Dalla metà del XIX secolo fino alla fine del Secondo conflitto mondiale, nei rioni di Belvedere e Cosala furono innalzati numerosi palazzi residenziali in stile liberty. Nello spirito dell’epoca, il quale riprendeva il respiro viennese, i cittadini più benestanti affidavano la realizzazione delle loro eleganti ville urbane, progettate in gran parte su parcelle con giardino, abbastanza lontane dalle strade e quanto più possibile rivolte verso il sole e il mare, agli architetti più in voga del momento, quali Emilio Ambrosini, Venceslao Celligoi, Giuseppe Farcas, Francesco Mattiassi, Giovanni Rubinich e altri. Il loro aspetto denotava la bravura e il brio architettonico di quest’ultimi, come pure i gusti e le capacità economiche dei committenti. Tra loro, un importante ruolo imprenditoriale lo ebbe Artur Steinacker, nato a Gelnica (ex Ungheria, oggi Slovacchia), di radici tedesche, il quale, a detta di Petra Žagar-Šoštarić e Irvin Lukežić (riportato nel saggio “Una città europea transculturale e multilingue – Fiume e la cultura tedesca”), prima di prendere in gestione la Fabbrica di cioccolato, la loggia massonica Sirius e la Banca di credito (fondata congiuntamente con il barone tedesco Anselmo von Totschield) e fermarsi nel capoluogo quarnerino, costruì un’importante carriera presso varie sedi bancarie tedesche, inglesi, indiane, ungheresi e italiane. Qui, fondando l’azienda Steinacker&Comp e occupandosi di finanze, impor-export, azioni diede estro a tutta la sua abilità imprenditoriale, accumulando un’impressionante fortuna in termini di beni mobili e immobili a Fiume e Stoccarda (due ville e un’azienda), nel Tirolo (boschi ai piedi dell’imponente Zugspitze), nonché a Monfalcone, Trieste e Tokai (cantine e case).
Una squadra vincente
Tra questi spicca Villa Steinacker (oggi Casa dei giovani), sita in via Laginja, nel rione di Belvedere, la cui risistemazione porta la sigla dell’architetto e politico lauranese Giovanni Rubinich il quale, come già raccontato in precedenza, lasciò in eredità alla città costruzioni di grande impatto (lo stabile Braun-Birò, la Casa Sirius, la Villa Hauszner-Rosenthal e tante altre). Da quanto riportato nella monografia “Giovanni Rubinich” di Deborah Pustišek, il progetto venne realizzato nel 1911 da Rubinich, in seguito all’intuizione di Steinacker in merito alle enormi potenzialità e al valore dell’edificio, ubicato ad alcune decine di metri dall’arteria stradale e circondato da un’ampia area verde. Il carattere liberty è osservabile in tutta una serie di elementi: nella balaustra del balcone e della terrazza, nelle finestre profilate simili a dei minuscoli ediculi, nelle arcate, nelle trifore e nell’abbondante tettoia. Dal progetto è evidente pure l’aggiunta di alcuni corpi di diverse dimensioni, tra i quali domina la torre centrale della scala a piano rettangolare. Inoltre, nonostante si tratti degli inizi del secondo decennio del XX secolo, il succitato stile si manifesta attraverso dettagli, come per esempio l’oculo sulla facciata meridionale (non è una novità del liberty, ma in questo periodo tale tipo di apertura inizia a trovare uso anche nell’architettura profana). Paragonando i disegni di Rubinich conservati con l’aspetto attuale della villa, risulta chiaro che successivamente sono state apportate delle modifiche le quali, però, non hanno inciso in misura notevole sullo stesso. In tale senso, un esempio lampante è il portale dell’ingresso principale nell’ambito della facciata meridionale, diverso nella forma e nella posizione rispetto agli schizzi: oggi si presenta semicircolare, incorniciato da due semicolonne con rosette sui capitelli e ha preso il posto del meno accessibile ingresso a sud. Il ruolo di asse comunicativo della villa è stato affidato alla ripida scala, che collega tutti e tre i piani e, dato che l’immobile è stato costruito su un terreno non piano, dal lato della strada si presenta a un livello, mentre da quello del cortile è a due piani (qui lo scantinato diventa zona del pianoterra). Dal punto di vista estetico, risulta essere maggiormente rappresentativo il fronte a sud, con la terrazza e le grandi finestre a due ante nell’ambito del piano nobile (quello più significativo di un edificio in stile liberty, sia dal punto di vista della facciata che all’interno), le quali rendono possibile l’ingresso di molta luce e calore naturali. L’effetto si ripete anche nel sottotetto grazie a due monofore e alla trifora centrale situata tra le coppie di colonne. Il corpo occidentale è stato concluso con un tetto piano anziché con uno inclinato, il che è poi stato sfruttato allo scopo di formare un’altra terrazza. Le tre scalinate esterne, mediante le quali gli inquilini della villa accedevano direttamente al parco, testimoniano anch’esse l’intento di mantenere contatti con l’esterno.
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