politico ricorrendo a parole che non urteranno la sensibilità del suo interlocutore. “È così che si crea il dialogo e così che si mantengono i rapporti e si può lavorare al miglioramento della società”, ha detto Radin. “Io stesso – ha proseguito – ho avuto scontri durissimi con alcuni colleghi. Ma non siamo mai ricorsi a parole tali che ora c’impedirebbero di coltivare rapporti d’amicizia, a prescindere dal fatto che le nostre idee politiche continuano a essere divergenti.

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