Previdenza. S’infiammano gli animi La riforma imporrà grossi sacrifici

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Previdenza. S’infiammano gli animi La riforma imporrà grossi sacrifici

ZAGABRIA | La riforma previdenziale sta infiammando gli animi. Il governo non desiste dall’intento di elevare l’età pensionabile a 67 anni e di penalizzare ulteriormente i prepensionamenti. I sindacati per tutta risposta minacciano proteste di piazza. Sulla scena politica di Zagabria si sprecano le parole forti e singoli deputati non perdono l’occasione per accusare il governo di voler rapinare i cittadini togliendo loro quello che si sono guadagnati onestamente in una vita di lavoro. Un problema ulteriore è rappresentato dall’esodo strisciante verso i Paesi più industrializzati dell’Occidente e dalla conseguente penuria di manodopera. A lanciare l’allarme in tal senso sono stati ieri gli imprenditori che hanno chiesto di liberalizzare l’importazione di manodopera dall’estero, per evitare che molte aziende siano costrette a ridurre la produzione o a chiudere i battenti.

Ma sono soprattutto le pensioni a tenere banco sul piano politico, in quanto si tratta di un tema che riguarda fasce vastissime della popolazione. I sindacati, come è noto, si oppongono soprattutto all’ulteriore penalizzazione del prepensionamento e non sono nemmeno troppo soddisfatti per l’innalzamento dell’età pensionabile: si tratta di due temi sui quali il governo non intende però discutere in quanto li considera alla stregua di capisaldi della riforma previdenziale. Più aperto appare il dibattito sull’aggiunta del 27 per cento alle quiescenze sulla quale si sprecano le proposte delle parti interessate. ma anche qui l’Esecutivo appare deciso a puntare i piedi per evitare che si giunga a soluzioni che facciano aumentare il debito pubblico.

In pensione a 67 anni

Il ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale Marko Pavić ha ribadito che l’obiettivo del governo è di fare andare la gente in pensione con quanti più anni di contributi versati, in modo da potere beneficiare di pensioni maggiori, e ha invitato i sindacati a ritornare a sedersi intorno a un tavolo e a proseguire il dialogo sulla riforma della previdenza. La proposta del governo – ha spiegato il ministro – è mirata a garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico. Oltre a prolungare il rapporto di lavoro fino a 67 anni a partire dal 2031, penalizza fortemente il prepensionamento e permette alle persone nate dopo il 1962 di scegliere se rimanere in entrambi i pilastri previdenziali o passare nel primo. In merito alla proposta dei fondi pensione obbligatori, secondo la quale l’aggiunta del 27 p.c. dovrebbe essere assegnata a tutti, e non soltanto a quelli che trasferiscono i risparmi dal secondo al primo pilastro, Pavić ha ricordato che si sta parlando di un importo complessivo pari a 40 miliardi di kune fino al 2040.
“Questo è un governo responsabile e non vuole riversare un simile debito sulle spalle delle future generazioni: vogliamo trovare un modo fattibile per finanziarlo”, ha detto Pavić, aggiungendo che “si cercherà una soluzione che permetta ai futuri pensionati di godere di una pensione maggiore o quantomeno uguale a quella attuale”. Il ministro ha poi ricordato che attualmente l’età media lavorativa, in quanto ad anni di contributi versati, è pari a 30 anni, mentre l’Esecutivo punta ad aumentarla fino a quota 40. “Quelli che arriveranno alla soglia dei 40 anni di versamenti potranno andare in pensione prima”, ha sottolineato.

Secondo pilastro

Dall’Associazione per la gestione dei fondi pensione e dei fondi delle società assicuratrici (UMFO), hanno richiesto al Ministero di dare la possibilità anche ai pensionati del secondo pilastro di vedersi riconosciuto il diritto all’aggiunta alla quiescenza in proporzione ai contributi pensionistici versati. Dall’UMFO hanno chiesto anche che vengano riviste le attuali limitazioni per quanto concerne gli investimenti dei fondi obbligatori, mentre hanno salutato favorevolmente la decisione di rinunciare all’adeguamento delle pensioni secondo la cosiddetta “formula svizzera” e di rivalutare gli assegni in linea con l’aumento dell’inflazione. “Riconoscere il diritto proporzionale all’aggiunta a tutti gli assicurati nel secondo pilastro significherebbe correggere un’ingiustizia, ovvero equiparare i diritti di tutti i cittadini”, ha dichiarato Dubravko Štimac, presidente di PBZ Croatia Osiguranje. “Tenendo presente che i membri del secondo pilastro pagano il 75 p.c. dei contributi pensionistici nel primo pilastro, hanno diritto al 75 p.c. dell’aggiunta del 27 per cento che ricevono i pensionati del primo pilastro, ha spiegato. Dall’UMFO sono convinti che per garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico sia fondamentale arrivare a una crescita economica stabile: con il mantenimento del secondo pilastro pensionistico e con l’aumento degli investimenti dei fondi pensionistici obbligatori nell’economia nazionale, si può certamente dare un grande contributo a questa crescita.

Rapina e ricatto

Rapina, ricatto, discriminazione: queste sono le tre parole che l’ex deputato dei socialdemocratici, ora indipendente, Mirando Mrsić, ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale del governo Milanović, ha utilizzato per descrivere la riforma del sistema previdenziale promossa dall’attuale Esecutivo. Mrsić ha anche spiegato punto per punto le sue accuse. “Rapina, perché ci viene portato via ciò che abbiamo personalmente sui nostri conti nel secondo pilastro previdenziale; ricatto, perché il governo ci dice che se vogliamo ricevere la pensione allora dobbiamo trasferire i fondi dal secondo pilastro allo Stato e poi sarà quest’ultimo a spenderli come vorrà senza garantirci pensioni più grandi; discriminazione, perché tutti paghiamo i contributi e l’IVA, ma non ci permettono di avere il 27 p.c. dell’aggiunta pensionistica”, ha spiegato Mrsić.

«Appropriazione indebita»

“I risparmi per le pensioni – ha proseguito – sono stati introdotti per garantire ai cittadini di avere quiescenze più elevate di quelle che vengono erogate soltanto dal primo pilastro. Nel momento in cui sempre più persone decidono di lasciare la Croazia, con sempre meno persone che lavorano, il secondo pilastro dovrebbe garantire che le nostre pensioni siano maggiori”. Il deputato ha poi puntato direttamente il dito contro il ministro Pavić e il premier Plenković accusandoli di “appropriarsi volontariamente di ciò che è nostro”. Secondo lui è inaccettabile il comportamento del governo che ricatta i cittadini promettendo loro 600 kune in più di pensione se i fondi passeranno nelle casse dello Stato. “Indipendentemente dal fatto che si possa scegliere, in realtà si tratta di un ricatto bello e buono perché chi non farà quanto consigliato dal governo avrà per sempre una pensione più bassa”, ha sottolineato. Infine, secondo l’ex ministro, quanto proposto dal governo non garantisce la stabilità permanente del sistema previdenziale “perché alla fine la spesa totale supererà i 111 miliardi di kune entro il 2040”.

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