Lo studio Ocse: allarme alcol tra i giovani croati

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Lo studio Ocse: allarme alcol tra i giovani croati

Secondo una recente ricerca condotta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), i giovani croati tra i 15 e i 16 anni sono emersi come uno dei gruppi più a rischio in Europa per il consumo di alcol. I dati, pubblicati oggi, mercoledì 7 febbraio, dal quotidiano Večernji list, indicano una situazione allarmante che richiede azioni immediate e mirate.

Il 45% dei giovani croati in questa fascia d’età ha consumato quantità significative di alcol almeno una volta nell’ultimo mese, posizionando la Croazia tra i Paesi europei con i tassi più elevati di consumo di alcol tra i giovani. La situazione è ancora più critica se confrontata con altri Paesi europei: la Danimarca si trova al primo posto, con il 51% dei giovani che consuma quantità rilevanti di alcol, mentre la Croazia si colloca al quinto posto, preceduta solo da Germania, Austria e Slovacchia.

Paesi noti per misure rigorose di controllo dell’alcol, come Norvegia e Islanda, registrano percentuali significativamente inferiori di consumo tra i giovani. Solo il 16% dei giovani norvegesi e l’8% dei giovani islandesi ha dichiarato di aver consumato quantità rilevanti di alcol nello stesso periodo.

Tra gli altri Paesi, da segnalare che in Ungheria il 42% dei giovani tra i 15 e i 16 anni consuma bevande alcoliche, in Slovenia il 41%, in Serbia il 36%, in Italia il 35% e in Montenegro il 28%.

L’Ocse ha condotto anche un’altra ricerca che ha classificato le donne croate tra le maggiori consumatrici di alcol nel mondo, seconda solo alle slovene nella regione.

Katarina Marić Beraković, vicepresidente della Comunità dei club di guariti dall’alcol della Contea di Brod e della Posavina, ha dichiarato che l’alcolismo tra i giovani può facilmente sfociare nella dipendenza, sottolineando la necessità di affrontare il problema con urgenza.

“Le autorità croate sono ora chiamate a implementare misure efficaci per affrontare questo problema crescente, includendo programmi di sensibilizzazione nelle scuole, supporto psicologico e interventi mirati per prevenire il passaggio dal consumo occasionale a una dipendenza grave”, ha concluso Marić Beraković.

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