Marrusici. Un viaggio nel tempo offerto dalla musica rinascimentale e barocca

La Cava abbandonata di pietra «Cornaria» di Marussici ha ospitato il concerto di Lora Pavletić ed Emilio Bezzi

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Marrusici. Un viaggio nel tempo offerto dalla musica rinascimentale e barocca

Presso la Cava abbandonata di pietra “Cornaria” di Marussici, in un ambiente unico, suggestivo e con la libertà di sedersi ovunque si volesse, ha avuto luogo il concerto “Dal vento al cuore”, proposto dal mezzosoprano Lora Pavletić e dal musicista Emilio Bezzi in un un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso la musica rinascimentale e barocca.

 

Un tuffo nel passato

Due artisti che, nella prima parte, hanno saputo coinvolgere il pubblico in un viaggio tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, epoca nella quale si assiste a una delle trasformazioni più significative nella storia della musica con la nascita della melodia accompagnata. La nascita del teatro in musica di fine Cinquecento, sancirà la definitiva drammatizzazione dell’intera concezione musicale che fa diventare il canto strumento di narrazione attraverso la ricerca timbrica per rendere l’atmosfera affettiva legata al testo poetico e sottolineare le sue diverse sfumature dinamiche e di colore. Tanti furono i grandi protagonisti di queste mirabili ricerche che produssero in ambito italico la genesi di un nuovo linguaggio destinato a perdurare nella modernità e a godere di ampia fortuna ancora oggi per la sua eterna freschezza e profondità al contempo. Tra gli autorevoli nomi di Caccini, Frescobaldi, Merula e Monteverdi si inserisce quello di Kapsberger, famoso autore di villanelle. È proprio di questi che, la voce della Pavletić accompagnata da Bezzi alla tiorba, ha intonato alcuni dei brani più conosciuti. Inaugurando la serata con “Se l’aura spira” di Girolamo Frescobaldi la prima parte ha visto pure “Amarilli, mia bella” e “Al fonte al prato” di Giulio Caccini. Immancabile “Passacaglia in D” e “Kapsberger” dell’omonimo autore. Di Claudio Monteverdi è stato proposto il “Lamento della ninfa” per concludere con “Folle è ben che si crede” di Tarquinio Merula.

Emilio Bezzi

Due musicisti poliedrici

Il mezzosoprano Lora Pavletić (1989) è direttrice attiva di gruppi vocali e cori nazionali e internazionali. Si è diplomata in canto lirico presso il Conservatorio “Giuseppe Tartini” di Trieste, perfezionando la sua formazione musicale per l’opera e l’operetta in un masterclass organizzato dall’”Academia vocalis C. Ludwig”. Per quanto riguarda le esecuzioni solistiche vanta numerose collaborazioni con prestigiosi gruppi musicali, musicisti e ensemble. Emilio Bezzi (1982) ha invece iniziato a suonare la chitarra accostandosi a diversi generi come il blues e il rock hendrixiano, approfondendo poi la musica afroamericana presso la Civica Scuola di Musica Jazz di Milano e conseguendo di seguito il diploma presso il Conservatorio di Milano. Grazie ad un masterclass con M. Lonard si è avvicinato allo studio del liuto e della tiorba, conseguendo otto anni fa il diploma a Pavia col massimo dei voti. Nello stesso anno si è laureato in musicologia con lode presso l’Università degli Studi di Milano. Collabora regolarmente con la Compagnia di danza storica “Il Ballarino” e l’Ada-Associazione danze antiche. Ha suonato con interpreti di chiara fama e si è esibito in prestigiosi contesti nazionali e internazionali, sia come solista e in formazioni da camera. Ha inciso per Brillant Classic e Tactus.

Lora Pavletić

Linguaggio musicale raffinato

Nella seconda parte Bezzi si è esibito alla chitarra, sempre affiancato dalla voce di Pavletić. Il repertorio per voce e chitarra gode di una tradizione ampiamente documentata nel primo Ottocento europeo. Proprio in quel periodo la chitarra si emancipa dall’orizzonte marginale o folcloristico e diviene uno strumento altamente apprezzato in tutte le principali capitali musicali del tempo. L’affermazione di questo strumento che lo vede assurgere al rango dei contesti musicali più colti lo si deve senza dubbio, tra gli altri, al nome di Mauro Giuliani, acclamato chitarrista e compositore, le cui opere furono stampate in tutta Europa. Tra i suoi allievi ebbe pure Maria Luigia d’Austria e la sua ricerca di un linguaggio musicale più raffinato, non scontato e sempre curato nell’armonia, si coglie pienamente anche nelle ariette che rappresentano il gusto musicale dei salotti della fiorente borghesia europea del tempo. Ai presenti sono state presentate tre, “Le dimore amor non ama”, “Ombre amene amiche piante” e “Quando sarà quel dì”.

Il concerto si è tenuto nella Cava abbandonata di pietra “Cornaria” di Marussici

Arie di Nava e Barrios Mangorè

Tre pure le ariette intonate di Antonio Nava, “La rimembranza”, “Gli occhi d’Irene” e “L’immagine di Clori”. Le opere di Nava, chitarrista e compositore milanese che godette di una certa notorietà in vita, anche a livello europeo, rappresentano validi esempi musicali di quel ambiente intimo e riservato della musica più raffinata. Durante la serata, a fare da ponte tra i due autori, per contrasto, “La Catedral” di Augustin Pio Barrios Mangorè, grande chitarrista e compositore paraguaiano che nella prima metà del Novecento godette di acclarata notorietà per il suo virtuosismo e per la sua capacità di scrivere originalissime elaborazioni per chitarra di stili e generi molto diversi. “La Catedral” è certamente la sua composizione più nota legata al mondo sonoro europeo più antico capace di evocare atmosfere organistiche. L’organizzazione della serata è firmata dall’Accademia internazionale “Crescendo” e dall’Università Popolare Aperta di Buie mentre ad accogliere e accompagnare i presenti è stata la direttrice dell’UPA, Rosanna Bubola. A presenziare all’incontro pure Valter Bassanese, direttore della Pro Loco locale.

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