ANGOLI CITTADINI Palazzo della Provincia: moderno e complesso

0
ANGOLI CITTADINI Palazzo della Provincia: moderno e complesso
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nel periodo tra le due guerre, come già raccontato nello scorso appuntamento, nel capoluogo quarnerino agiva, con ottima preparazione e originalità, un gruppo di architetti e ingegneri edili vicini al razionalismo italiano, tra i quali Giulio Duimich (fiumano, laureato al Politecnico di Budapest) e Yvone Clerici (francese, laureato alla Facoltà tecnica di Budapest). Colleghi presso l’Ufficio tecnico provinciale e grandi amici, i due hanno realizzato in comune una miriade di progetti nei quali, date le grandi somiglianze nel loro modo di lavorare, è difficile stabilire quanto di ciascuno sia presente negli stessi. Tra questi sono da rilevare lo schizzo per la caserma a Permani, la progettazione di tutta una serie di strutture sanitarie, quali gli ambulatori antitubercolari che, negli anni dal 1929 e 1933 vennero costruiti a Mattuglie, Klana, Laurana, Villa del Nevoso (Ilirska Bistrica) e Castelnuovo d’Istria (Podgrad), la scuola elementare di Klana e l’asilo nido a Fiume (nel rione di Potok, in via Josip Završnik). Ciò che colpisce è che in tutti gli enti sanitari sono osservabili una serie di elementi che si ripetono, quali il tetto diritto, la disposizione frazionata della pianta, la composizione dei volumi, le aperture asimmetriche, le finestre a nastro e gli angoli in vetrata. L’opera, però, più importante di Clerici e Duimich è il nuovo Palazzo della Provincia.

Un’idea nata per caso
Siccome dall’istituzione della Provincia di Fiume (22 febbraio 1924) erano passati ormai alcuni anni e il numero di uffici era nel frattempo raddoppiato, si era posta la questione di come risolvere la nuova situazione. L’idea di costruire un palazzo provinciale nacque quasi per caso. Lo riporta pure Jasna Rotim Malvić nel saggio “Enea Perugini, Giulio Duimich e Yvone Clerici nell’architettura a Fiume tra le due guerre” (pubblicato nella rivista Quaderni, volume XXVI), sostenendo che per costruire la palazzina plurifamiliare per i dipendenti della Provincia in Via Carducci (oggi Via Ciotta n.19), era necessario demolire alcune vecchie case, il che fece sorgere due soluzioni: restaurare quelle rimanenti e restituire loro l’aspetto anteriore, oppure demolirle tutte ed erigere qualcosa di completamente nuovo, usando naturalmente tutto il materiale recuperabile dopo lo smantellamento. I due ingegneri scelsero la seconda, con la quale si sarebbe ottenuto uno spazio sufficientemente grande che da solo imponeva l’idea di costruire la nuova sede della Provincia accanto all’edificio abitativo. All’epoca, spiega l’autrice, un progetto così moderno per una sede politica non era tanto frequente. In Italia strutture del genere erano, di regola, costruite in una versione storicista semplificata. Volentieri si faceva ricorso all’architettura rinascimentale e classica, ritenute “stile italiano”.

Architettura e interni
Il palazzo è molto complesso, non tanto per la forma dei volumi quanto per le diverse soluzioni offerte su ogni prospetto e per la variata distribuzione degli interni in ogni piano. Assieme all’edificio abitativo per i dipendenti della Provincia, in prosecuzione, forma un unico complesso. Scrive, a tal proposito, Malvić: “I due stabili sono collegati da una parte più bassa. La sequenza a gradini dei volumi di altezza e grandezza diversa, soprattutto nella parte rivolta alla strada, sarà spesso usata dai due autori non soltanto nell’architettura pubblica ma anche in quella abitativa. L’ingresso rientra profondamente nel corpo dell’edificio che si alza sopra lo stesso, appoggiandosi sul muro massiccio del fronte stradale, che solo all’apparenza chiude la vista sull’entrata dalla via. Questo portico sotto il palazzo è sufficientemente ampio da permettere l’arrivo in automobile fino all’entrata, senza bagnarsi in caso di pioggia. Considerata la pendenza del terreno, il pianoterra è stato parzialmente interrato (il lato stradale) e aperto verso il cortile.”
Nel mezzanino, posto a livello stradale, si trova l’entrata con un ampio atrio dov’è situata la scalinata principale interna, la quale si presenta aperta, completamente libera e si appoggia su sei possenti colonne a forma di corpo luminoso – lampione. L’illuminazione è altresì assicurata da una parete laterale in vetrata, con i vetri a mosaico dipinti alla maniera dell’astrattismo geometrico, accuratamente inseriti nel modo stabilito da Giulio Duimich nel progetto. Le stanze sono distribuite sulla parte orientale e meridionale, separate dalla gradinata tramite un corridoio e, in tal contesto, leggiamo nel succitato scritto che “Al primo piano si trovano le stanze delle personalità più importanti della Provincia. Dalla scalinata a vista si entra nell’atrio, dove da un lato c’è la sala d’aspetto e dall’altro l’ufficio del presidente. Sul versante orientale è situata la stanza più grande del Palazzo provinciale, la sala delle riunioni, con l’affresco murale dipinto dal famoso architetto fiumano Odino Saftich. Sono presenti tutte le specie di apertura, dalle finestre a nastro di Le Corbusier agli angoli in vetrata, fino alle finestre doppie e triple. L’interno del palazzo è rivestito in legno di noce. Tutto il disegno degli interni – mosaici di vetro, rivestimenti dei muri, lampioni, scalinata e altri elementi – è opera di Giulio Duimich”. Dopo la guerra, per molti anni, l’edificio è stato sede del Comitato comunale e regionale del Partito comunista, mentre oggi ospita i partiti politici della città di Fiume.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display