Croazia. Il numero dei migranti aumentato del 170%

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Croazia. Il numero dei migranti aumentato del 170%

L’emergenza migratoria sta investendo sempre più la Croazia. La rotta balcanica è fra le più attive. Non mancano quanti temono che il Paese possa diventare un “hotspot” di migranti e non soltanto più un luogo di transito verso l’Europa occidentale. Quello che è certo è che si va verso la realizzazione di un centro di accoglienza a Karlovac, nell’ex caserma di Dugi Dol. Il ministro degli Interni, Davor Božinović, che ha incontrato a Karlovac le autorità regionali e locali, ha confermato che nell’ex caserma vi sarà posto per 500 migranti. A Dugi Dol dovrebbero essere registrati i richiedenti asilo che entrano in Croazia soprattutto dal territorio della vicina Bosnia ed Erzegovina. Il numero dei migranti, come ha rilevato il ministro, è aumentato del 170 per cento, per cui un centro d’accoglienza è quanto mai necessario. Per la sua realizzazione si fa affidamento sui fondi dell’Unione europea.
In ogni caso non mancano i timori e le resistenze da parte delle comunità locali nelle cui zone potrebbero sorgere dei centri d’accoglienza. La presenza del ministro a Karlovac è stata anche un modo per tranquillizzare l’opinione pubblica locale, fornire le necessarie spiegazioni e assicurare che le forze dell’ordine restano vigili e sono in grado di tenere sotto controllo la situazione.

Il filo spinato non serve

L’analista politico Gordan Malić ha sottolineato che la Croazia non ha un filo spinato al confine come la maggior parte dei Paesi dell’Europa centrale e orientale che si trovano sulla rotta migratoria per cui è possibile che l’emergenza possa acuirsi. “Siamo piuttosto aperti e vulnerabili a questo riguardo, ma questa è la politica del governo. Visto che il confine è così lungo e difficile da controllare, c’è il pericolo che alcune zone si trasformino in hotspot”, ha spiegato Malić spiegato. Il problema chiave, come rilevato, sta nel fatto che l’UE non ha una politica migratoria unificata.

Un problema europeo

Marinko Ogorec, analista militare ed esperto di politica di sicurezza, ha affermato che il problema dei migranti non è solo un problema della Repubblica di Croazia, ma soprattutto un problema europeo: “Nel prossimo futuro, la maggior parte dei Paesi europei dovrà trovare un linguaggio comune, un denominatore comune per risolvere questo problema”. Ogorec ritiene che il filo spinato non possa risolvere molte cose: “Perché una barriera sia valida, bisogna controllarla, bisogna avere un numero sufficiente di poliziotti che la controllino. Se si parla di sorveglianza delle frontiere è necessario rafforzare i controlli e anche questa questione deve essere risolta a livello dell’Unione europea, ha sottolineato Ogorec.

Non più solo Paese di transito

L’analista Malić ritiene che l’opzione peggiore sia far finta che non esista l’immigrazione clandestina e che ciò porti ad un atteggiamento nei confronti dei migranti che non è socialmente e umanitariamente accettabile. “Ovviamente c’è uno squilibrio, l’afflusso di migranti è in gran parte incontrollato, la Bosnia ed Erzegovina non ha alcun controllo, la Serbia recentemente ha una politica di concessione dei visti ai cittadini di quei Paesi che hanno promesso o hanno già ritirato il riconoscimento del Kosovo”, ha detto Malić. Ogorec gli ha fatto eco rilevando che per ora la Croazia è solo un Paese di transito per i migranti: “Non abbiamo ancora i problemi affrontati da Svezia, Germania e altri Paesi europei sviluppati. Se questa tendenza migratoria dovesse continuare, avremo problemi simili”.
I Sovranisti fanno la voce grossa
Ci sono già dei politici che soffiano sul fuoco. I Sovranisti hanno criticato infatti gli annunci sull’apertura di un centro d’accoglienza nell’area di Karlovac e hanno esortato le comunità locali a opporsi a iniziative del genere e il governo a difendere con maggiore decisione le frontiere.
Per il momento però le forze politiche che vanno per la maggiore, di centrodestra e di sinistra, evitano di affrontare l’argomento migrazioni, se non di sfuggita.

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