Croazia. Aumenti salariali: sì all’intesa

La maggior parte delle organizzazioni sindacali ha accolto l’offerta del governo, per cui oggi dovrebbero essere firmati i contratti collettivi per il pubblico impiego e per i dipendenti statali. A puntare i piedi sono due Sindacati del settore scolastico e universitario. Le paghe saliranno del 6 p.c. dal 1º ottobre e di un ulteriore 2 p.c. dal 1º aprile del prossimo anno

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Croazia. Aumenti salariali: sì all’intesa
I sindacalisti Zdravko Lončar e Sanja Šprem e il premier Andrej Plenković dopo l’ultima tornata negoziale. Decisiva l’inclusione del premier nei negoziati

Il governo e i Sindacati firmeranno oggi il contratto collettivo per il pubblico impiego e quello per i dipendenti statali. Sono maturate le condizioni per la sottoscrizione dell’intesa dopo che i tesserati sindacali di nove delle undici organizzazioni dei lavoratori che hanno partecipato alle trattative hanno accolto l’offerta governativo relativa agli aumenti salariali. Hanno detto sì alla proposta dell’Esecutivo i Sindacati che hanno più del 50 p.c. del numero complessivo dei tesserati di tutte le organizzazioni che hanno partecipato alle trattative, nonché i Sindacati di almeno tre dei cinque comparti per i quali si sono svolti i negoziati. Il governo alla sessione odierna, incaricherà il ministro del Lavoro, del Sistema previdenziale, della Famiglia e delle Politiche sociali, Marin Piletić, a firmare l’accordo.
Pertanto vi sarà un aumento degli stipendi del 6 p.c. con effetto retroattivo dal primo ottobre 2022 e di un ulteriore 2 p.c. dal primo aprile del prossimo anno. In tal modo ai dipendenti pubblici e statali è stato assicurato un aumento salariale del 12,4448 p.c. dal primo giugno 2022 al primo aprile 2023. Inoltre, è stato concordato di proseguire i negoziati sulle paghe nel settembre del 2023. Non bisogna scordare che oltre agli aumenti salariali i Sindacati sono riusciti a ottenere ritocchi non indifferenti alla gratifica natalizia e all’indennità per le vacanze (che passano a 1.750 kune) e altri benefici. Decisiva, a quanto sembra, è stata la partecipazione del premier Andrej Plenković in persona all’ultima tornata negoziale tra governo e Sindacati, quando è emersa la soluzione di compromesso alla fine accettata da gran parte delle organizzazioni sindacali.
Tra le due organizzazioni che non ha accettato la proposta del governo relativa all’aumento della base per il computo delle paghe, vi è il Sindacato scolastico Preporod. I membri di quest’organizzazione sindacale si sono espressi chiaramente contro quanto proposto dall’Esecutivo e i numeri parlano chiaro in quanto gli associati del Preporod sono presenti in 392 scuole elementari e medie superiori. A dire sì alla proposta del governo sono stati 1.204 dipendenti ossia il 34,53 per cento, mentre a dire no sono stati 5.232 lavoratori ovvero il 65,15 per cento. “Per tale motivo il Sindacato Preporod non firmerà l’accordo riguardante l’annesso al contratto di base”, ha fatto sapere il presidente del Sindacato, Željko Stipić, nel corso della conferenza stampa tenutasi sabato dinanzi alla chiesa di San Biagio a Dubrovnik (Ragusa). Preporod, come rilevato, non è l’unico Sindacato ad aver rifiutato la proposta governativa sull’aumento della base per il calcolo delle paghe. Lo ha fatto nei giorni precedenti anche il Sindacato indipendente della scienza e dell’istruzione superiore.
L’inflazione è l’incognita principale
Tra le organizzazioni che, invece, hanno accettato l’offerta dell’Esecutivo di Andrej Plenković vi sono i Sindacati operanti nel settore della sanità. Nell’insieme, dunque, su undici Sindacati inclusi nelle trattative sugli aumenti salariali, nove hanno accolto la proposta del governo, mentre due l’hanno rifiutata. A questo punto si ha un quadro chiaro della situazione: si può dire che vi sia un accordo definitivo tra i Sindacati del pubblico impiego e l’Esecutivo sugli aumenti salariali, anche se la giornata odierna indubbiamente sarà convulsa visto che due organizzazioni si sono tirate indiero. Anche i tesserati delle organizzazioni sindacali che, a maggioranza dei voti, hanno accolto l’offerta governativa, lo hanno fatto, come hanno evidenziato i sindacalisti, a malincuore, convinti che forse si sarebbe potuto strappare qualcosa di più. Il punto chiave non è tanto la percentuale d’aumento delle paghe, quanto il fatto che l’inflazione sta accelerando e rischia di vanificare ogni ritocco agli stipendi, causando un’ulteriore erosione del tenore di vita dei lavoratori del pubblico impiego.
Infatti, a lungo andare, come ha rilevato il leader dei Sindacati indipendenti, Krešimir Sever, di fatto si arriva a una diminuzione del costo del lavoro, che potrà magari andar bene all’Esecutivo, a chi deve corrispondere gli stipendi, ma non sicuramente ai dipendenti del settore pubblico.
A questo punto è stato sventato il pericolo di raduni in piazza e di uno sciopero del pubblico impiego nel suo insieme, anche se in particolare nel settore scolastico rimane forte il malumore ed è qui che potrebbero esserci delle proteste. Il ministro della Scienza e dell’Istruzione, Radovan Fuchs, ha espresso l’auspicio che non si arrivi a un’agitazione nell’interesse soprattutto degli alunni.

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