SEI «Gelsi». L’edificio spegne 115 candeline

Lo storico palazzo nell’odierna via Vukovar festeggerà l’anniversario con un progetto che coinvolgerà tutti gli alunni e gli insegnanti. Ce ne ha parlato la direttrice Gloria Tijan

0
SEI «Gelsi». L’edificio spegne 115 candeline
L’edificio e il cortile interno della SEI Gelsi. Foto: Roni Brmalj

Avere 115 anni e non sentirli non è cosa da poco. Se l’edificio della SEI “Gelsi” potesse parlare, chissà quanti aneddoti potrebbe raccontare. Infatti, quest’anno, lo storico palazzo in via Vukovar celebrerà l’illustre anniversario. “In realtà la festa è doppia, visto che ricorre anche il 70º della SEI come tale, dato che prima era un convitto – ci spiega la direttrice Gloria Tijan –. Per l’occasione abbiamo deciso di realizzare un progetto che riguarderà tutte le aree curricolari. Saranno coinvolti tutti gli alunni e gli insegnanti e le attività saranno adattate all’età dei ragazzi. Alla fine dell’anno scolastico, a giugno, in occasione della Giornata della scuola, il progetto si concluderà con una cerimonia presso la Comunità degli Italiani di Fiume (nella speranza che il Salone delle Feste di Palazzo Modello tornerà a essere agibile dopo i danni subiti nel nubifragio del settembre scorso, nda), nel corso della quale presenteremo i risultati della ricerca, allestiremo una mostra di opere artistiche e letterarie, metteremo in scena uno spettacolino e avremo la presentazione di un opuscolo in formato cartaceo e digitale. Giorni fa c’è stata la riunione del team di coordinamento di questo progetto, formato dalla psicologa scolastica Ester Bakotić-Šepić, dalle insegnanti Ksenija Benvin Medanić, Vesna Cattarinuzzi, Iva Kenda, Snežana Kranjec, Nicole Mišon e Sarah Zani, durante la quale è stato deciso che tutto il lavoro si svolgerà attraverso una serie di materie scolastiche. Ognuna di queste, infatti, dovrebbe avere un suo mini progetto che ci aiuterà a raccogliere tutta una serie di temi e compiti per la realizzazione dell’opuscolo. Avremo inoltre due alunni delle superiori che faranno da tramite a tutte le scenette che verranno presentate durante lo spettacolo finale. Le scenette coinvolgeranno soltanto gli alunni dalla I alla V classe e saranno brevi, in modo da far partecipare quanti più bambini, anche quelli che magari non hanno la stoffa di ‘attori’. Le prime due classi si presenteranno con un teatrino dei burattini, per evitare di esporli in prima persona, che forse potrebbe creare loro un po’ d’imbarazzo, mentre i grandi effettueranno dei lavori di ricerca. Durante la lezione di storia, le ricerche saranno incentrate sulla storia del nostro palazzo, mentre nelle ore di tecnica gli alunni scopriranno quanto tempo è occorso per costruirlo e quali sono stati i materiali usati, faranno dei paragoni sul numero degli alunni di allora e di oggi, sull’organizzazione delle materie. Non dimentichiamo che fino a 70 anni fa lo stabile che oggi ospita la Gelsi fungeva da convitto dell’odierna Facoltà di medicina (all’epoca Casa di ricovero F.lli Branchetta, nda), dove vivevano bambini senza genitori o di famiglie meno abbienti, che nella nostra scuola facevano le lezioni di ginnastica. Sarà interessante scoprire anche che Whitehead ha realizzato il riscaldamento centrale dell’edificio, ed è stata la prima scuola a Fiume a venirne dotata, con tanto di docce con acqua calda. Ci sono poi tante altre peculiarità per le quali l’odierno edificio è stato il primo in assoluto”.

La direttrice Gloria Tijan. Foto: Roni Brmalj

Susseguirsi di epoche
“Fino a che non è diventata la prima scuola pubblica Massimo D’Azeglio – prosegue la nostra interlocutrice –, a cavallo tra gli anni ‘30 e ‘40 del secolo scorso, le modalità di vita dell’epoca in questa scuola erano ben diverse da quelle che si sono susseguite quando la struttura è diventata Scuola civica maschile in quella che allora si chiamava via Trieste. Poi negli anni ‘50, quando le scuole italiane di Fiume vennero chiuse, questa rimase aperta e continuò a operare come scuola Gelsi per i bambini del rione, che abitavano nella via che nel tempo ha cambiato più volte nome, da Trieste a Narodnog ustanka a oggi Vukovarska. In questo contesto, anche la toponimia cittadina verrà sicuramente presa in considerazione durante le ricerche del nostro progetto, però in maniera vicina ai bambini. Una parte dell’opuscolo verrà probabilmente dedicata agli insegnanti che hanno lavorato a scuola, che sono in pensione da tento tempo, ma ancora in vita, come pure agli ex alunni che poi hanno avuto grande successo nei vari campi, da quello sportivo come Ana Jelušić, Edvin Calderara ad altri, ma anche in altri settori in cui sono diventati delle eccellenze anche a livello mondiale. Infine ci sarà tutta una serie di considerazioni dei bambini che frequentano oggi la scuola, con i loro desideri e suggerimenti su come migliorarla. Credo che uno dei punti dolenti sia la palestra. Tutti gli alunni sperano di potere ottenere prima o poi uno spazio in cui giocare a pallone, cosa che nell’attuale palestra, con le travi in vista, non è possibile. Questo faciliterebbe anche il soggiorno durante le giornate di pioggia, perché rimanere chiusi in classe durante la ricreazione non è il massimo. Ci basterebbe una piccola palestra nel cortile superiore”.

Foto: Željko Jerneić

Un passato che parla
Uno degli intenti del progetto è far avvicinare quell’epoca ai ragazzi di oggi, far conoscere loro il periodo in cui vissero da bambini i loro nonni e genitori, il modo di vestire, di pensare e di fare, per vedere come sono cambiate le cose, che spesso (e purtroppo), come precisato dalla direttrice Gloria Tijan, non sono cambiate in meglio. “Una volta c’erano classi con 38 alunni. Oggi invece si arriva a circa 18 ed è già difficile gestirle”, spiega.
Il progetto dovrebbe prendere il via all’inizio di novembre. “Il team ha deciso di incontrarsi ogni ultimo giovedì del mese, per vedere come procede il tutto, se ci sono eventuali problemi. Avremo due insegnanti, una della sezione italiana e una di quella croata, che avranno il compito di raccogliere tutti i testi scritti, di controllarli ed eventualmente accorciarli, prima della stampa dell’opuscolo. Raccoglieremo foto d’epoca tra i nostri nonni e genitori e sono convinta che sarà un lavoro bellissimo. Sulla pagina web della scuola apriremo una rubrica a parte dove verranno pubblicati tutti i lavori realizzati, anche quelli che non troveranno posto nell’opuscolo. Spero che avremo anche i mezzi necessari per realizzare delle riprese con il drone e dei filmati, dove i bambini racconteranno la storia della scuola. Ci sarà pure l’inno, che verrà composto dal nostro insegnante di musica, ovvero i ragazzi scriveranno il testo e lui la musica. Poi verranno realizzati degli oggetti in ceramica che rappresentano parti della facciata e della scuola e avremo una mostra vendita a giugno a scuola. Insomma, un lavoro complesso, ma che alla fine, ne sono più che sicura, darà degli ottimi frutti”, conclude Gloria Tijan.

In passato il palazzo ospitava la Scuola civica maschile. Foto: Željko Jerneić

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display