Fiume. Prevenire casi di traffico illecito di reperti preziosi

Presentata la «Lista rossa ICOM degli oggetti minacciati dell'Europa sud-orientale»

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Fiume. Prevenire casi di traffico illecito di reperti preziosi
Darko Babić, Matija Dronjić, Anuška Deranja Crnokić, Ivan Radman-Livaja e Željka Modrić Surina. Foto: RONI BRMALJ

La tutela del patrimonio culturale di un Paese passa anche per la collaborazione tra gli Stati e le loro istituzioni. Possiamo riassumere così il progetto “Lista rossa ICOM degli oggetti minacciati dell’Europa sud-orientale” (edizione croata) presentato al Museo di Scienze naturali di Fiume, dove si sono riuniti i membri del comitato croato dell’International Council of Museums (Consiglio internazionale dei musei – ICOM). Al progetto ha partecipato anche l’ufficio centrale dell’organizzazione, con sede a Parigi, il Ministero della Cultura e dei Media e diversi musei di Zagabria, Fiume e Pola. Questa è la prima lista stilata per il territorio dell’Europa e vi hanno lavorato esperti di dieci Paesi europei.

Esempi di oggetti minacciati
Come spiegato da Darko Babić, professore straordinario presso la Cattedra di museologia in seno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Zagabria e membro del Comitato esecutivo dell’ICOM, nella Lista rossa si trovano esempi di oggetti che appartengono al patrimonio di un Paese e che sono quelli che più spesso vengono trafugati e in seguito venduti a collezionisti nell’Europa occidentale. “Questo progetto ha l’obiettivo di fornire la metodologia indispensabile per evitare che oggetti preziosi vengano sottratti dal fondo culturale di un Paese – ha spiegato -. La lista non contiene oggetti rubati, bensì immagini di oggetti custoditi nei musei dei Paesi dell’Europa sud-orientale che sono un esempio dei reperti d’interesse a coloro che si occupano di traffico illecito di reperti archeologici, etnografici e anche naturali. Gli oggetti che invece sono stati rubati vengono rintracciati dalla Polizia e dall’Interpol. L’obiettivo di questa lista è sensibilizzare le autorità preposte, in questo caso gli agenti di polizia e i doganieri ai confini nazionali, affinché possano individuare e prevenire casi di traffico illecito di oggetti preziosi”.

Boom di furti nei siti archeologici
Ivan Radman-Livaja, consulente museale e direttore del Dipartimento dell’antichità del Museo archeologico di Zagabria, ha rilevato che più spesso si tratta di reperti archeologici di dimensioni ridotte, i quali sono più semplici da trafugare e da trasportare oltreconfine. “Negli ultimi vent’anni i cercametalli sono diventati molto più accessibili che in passato, il che ha causato un boom di casi di furti nei siti archeologici, mentre i reperti finiscono in prevalenza dai collezionisti in Europa occidentale – ha puntualizzato Radman-Livaja -. Il problema sta nel fatto che la maggior parte dei cittadini non li considera dei furti veri e propri, in quanto ciò che si trova sottoterra non viene visto come un patrimonio culturale appartenente a tutti gli abitanti di un Paese. E invece è proprio questo. Si tratta di un bene culturale pubblico, per cui coloro che rubano questi oggetti hanno commesso un reato”, ha rilevato, aggiungendo che ciò che viene più spesso rubato sono piccole sculture, esempi di artigianato artistico, monete, lampade di argilla, gioielli, ecc. Questi sono scomparsi anche nei siti archeologici della Slavonia e della Baranja, nei pressi di Sisak e nella Dalmazia.

Una situazione complessa
Il curatore del Museo etnografico di Zagabria e membro del Comitato esecutivo dell’ICOM Croazia, Matija Dronjić, ha osservato come tra gli oggetti trafugati si trovano anche quelli di valore etnologico, che spesso non vengono percepiti come preziosi, ma fanno invece parte del patrimonio culturale della Croazia (abiti popolari, oggetti utilitari, icone…). “In questo campo la situazione non è così chiara, in quanto gran parte di questi oggetti si può acquistare nei negozi di souvenir in veste di replica – ha rilevato -. Abbiamo voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e i produttori di souvenir sulla necessità di fornire un certificato di provenienza che attesti la loro produzione recente per oggetti che sono delle repliche di quelli antichi e preziosi. È indispensabile poter distinguere tra un oggetto antico e una copia contemporanea”.
Anuška Deranja Crnokić, a capo della Direzione per gli archivi, le biblioteche e i musei del Ministero della Cultura e dei Media, ha dichiarato che questo importante progetto viene portato avanti dal 2000 e ha fatto pure riferimento alle sfide contemporanee come le catastrofi naturali e i cambiamenti climatici, che influiscono sulla conservazione del patrimonio culturale.
La direttrice del Museo di Scienze naturali e presidente dell’ICOM Croazia, Željka Modrić Surina, ha parlato degli “oggetti” provenienti dal mondo naturale che vengono regolarmente trafugati e venduti all’estero, come conchiglie, lumache, farfalle, ma anche fossili. Nella Lista rossa è inserito, come esempio, il fossile di picnodonto, un pesce vissuto nel Mesozoico, circa 50 milioni di anni fa.

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