Obiettivo ricucire lo strappo (foto)

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Obiettivo ricucire lo strappo (foto)
Foto: Goran Žiković

La Comunità Nazionale Italiana è una sola e l’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume conta 75 seggi ed è il massimo organo rappresentativo e deliberativo di un’associazione che comprende tutte le Comunità degli Italiani che operano sul territorio di Croazia e Slovenia: è su questi aspetti che, ieri sera nel corso della riunione svoltasi a Palazzo Bradamante, sede della CI di Dignano, il presidente dell’Assemblea dell’UI, Paolo Demarin, ha fatto leva, nel tentativo di ricucire quello che è stato definito uno strappo venutosi a creare con la nomina del coordinatore della Consulta dell’UI di Capodistria, il 9 gennaio scorso, da parte di un gruppo di sette consiglieri, dopo che qualche mese fa, a Verteneglio, era fallito il tentativo di riformare l’articolo 9 del Regolamento di procedura, ritenuto inapplicabile. Contestato principalmente il modo e il metodo con i quali è stato fatto; una decisione presa non congiuntamente con tutto il “parlamentino”, ma riunendosi separatamente, senza né informare né interpellare il presidente o i colleghi dell’Assemblea dell’Unione Italiana.

Senso di responsabilità

Se da una parte Paolo Demarin non ha nascosto la sua delusione, il disappunto e la preoccupazione di fronte a quanto avvenuto, dall’altra parte non ha mancato di appellarsi al senso di responsabilità, sottolineando la volontà di trovare un punto di convergenza, che aiuti a superare l’impasse e vada a ricongiungere. Dunque, non si esclude l’apertura di un tavolo di lavoro, con l’obiettivo di “migliorare l’assetto organizzativo” dell’Unione Italiana. Si è trattato, comunque, di una prima riflessione: fra una decina di giorni l’Assemblea dell’UI tornerà a discutere della faccenda, cercando nel frattempo di ottenere anche tutta la documentazione relativa alla suddetta nomina, di cui si è saputo principalmente dai mass media. “Oggi andiamo a casa e sia tutti perdenti, non ci sono né vincitori né vinti”, ha concluso il consigliere della Comunità degli Italiani “Pasquale Besenghi degli Ughi” di Isola, Robi Štule.

Nel corso di questo primo, articolato dibattito, oltre a Paolo Demarin sono intervenuti il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, il capo della Giunta esecutiva dell’UI, Marin Corva, i consiglieri Daniela Ipsa – che ha spiegato le motivazioni dei sette consiglieri di Isola, Pirano e Capodistria –, Enea Dessardo, Gaetano Benčić, Diriana Delcaro Hrelja, Krsto Babić, Gianclaudio Pellizzer, Ardemio Zimolo, Antonella Degrassi, Arijana Brajko Gall, Robi Štule, Mauro Graziani, oltre a Maia Nerina Bertoch e Liana Vincoletto, queste ultime rappresentanti delle CI di Ancarano e Bertocchi, ulteriormente amareggiate perché sono state escluse dai lavori della Consulta.

A prescindere dalle varie posizioni, dalla discussione è emersa comunque la consapevolezza della necessità di rivedere l’assetto dell’Unione Italiana, traendo dall’accaduto un insegnamento. Paolo Demarin ha ammesso di aver “fatto degli errori”, nel tentativo di coinvolgere sempre tutti. “Io una soluzione l’avevo offerta, basata sugli atti interni in vigore”, ma non avendo trovato il consenso dei due presidenti l’aveva accantonata. Se avesse insistito “oggi la nomina del coordinatore dell’Unione Italiana di Capodistria sarebbe stata approvata in seduta comune dell’Assemblea”.

La sessione dell’assemblea si è svolta a Palazzo Bradamante
Foto: Goran Žiković
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Foto: Goran Žiković
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