Lavoratori croati sempre più ammalati. Al top in Europa

0
Lavoratori croati sempre più ammalati. Al top in Europa

I lavoratori croati sono al top tra i cittadini europei per lo sfruttamento del permesso malattia. Lo conferma le statistiche UE, che dimostrano come i croati sono “ammalati” in media quasi il doppio rispetto ai loro colleghi europei. Anche l’Istituto croato per la statistica ribadisce questi risultati, pubblicando i numeri per il 2018: rispetto a un anno prima, la percentuale dei dipendenti che sono stati assenti dal proprio posto di lavoro per motivi di salute è cresciuta di ben l’8,61 per cento, portando le assenze a 16.942.139 giorni complessivi. È stato calcolato che l’anno scorso in media al giorno, 54.128 lavoratori hanno usufruito del permesso malattia, di cui 26.725 a carico del datore del lavoro, mentre i rimanenti 27.403 hanno appesantito le casse dell’Istituto per l’assicurazione sanitaria (HZZO), ossia non si sono presentati lavoro per più di 42 giorni consecutivi.

Spesso succede, come spiegano dall’HZZO, che i permessi malattia vengano autorizzati in contrasto con le norme che regolano questo settore, e perciò i funzionari dell’Istituto sono chiamati ad effettuare periodici controlli. In questo senso, nel 2018 sono state realizzate oltre 6mila verifiche. Nella maggior parte dei casi (85 p.c.) non sono state riscontrate irregolarità, mentre in 909 controlli si è trattato di malati immaginari: sono stati notificati 398 avvertimenti, 377 avvertimenti con addebito dei danni, 88 multe, 41 multe con addebito dei danni e 5 avvertimenti con possibilità d rescissione del contratto di lavoro.

Il malanno principale

E il problema di salute principale a causa del quale i croati non si presentano al lavoro è il mal di schiena. Un malanno la cui diagnosi è molto lunga: “Il mal di schiena non può essere subito diagnosticato e i medici decidono di mandare il paziente a effettuare diversi esami – spiega un medico di famiglia –. Ed è qui che si verificano i problemi maggiori: le liste d’attesa per sottoporsi a questi esami sono lunghissime, e finché non vengono chiamati a effettuarli i lavoratori rimangono in malattia”.
Il danno è enorme anche per i datori di lavoro. “Oltre a tutto ciò che versiamo nelle casse del sistema sanitario, circa 2 miliardi di kune vengono spesi per i permessi malattia – spiega Davor Majetić, presidente dell’Associazione croata dei datori di lavoro –. Queste spesa si verifica quando un dipendente usufruisce del permesso malattia per un lungo periodo, nel corso del quale le società sono costrette a trovare un ricambio adeguato, riorganizzare le risorse interne…”

Il ministro getta acqua sul fuoco

“I dati resi noti in questi giorni non corrispondono a realtà – ha dichiarato il ministro della Sanità, Milan Kujundžić –. Infatti, ogni quinto permesso malattia è falso, ossia i lavoratori lasciano il proprio posto di lavoro inventandosi malanni per poi lavorare da qualche altra parte”. Secondo il ministro non si tratta soltanto di un problema croato, però “dobbiamo fare di più in questo senso, poiché i costi sono enormi”.
Tonando ai malanni che causano le assenze dai posti di lavoro, l’Ordine dei medici spiega che il mal di schiena è la principale causa dato lo stile di vita, le troppe ore trascorse dietro a una scrivania e davanti al computer, ma anche per lo stress. “La maggior parte dei permessi malattia è assolutamente giustificata, però esistono anche altri motivi a causa dei quali i lavoratori croati devono assentarsi dal proprio posto di lavoro – spiega l’Ordine –. Tra questi vanno citati soprattutto l’insoddisfazione per l’ambiente in cui sono impiegati, la paura di essere licenziati e, in questo senso, con i permessi di malattia si vuole anche prolungare l’anzianità di lavoro…”. Sempre secondo i medici, in Croazia gli stipendi sono bassi, la sicurezza del posto di lavoro non è garantita, lo stress è a livelli elevatissimi, e “a causa di tutto ciò, i lavoratori si ammalano e vanno… in malattia”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display