Bar, ristoranti e stabilimenti: i prezzi troppo alti alla fine si pagano

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Bar, ristoranti e stabilimenti: i prezzi troppo alti alla fine si pagano

(Adnkronos) – E’, senza dubbio, l’estate dei prezzi troppo alti. E non c’entra solo l’inflazione. Pagano, troppo, i consumatori nei bar, nei ristoranti e negli stabilimenti balneari ma alla fine a pagare saranno proprio gli esercenti, perché, superata una soglia limite, quando l’offerta esagera la domanda cambia strada e gli incassi si riducono comunque. Alessandro Campi in un editoriale sul Messaggero, intitolato ‘La protesta degli scontrini nell’estate dei rincari’, centra l’origine del problema: una speculazione che non ha fatto i conti con le conseguenze di una corsa al rialzo dei prezzi che ha prodotto una rottura dell’equilibrio che regola qualsiasi mercato.

Campi, che non è un economista ma un politologo, si occupa del tema descrivendo le distorsioni, mediatiche e non, tipiche dell’estate. Dalla pubblicazione compulsiva di scontrini a scopo di denuncia, alle polemiche sul pagamento della cena di un gruppo di Italiani in Albania saldata dalla premier Giorgia Meloni, e arriva a una conclusione empirica che ha, invece, un chiaro fondamento economico. “Non resta che una spiegazione, per questi aumenti improvvisi e generalizzati, grossolana ma probabilmente la più vicina al vero. Il grosso di quel che sta accadendo è frutto, come spesso accade nei momenti di confusione storica, di ordinaria speculazione, che la politica non riesce a tenere sotto controllo e, se del caso, a sanzionare”.

L’editorialista del Messaggero prosegue: “Non se ne abbiamo a male gli economisti di professione impegnati a spiegare ai cittadini come s’origina l’inflazione secondo quel che è scritto nei manuali universitari, ma l’impressione è che tutto sia molto più semplice: c’è chi si sta indebitamente arricchendo oltre il lecito e chi si sta impoverendo a beneficio dei primi. Hanno cominciato ad alzare i prezzi, realizzando profitti eccezionali in tempi brevissimi, i grandi monopolisti globali. E dal momento che i mercati finanziari premiano chi ha margini di guadagno più elevati, costoro si sono guardati bene dall’abbassarli anche quando il costo delle materie prime è calato. Baristi, commercianti e gestori di lidi si sono accodati in modo casareccio a questo trend macro-economico, puntando quest’estate a ottenere utili più alti della media attraverso il ritocco in corsa dei listini”. Anche qui, il nesso tra quello che fanno i grandi monopolisti globali e i comportamenti che si riflettono nell’economia reale, quella quotidiana del consumo al bar e al ristorante, può coincidere nella percezione empirica e nell’analisi economica.

Campi si spinge a fare una previsione. “Vedremo a fine stagione se ne sarà valsa la pena. Probabilmente scopriremo – se è vero che molti turisti quest’anno hanno preferito l’adriatico albanese a quello italiano, un tempo paradiso a buon mercato delle famiglie alla ricerca della meritata vacanza agostana “tutto compreso” – che l’ingordigia affaristica unita alla furbizia mercantile non sempre pagano”. Serviranno i dati ufficiali, l’analisi dei flussi e le elaborazioni statistiche per confermare, o meno, questa proiezione. E se ne occuperanno gli economisti e gli uffici studi. Per ora, però, la percezione empirica è quella che descrive Campi: la speculazione oltre ogni limite ha prodotto un effetto perverso per chi l’ha cavalcata e il risultato finale potrebbe essere un calo doloroso degli introiti, con i consumatori ancora capaci di correggere la distorsione del mercato prodotta dagli speculatori. (Di Fabio Insenga)

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