Istra 1961. Per un bravo allenatore il passato non esiste, c’è solo il domani

La parola a Mislav Karoglan, nuovo tecnico dell’Istra 1961

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Istra 1961. Per un bravo allenatore il passato non esiste, c’è solo il domani
Foto: Igor Kralj/PIXSELL

Di solito i nuovi allenatori dell’Istra 1961 venivano chiamati in “soccorso” overo per cercare di rimettere in corsa una squadra che attraversa un periodo più o meno lungo di difficoltà. Stavolta invece l’avvicendamento non è avvenuto per volontà della dirigenza societaria, ma di un tecnico, Gonzalo Garcia, che in due anni ha fatto davvero molto conquistando un po’ tutti a Pola e dintorni. Il compito di non farlo rimpiangere è stato affidato al 41.enne Mislav Karoglan, ex calciatore e allenatore prima del Croatia di Zmijavci, poi dello Zadar e negli ultimi quattro anni nelle giovanili dell’Hajduk, con ruoli d’assistente ai tecnici della prima squadra, ma pure di capo dello staff tecnico per un breve periodo nello scorso autunno. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, alcune ore prima dell’inizio della preparazione precampionato fissata per oggi. Ecco che cosa ci ha detto.

Mislav Karoglan.
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Il direttore sportivo Saša Bjelanović ha dovuto convincerla molto affinché accettasse quest’incarico?
Direi proprio di no. Mi ha esposto il progetto e ci siamo messi d’accordo molto presto.

In occasione della presentazione ufficiale si è fermato poco a Pola. Quali sono le prime impressioni?
Buone, direi. Ovviamente non puoi aspettarti dei miracoli per quel che riguarda le condizioni di lavoro, comunque sono uno che si adatta molto in fretta. Sono consapevole del fatto che buona parte dei club della Croazia hanno dei problemi, ma l’importante è mettersi al lavoro senza avere la mente oberata da pensieri e accettare le cose come stanno. Ho visitato anche i campi per gli allenamenti a Valle e ho avuto una buona impressione.

Oggi, dunque, si parte con il lavoro?
Sì, anche se non saremo al gran completo. Ci saranno delle assenze giustificate. Mi riferisco ai giocatori che saranno impegnati con le rispettive nazionali. Ci completeremo strada facendo.

I primi commenti sui social network alla sua nomina sono positivi. Un bel punto di partenza…
Certamente. Ciò rappresenta un motivo in più per far bene. Credo nel mio staff tecnico, che è di qualità e credo nei giocatori che abbiamo. Ovviamente sono in attesa di riempire quelle caselle che sono rimaste vuote dopo l’addio di alcuni giocatori e confido che ciò verrà fatto in tempi relativamente brevi per metterci in condizione di dimostrare quanto siamo in grado di fare.

Quali sono queste caselle vuote, ovvero dove bisogna intervenire sul mercato?
Siamo rimasti senza alcuni giocatori chiave in alcuni ruoli. Non saranno più con noi Galilea, Marešić e Caseres, due stopper e un centrocampista titolari che erano molto importanti in fase d’impostazione. Erano bravi a eludere il pressing avversario e permettere alla squadra di praticare il gioco che le aggrada di più. Per quel che riguarda gli altri reparti non abbiamo cambiato molto. A rosa completata ne sapremo molto di più. Conosco quei giocatori che hanno giocato di più in campionato, gli altri li conoscerò allenandoli.

Ha sentito o visto il suo predecessore? Ha intenzione di farlo?
Assolutamente. Ho il suo numero di telefono e quando rientrerò a Pola lo contatterò per incontrarci. Da quello che ho sentito è una persona molto aperta e io lo sono pure, per cui credo che faremo una bella chiacchierata.

Alla sua presentazione ha detto che il modulo di gioco dipenderà dai calciatori che avrà a disposizione. Ma in un contesto ideale quale sarebbe quello preferito?
Preferisco il 4-2-3-1 e il 4-3-3. Su certe cose sono flessibile, ma alcuni principi sono per me fondamentali e non mi discosto mai. Alla mia esperienza come capo dello staff tecnico dell’Hajduk mi sono dovuto adattare molto ai giocatori che avevo a disposizione in quanto lo stesso problema lo aveva avuto chi mi aveva succeduto alla guida della squadra. Volevo che la mia squadra praticasse un pressing molto alto con l’obiettivo di recuperare il pallone quanto prima. Ma per fare questo tipo di gioco devi avere i calciatori adatti, fisicamente resistenti. Se hai una squadra lenta non puoi farlo. Stesso discorso per quel che riguarda la fase d’attacco. A quel punto devi adattarti, come del resto a tutte le cose nella vita.

Ha fatto da assistente a Gustaffson e Dambrauskas due stagioni fa. Per un breve periodo nella stagione scorsa ha guidato l’Hajduk. Che impressione si è fatto sul massimo campionato croato. A nostro avviso le squadre di vertice hanno subito un calo per quel che riguarda la qualità del gioco, mentre le altre sono migliorate…
Sono pienamente d’accordo se andiamo ad analizzare le ultime due stagioni. Ora vedremo quello che succederà. Alcune squadre rimarranno inevitabilmente senza i calciatori migliori e vedremo come se la caveranno. Alla fine dei conti puoi anche superare la Dinamo o l’Hajduk in una partita secca, ma poi le distanze dal vertice in quanto a punti sono molto grandi.

Manca circa un mese all’inizio del campionato e so che questa domanda può sembrare anche fuori luogo. Con quale piazzamento a fine campionato sarebbe soddisfatto?
Parlare ora di posizione in classifica è davvero prematuro. Tutto è relativo. Bastava vedere l’esempio dell’Istra 1961 della stagione scorsa, che è stata fantastica e forse meritava di più. Alla fine ha chiuso al quinto posto grazie ai risultati nell’ultimo turno. Ma poteva anche finire settima. Nella prossima stagione alcune squadre faranno sicuramente meglio. Il Gorica secondo me non sarà nella parte bassa della graduatoria come quest’anno. Anche nella stagione entrante Istra 1961, Varaždin, Slaven Belupo e Lokomotiva possono nuovamente essere racchiuse in 2-3 punti.

Dalla panchina dell’Hajduk a quella dell’Istra 1961. A Pola dovrebbe esserci meno pressione che al Poljud…
Con il tempo la pressione diventa tua amica. Nell’Hajduk si può investire di più nella squadra, nell’Istra 1961 invece alla base di tutto c’è un processo, un ciclo di formazione della squadra che dura un po’ di più. Il ciclo creato da Garcia è stato ottimo, noi ora ne apriremo uno nuovo e sono convinto che costruiremo delle buone fondamenta e che in un lasso di tempo reale saremo competitivi.

Sia da giocatore che da allenatore ha lavorato con diversi tecnici. Da chi ha imparato di più?
Ho avuto la fortuna di giocare anche all’estero per cui ho conosciuto diversi tecnici e stili di gioco. Certo qualche segreto lo fai proprio, ma alla fine devi avere una tua linea guida, non vuoi essere un copia-incolla di qualcun altro. Ciascuno deve avere una sua personalità ed essere in qualche modo particolare. Da sempre ho messo la squadra davanti a tutto e con lo Croatia Zmijavci abbiamo davvero giocato un bel calcio, a Zara lo stesso. Lo hanno detto anche i tifosi e la gente che andava allo stadio. Ma per essere bravo come allenatore l’ieri non esiste, esiste soltanto il domani: una nuova squadra e una nuova sfida. Ed è proprio quello che sto vivendo adesso: abbiamo davanti a sé un periodo con molte sfide e dobbiamo essere pazienti.

Infine, quale messaggio vorrebbe inviare ai simpatizzanti dell’Istra 1961? Che tipo di squadra vedremo in campo?
Una squadra molto omogenea, un gruppo di persone pronto a dare sempre i massimo. Come staff tecnico lavoreremo molto e mi aspetto lo stesso dai calciatori. Spero che i tifosi riconosceranno che desideriamo lavorare con onestà e abnegazione. Alla fine andrà tutto bene.

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