Messa nella Cripta della Chiesa di Cosala a Fiume. «Senza barriere né muri» (foto)

Nella Giornata dei defunti nella Cripta della Chiesa di Cosala don Mario Gerić ha officiato la tradizionale liturgia per i fedeli della CNI in onore dei soldati caduti

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Messa nella Cripta della Chiesa di Cosala a Fiume. «Senza barriere né muri» (foto)
La Santa Messa officiata nella Cripta della Chiesa di San Romualdo e Ognissanti di Cosala. In primo piano, Davide Bradanini e Marin Corva. Foto: Ivor Hreljanović

Come da tradizione, in seguito alla Messa mattutina in italiano di suffragio a tutti i defunti nella giornata che li commemora, celebrata a Pola, il console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini è rientrato nel capoluogo quarnerino dove ha assistito alla celebrazione eucaristica nella Cripta (Ossario) della Chiesa di San Romualdo e Ognissanti di Cosala per i soldati italiani ivi sepolti. Tra i presenti anche il presidente del Consiglio della minoranza nazionale italiana della Regione litoraneo-montana, Mauro Graziani (per l’occasione, in assenza giustificata della presidente, Melita Sciucca, rappresentante anche della Comunità degli Italiani), i presidenti della Giunta esecutiva dell’Unione italiana e dell’AFIM-LCFE, rispettivamente Marin Corva e Franco Papetti e la direttrice de “La Voce di Fiume”, Rosanna Turcinovich Giuricin.
A salutare i convenuti e a officiare la liturgia per i fedeli della CNI è stato don Mario Gerić, vicario per la Pastorale, il quale ha voluto rilevare che “come ogni anno, ci ritroviamo in questo luogo sacro per pregare e dare il nostro contributo per la salvezza eterna delle vittime cadute per la Patria. Dato che i nostri defunti sono stati partecipi delle fragilità dell’essere umano, in quanto cristiani sentiamo il dovere di offrire loro l’aiuto prezioso della nostra preghiera, affinché qualunque residuo relativo alla debolezza umana sia cancellato definitivamente dalla loro vita”.
Commemorare gli eterni giovani
Il momento è stato solennizzato dalla partecipazione del Coro Fedeli Fiumani. Diretto dalla Maestra Lucia Scrobogna Malner e accompagnato all’organo da Draško Baumgarten, ha cantato la Messa di Beaumont, un brano dal “Franco cacciatore” di Weber, il canto mariano “Mira il tuo popolo bella signora” e la “Cantata” di Bach, a cui si è unito pure il violista Francesco Squarcia. Al rito è seguita la cerimonia della deposizione delle corone di fiori ai caduti, in occasione della quale Bradanini e Papetti hanno rivolto un saluto. “Oggi rendiamo onore e ricordiamo con commozione l’estremo sacrificio dei nostri connazionali, solo alcuni dei quali hanno trovato cristiana sepoltura e i cui nomi vediamo intorno a noi. L’Italia ha scelto di porre al centro della sua vita civile e del rapporto con le altre nazioni i valori della pace, della collaborazione internazionale, il che ha significato aderire all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con convizione e continuare a rispettarne la Carta e le competenze. Ciò significa anche ricordare i valori scritti nella nostra Costituzione italiana, innanzitutto il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Noi italiani conosciamo il dramma della guerra e l’auspicio che vorrei formulare è che le parole della stessa siano d’ispirazione e ci conducano a dare il nostro contributo per trovare una soluzione anche ai tragici conflitti di oggi”, ha dichiarato il console. Gli ha fatto eco il presidente dell’AFIM-LCFE, affermando di essere “molto colpito, in quanto siamo in mezzo a 600 giovani che rimarranno tali in eterno, perché hanno dato la loro vita in un momento in cui, purtroppo, questi confini erano oggetto di scontri cruenti fra nazioni, Stati e popolazioni diverse. Il 10 gennaio abbiamo avuto il piacere di celebrare l’abbattimento dell’ultimo confine, che per noi era anche un limite di natura psicologica. Ciò significa che ora non esistono né barriere, né muri che ci possano separare. Per noi è come essere nuovamente a casa. Purtroppo, nonostante secoli di storia, l’uomo non ha ancora capito niente e continua a preferire il sangue e la morte alla vita e alla felicità. Tendere, invece, alla pace, è un compito di tutti”.

Don Mario Gerić . Foto: Ivor Hreljanović
Il Coro Fedeli Fiumani e il violista Francesco Squarcia. Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović
Foto: Ivor Hreljanović

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