Domenica lavorativa. «Questione d’abitudine»

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Domenica lavorativa. «Questione d’abitudine»
Foto: Emica Elvedji/PIXSELL

I cittadini croati s’abitueranno ai negozi chiusi di domenica. Ne è convinto il premier Andrej Plenković, il quale ha chiarito di basare il suo giudizio sull’esperienza maturata nei numerosi Paesi, anche molto sviluppati, che hanno adottato misure analoghe prima della Croazia. “I loro cittadini hanno accettato il fatto che di domenica non si lavora. Non vedo perché ciò dovrebbe comportare un problema per la nostra società. Al contrario, ritengo che abbiamo imboccato la direzione giusta, anche nell’ottica del rafforzamento della famiglia quale nucleo della società croata, senza la quale non vi può essere sviluppo in nessuna sfera della vita”, ha dichiarato Plenković.
Ha ricordato che nel 2020, alla vigilia delle ultime elezioni parlamentari, il governo s’era impegnato a regolare il lavoro domenicale. “Lo abbiamo fatto dopo esserci consultati con tutti i partner interessati, dai datori di lavoro ai sindacati e sottoponendo l’argomento a dibattito pubblico”, ha puntualizzato il capo del governo. Ha osservato che l’intento di questa operazione consisteva nell’individuare il giusto equilibrio tra gli impegni lavorativi e la vita privata, in primo luogo degli addetti nel commercio, un settore dell’economia nel quale il maggior numero di addetti sono donne, ben 86mila. “Il modello è stato individuato e tiene conto del fatto che la Croazia è un Paese votato al turismo, in particolare durante i mesi estivi, cosicché è stata prevista la possibilità di far lavorare i negozi per 16 domeniche l’anno”, ha dichiarato Plenković. Riferendosi alla decisione di alcune Città e Comuni che il 15 agosto scorso hanno indetto fiere al fine d’aggirare il divieto del lavoro domenicale il capo del governo ha affermato che la cosa non è stata resa possibile da una lacuna nella legge. Ha spiegato che la mossa delle amministrazioni in oggetto non può essere considerato un escamotage in quanto “la legge sul commercio contempla questa possibilità, nel rispetto della tradizione e di ciò che le fiere rappresentano, in particolare in occasioni di ricorrenze quali la Festa dell’Assunta”.

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