Un impiego come metodo di cura

Presentato il modello norvegese IPSilon, che offre la possibilità di lavorare alle persone con difficoltà psicosociali

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Un impiego come metodo di cura
Slađana Štrkalj Ivezić, Ivona Mladina, Martina Baiocco e Djurdjica Hribar. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

“Lavoro, quindi ci sono”. Questo il titolo delle tavola rotonda che ha avuto luogo ieri nel Salone dei marmi del Museo di marineria e storia del Litorale croato. L’evento ha avuto come obiettivo principale presentare il modello norvegese IPSilon che supporta l’impiego di persone aventi difficoltà psicosociali. Coordinatrice del progetto Ivona Mladina, psicologa dell’Associazione Vida, la quale ha spiegato in che cosa consiste il modello IPSilon.

“Purtroppo, a causa dei vari cambiamenti che avvengono nella società, le persone che hanno qualsiasi tipo di difficoltà trovano oggi difficilmente lavoro, in particolar modo quelli con gravi problemi psichici. Con modelli come questo, è stato dimostrato che le persone che iniziano a lavorare subito dopo avere ricevuto una diagnosi, hanno degli esiti migliori per quanto riguarda le cure. Hanno meno bisogno di venire ricoverati e gestiscono meglio i loro sintomi. La cosa più importante è che queste persone possono lavorare ed essere attive nella società, se viene data loro la possibilità”, ha detto Ivona Mladina.

L’importanza di sentirsi utili
Quanto sia importante permettere a queste persone di lavorare e di essere utili, ce lo ha spiegato la psichiatra della Clinica psichiatrica di Vrapče, e collaboratrice esterna del Centro per la riabilitazione professionale, Slađana Štrkalj Ivezić. “Lo scopo principale di questo progetto è quello di trovare un lavoro anche alle persone alle quali è stato diagnosticato un forte disturbo mentale e i quali non sono in grado di vivere da soli, motivo per il quale si trovano in qualche struttura. Tutti loro, se motivati in modo giusto e con un supporto adeguato, possono trovare un lavoro. Ciò significa che i potenziali datori di lavoro devono essere pronti a offrire un impiego a queste persone adeguando il posto di lavoro alle loro possibilità. Ad esempio, se le persone reagiscono al baccano o allo stress, bisogna sistemarle in luoghi tranquilli, affinché non venga alterato il loro modo di vivere e funzionare. Se sono lenti potranno fare dei lavori dove non è richiesta la velocità, ma l’efficienza, se invece hanno difficoltà nella concentrazione, non vanno dati loro più compiti di lavoro in una volta, perché non hanno la capacità di essere multitasking. Bisogna tenere conto anche della terapia che devono assumere, delle medicine. Da non sottovalutare il fatto che queste persone devono venire motivate prima di tutto. A Zagabria abbiamo impiegato alcune persone che hanno dimostrato interesse a lavorare, hanno frequentato il Centro di riabilitazione professionale e oggi lavorano pur avendo delle diagnosi tipo schizofrenia, psicosi o depressioni gravi. Sono stati accolti nel collettivo, non vengono stigmatizzati e fanno lavori adatti a loro, tenendo conto della loro terapia, dei loro bisogni e delle loro possibilità. Purtroppo in Croazia non esiste, come all’estero, la possibilità di lavorare quattro ore. Inoltre non abbiamo un team specializzato che può lavorare proprio con persone che hanno queste diagnosi. Abbiamo persone qualificate che si occupano delle persone handicappate delle quali fanno parte anche i non vedenti, che hanno una diagnosi del tutto diversa da chi soffre di schizofrenia. Inoltre per potere avere dei benefici sul posto di lavoro, queste persone devono avere lo status di handicappati, cosa che molti rifiutano e di conseguenza non hanno diritto a queste agevolazioni. Abbiamo avuto delle persone che si sono licenziate da sole perché non riuscivano a essere abbastanza veloci. Avendo lo status di persona portatrice di handicap, questo sarebbe stato risolto. C’è tutto un sistema che deve venir cambiato”, ha detto Slađana Štrkalj Ivezić.
All’evento hanno partecipato anche la direttrice della Casa per gli adulti di Torretta, Martina Baiocco e Djurdjica Hribar, del Centro di riabilitazione professionale di Fiume. Purtroppo il rappresentante dell’IPS Norge (Norvegia), Thomas Knutzen, non ha potuto partecipare, ma si è rivolto ai presenti tramite un video messaggio.

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