Casa Sant’Anna, per offrire una vita tranquilla e sicura

Compie 30 anni l’istituzione caritativa nata con l’obiettivo di offrire supporto e aiuto alle donne e bambini vittime di violenza domestica

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Casa Sant’Anna, per offrire una vita tranquilla e sicura
Željka Kovačević. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il 20 settembre del 1993, la casa di Santa Anna, istituita dalla Caritas fiumana, accoglieva i primi protetti, due donne e i loro bambini, vittime di violenza familiare. Da quel giorno il rifugio ha accolto oltre 2mila donne e bambini bisognosi di aiuto e supporto per continuare una vita senza subire maltrattamenti da parte di uno o più famigliari e trasformando, grazie ai dipendenti e ai volontari, il loro percorso si vita sicuro, libero e principalmente indipendente. Grazie alla Caritas austriaca, che ha offerto il proprio supporto materiale e all’interessamento dell’allora arcivescovo di Fiume, monsignor Anton Tamarut, del supporto incondizionato negli anni a venire dell’arcivescovo emerito, monsignor Ivan Devčić e dell’attuale, monsignor Mate Uzinić, la casa sicura ha continuato ad offrire tanti servizi, attività e supporto ai fruitori.

La ricorrenza della fondazione è stata ricordata nella sede dell’Arcidiocesi di Fiume, con una cerimonia di ringraziamento alle istituzioni nazionali, regionali e cittadini, a organizzazioni caritative, alle altre comunità religiose senza il cui supporto incondizionato e finanziario la casa rifugio non potrebbe funzionare. Come ha fatto sapere l’attuale direttrice Željka Kovačević, nei primi anni è stata una casa temporanea per donne e bambini vittime della violenza della guerra, da lì è cresciuta fino a diventare la casa che è oggi, una casa per vittime di violenza domestica. “Il merito della sua grandezza nel offrire una mano amica a chi ha più bisogno, è stato sicuramente di suor Suzana Samardžić, che per 27 anni ha guidato e organizzato tutto il lavoro, ideando con i collaboratori, programmi psicosociali per le vittime e i bambini, instaurando consultori sia per le vittime che per i violenti, allestendo laboratori per le donne per acquisire determinate conoscenze, nozioni e abilità relative a determinati lavori per un domani, onde avere un lavoro retribuito che porta all’indipendenza. La missione di suor Suzana è stata riconosciuta pure dalla Città di Fiume e premiata nel 2018 con la Targa d’oro”.

Case del genere, la nostra vergogna
Nel suo discorso, monsignor Mate Uzinić ha dichiarato che “non festeggiamo ma celebriamo sobriamente l’anniversario della fondazione della Casa rifugio poiché l’esistenza di un’istituzione del genere è la nostra vergogna. D’altra parte, questa stessa è di importanza vitale nell’offrire supporto alle categorie più vulnerabili”.

Pure il sindaco Marko Filipović ha voluto sottolineare l’importanza nell’offrire aiuto incondizionato alle vittime della violenza familiare. “Un esito positivo non è possibile senza una sinergia di tutte le istituzioni coinvolte. Pene più severe per i violenti, possibilità di ampio supporto alle vittime, questi sono i fini che dobbiamo raggiungere quanto prima”.

Nel prosieguo della cerimonia sono stai conferiti gli attestati di ringraziamento alle istituzioni che hanno maggiormente contribuito che la Casa di Santa Anna continui nella sua missione: all’Arcidiocesi, alla Caritas, a suor Suzana Samardžić, al Ministero del Lavoro, del Sistema pensionistico, della Famiglia e delle Politiche sociali, alla Regione litoraneo-montana, alla Città di Fiume, alla scuola elementare “Podmurvice” e all’ente Asili di Fiume. A presenziare sono stati pure la vicepresidente della Regione litoraneo-montana, Marina Medarić, il direttore del CCO di Fiume, Alen Ružić, la consulente presso l’Istituto del lavoro sociale del Ministero del Lavoro, del Sistema pensionistico, della Famiglia e delle Politiche sociali, Suzana Diklić e tanti altri benefattori. Di seguito, la direttrice Željka Kovačević e la psicologa Laura Pavičić hanno parlato della storia dell’istituzione e dei successi ottenuti nel campo dell’inserimento sociale dei fruitori dei servizi, con testimonianze di alcune donne che sono riuscite nell’intento di recuperare la propria indipendenza da una vita di violenze. L’intervallo musicale è stato offerto da Natalija Brusić e Fran Srdoč.

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