L’imam di Fiume: «Le nostre porte sono aperte a tutti»

L'imam fiumano Hidajet ef. Hasanović ci ha fatto conoscere più a fondo le molteplici attività di tutta la comunità islamica e la collaborazione ecumenica con le altre comunità religiose

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L’imam di Fiume: «Le nostre porte sono aperte a tutti»
L’imam fiumano Hidajet effendi Hasanović. Foto: Željko Jerneić

Il 27 aprile 1916 il Sabor approvò una legge sul riconoscimento dell’Islam come religione paritaria sul territorio della Croazia, quattro anni dopo l’Austria e un anno dopo l’Ungheria. Tra gli altri Paesi europei, il Belgio lo fece solo nel 1974 e la Spagna nel 1992. Con l’indipendenza della Croazia, dopo la Guerra patriottica, questo rapporto è stato valorizzato, ampliato e contemplato in un quadro comprendente tutte le altre religioni professate sul territorio della Croazia.

A livello nazionale, gli appartenenti alla comunità musulmana rappresentano attualmente l’1,6 per cento della popolazione, ma vantano uno dei processi integrativi più riusciti in Europa. La componente regionale e cittadina hanno iniziato a crescere e a formarsi dopo la Seconda guerra mondiale, quando numerosi abitanti di fede islamica provenienti da Bosnia ed Erzegovina e Kosovo hanno deciso di migrare sulle sponde del Quarnero in cerca di lavoro e vita migliore. Anche qui si sono integrati con la popolazione locale, mantenendo però la loro cultura e religione.
Dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto, finalmente nel 1966 venne fondata ufficialmente la Comunità religiosa islamica, che operò dapprima in alloggi privati dei fedeli, poi nel rione di Braida, in locali concessi dalla città di Fiume. Soltanto nel 1973 la Comunità riuscì ad acquistare un appartamento di una settantina di metri quadrati a Palazzo Benzoni, in zona Grivica, proprio nelle vicinanze della Cattedrale di San Vito. Fiume era allora la sede del capo della Comunità islamica di Croazia e Slovenia.
Con il passare degli anni, nacque l’idea, ossia la necessità, di darsi uno spazio più ampio per poter adempiere le funzioni religiose e svolgere altre attività, non soltanto legate alla fede, ma anche culturali e di interesse vario. Ci vorranno 25 anni per superare un’intricata foresta burocratica e per avviare la realizzazione del progetto di un centro islamico. In base ai dato dell’ultimo censimento, nella Regione litoraneo-montana vivono circa 11mila appartenenti alla comunità islamica, mentre nella sola città di Fiume ce ne sono circa 6.500.

«Tanti anni e tanta pazienza…»
”Ci sono voluti anni e tanta pazienza – ci racconta l’imam di Fiume e della Regione litoraneo-montana, Hidajet ef. Hasanović, che ricopre questa carica dal 2005 –. Nel 1999 sono stati acquistati 4mila metri quadrati per la costruzione del Centro islamico e poi altri 6mila. La posa della prima pietra, però, avvenne soltanto nel 2009, seguendo il progetto firmato dal noto scultore e architetto Dušan Džamonja. Il 4 maggio del 2013, con una cerimonia che ha avuto tantissimo riscontro a livello internazionale, venne inaugurato ufficialmente il centro islamico di Fiume, con annessa la moschea. Niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza le donazioni dell’emirato del Qatar e di tantissimi benefattori”.

«Un vero gioiello…»
Va detto che il centro islamico è in funzione della società in cui opera. “Siamo oltremodo orgogliosi di mostrare a tutti il nostro ‘gioiello’ – ha proseguito l’imam –, che oltre alla parte riservata per le preghiere e lo svolgimento delle altre funzioni legate alla fede, comprende varie sale multifunzionali per incontri, conferenze, laboratori, corsi, attività educative, un bar, un ristorante, diversi alloggio per i religiosi in visita o di passaggio, autorimesse e parcheggi, come pure la scuola dell’infanzia ‘Žirafa’, frequentato da un’ottantina di bambini. Vorrei sottolineare che l’asilo è di tipo aperto, dunque qualunque bambino può frequentarlo e sono perlopiù le famiglie della zona che fruiscono dei servizi. Essendo registrato come ‘asilo di un altro fondatore’, può disporre dei contributi della Città per questo tipo di servizio”.

Strada d’accesso, nota dolente
Una nota dolente per il Centro islamico è sicuramente la strada d’accesso, non ancora realizzata. “Purtroppo, tutto va ancora portato a termine. Siamo ottimisti, in quanto nel piano urbanistico per la zona di Rujevica, che dovrebbe venire modificato, la città di Fiume ha previsto la costruzione di questa strada, che dovrebbe allacciarsi alla statale Rujevica-Marinići, all’altezza della rotatoria che si trova nelle immediate vicinanze dello stadio”.

«Le nostre porte sono sempre aperte»
Il Centro islamico è anche un punto d’incontro culturale, presso il quale si svolgono innumerevoli attività. “Le nostre porte sono aperte a tutti – afferma Hidajet Hasanović –. Abbiamo ospitato l’incontro delle comunità religiose e quest’anno, in accordo con l’Arcivescovado di Fiume, le gare di religione, cattolica e musulmana, in quanto quest’ultima viene insegnata in 29 scuole elementari e in varie medie superiori a livello regionale. Le lezioni di religione vengono seguiti in tutto da 360 bambini. Per quelli che non hanno questa possibilità a scuola, le lezioni si svolgono ogni sabato al centro islamico. E poi siamo pure un punto d’interesse educativo-istruttivo, religioso e turistico. Tante sono le comitive di alunni delle scuole fiumane che nell’ambito della materia Educazione civica ci vengono a fare visita per conoscere la nostra realtà. Non mancano nemmeno gruppi di fedeli provenienti da altre parti del Paese, soprattutto dall’Istria, per partecipare a una delle cinque preghiere giornaliere, ma anche tanti fiumani e turisti a cui interessa conoscere il nostro centro, uno dei più belli dell’area mediterranea. Siamo aperti tutti i giorni della settimana per le visite individuali”.

«Fare del bene e aiutare»
La collaborazione interetnica è molto importante per la comunità islamica e ce lo conferma l’imam Hidajet ef. Hasanović. “Fare del bene e aiutare le persone bisognose è uno dei precetti fondamentali della nostra religione. Possiamo dire di avere un’ottima collaborazione con l’Arcivescovado di Fiume, con la Casa di Sant’Anna, con l’ospizio ‘Maria Crocifissa Cosulich’, con il rifugio per senzatetto ‘Rose di San Francesco’ e poi la nostra unità caritativa Merhamet ha uno stretto rapporto di collaborazione con la Caritas nell’offrire supporto e aiuti materiali alle categorie più vulnerabili della nostra società. Nei momenti di necessità, basta una telefonata dalla Casa di Sant’Anna e noi ci mobilitiamo. Vengo spesso chiamato anche dalla direzione dell’ospizio per prendermi cura spiritualmente di una persona che ha richiesto la mia presenza. Siamo bene accetti anche al Centro clinico-ospedaliero di Fiume. Dunque, una collaborazione interetnica, ecumenica e interreligiosa per il bene della comunità a cui apparteniamo e che ci ha accolti in tutti i suoi segmenti”.

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