«Noi, bambine ad Auschwitz», ora anche in croato

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«Noi, bambine ad Auschwitz», ora anche in croato

Nel Giorno della Memoria nell’Aula consiliare della Città di Fiume è stata presentata la versione croata del libro “Noi, bambine ad Auschwitz” (Mi, djevojčice iz Auschwitza), pubblicato dalla casa editrice Naklada Val e tradotto da Vanesa Begić.
Il curatore dell’edizione croata, Dragan Ogurlić, si è rivolto ai presenti ribadendo che il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, quello stesso campo in cui erano internate Andra e Tatiana Bucci. La vicenda delle sorelle Bucci è una vicenda di stampo mondiale, ma anche fiumano. La prima parte del libro, infatti, si svolge a Fiume. Ogurlić ha esposto pure le sue frustrazioni nei confronti del ministero della Cultura e del Media croato, il quale si è rifiutato di cofinanziare il libro e continua a bocciare le iniziative dell’editore di anno in anno.

In conclusione del discorso introduttivo Ogurlić ha affermato che “Noi, bambine ad Auschwitz” è forse il libro più importante curato da lui. All’evento culturale erano presenti pure il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, la rettrice dell’Università degli Studi di Fiume, Snježana Prijić Samaržija e il presidente della Comunità ebraica di Fiume, Ranko Špigl. Tra gli ospiti pure Marko Filipović, vicesindaco di Fiume e Petar Mamula, vicepresidente della Regione. Il libro è stato pubblicato con il patrocinio della Città di Fiume e della Regione litoraneo-montana.
Il discorso introduttivo è stato tenuto dal sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, il quale ha affermato che la vicenda delle sorelle Bucci deve trovare il suo posto sugli scaffali delle biblioteche di tutte le scuole elementari e medie superiori. “A menzionare questo volume si prova un miscuglio di tristezza e piacere – ha dichiarato Obersnel -. La tristezza è, ovviamente, per il tragico ricordo della deportazione, ma il piacere deriva dal fatto di essere riusciti a raccontare questa vicenda, nella speranza che non si ripeta mai più. Per quanto riguarda la nascita di questa iniziativa, Ivo Goldstein mi ha contattato tre anni fa per farmi presente che esistono due sopravvissute fiumane all’Olocausto. Ci siamo premurati di invitarle a Fiume, abbiamo presentato il cartone animato che racconta la loro storia, le abbiamo portate a vedere il palazzo dove vivevano da bambine, abbiamo collocato le pietre d’inciampo per i membri delle loro famiglie che hanno perso la vita nei campi di concentramento e abbiamo organizzato degli incontri con i ragazzi delle scuole. Ora è stato tradotto in croato il loro libro. Il prossimo passo sarà tradurre anche il cartone animato e a coronamento di questo progetto spero che Andra e Tatiana Bucci possano raggiungerci ancora una volta a Fiume per presentarlo”, ha concluso Obersnel.
A rivolgersi ai presenti sono state pure le autrici del libro, in un breve video in cui hanno raccontato i motivi che le hanno spinte a rivolgersi alle future generazioni con un volume autobiografico.
Il passato dell’Europa è intriso di sangue, ma ciò che è avvenuto non si ripeterà mai più, hanno dichiarato con convinzione e ammirevole ottimismo. Meno fiducioso è stato Petar Mamula, vicepresidente della Regione litoraneo-montana, il quale ha raccontato la storia della sua famiglia e la ricerca del bisnonno, deportato a Dachau. “Le sorelle Bucci hanno avuto la fortuna di sopravvivere per poter raccontare la loro storia – ha puntualizzato -, ma milioni di altre persone non sono qui per riferire cos’è successo loro. Quello che è avvenuto non è inumano, perché definirlo così vorrebbe dire che nella natura dell’uomo non c’è sete di sangue e spietatezza, il che non è esatto. Dobbiamo lottare contro questa nostra tendenza distruttrice con l’educazione e la cultura, in modo da tenere a freno tali istinti.
Se a Fiume è stato fatto tanto per rimediare almeno in parte ai torti del passato, a livello nazionale c’è ancora un velo di silenzio troppo spesso”, ha concluso.
Alla presentazione del libro è intervenuto anche lo storico, membro della comunità ebraica e docente universitario, Ivo Goldstein, il quale ha raccontato a grandi linee la storia dell’Olocausto, quella che negli ultimi decenni viene definita Shoah, termine ebraico dal significato di “catastrofe”. Volendo delineare temporalmente il processo di sterminio degli ebrei si può prendere l’arco di tempo che va dal 1933, anno in cui Adolf Hitler divenne cancelliere tedesco e la fine della Seconda guerra mondiale. Il fatto che nessun lager fosse stato istituito sul suolo tedesco indica, ha spiegato Goldstein, che i nazisti hanno pensato bene di nascondere agli occhi della cittadinanza quello che stavano facendo. L’Olocausto si svolse in tre fasi: marginalizzazione, concentrazione e sterminio, proprio come avvenne nel caso della famiglia delle sorelle Bucci. “Andra e Tatiana Bucci hanno iniziato a raccontare la loro storia nel 1996 – ha spiegato Goldstein – e ora abbiamo qui di fronte a noi un libro che oserei definire bello, in quanto è scritto bene e traspira un calore umano. D’altra parte è anche un racconto terribile in quanto parla del campo di concentramento e di tanta paura e dolore. È una cosa straordinaria il fatto che sia le sorelle che i loro genitori siano riusciti a sopravvivere. ‘Noi, bambine ad Auschwitz’ si legge tutto d’un fiato ed è quello che tutti noi dobbiamo fare. Alle conferenze dedicate all’Olocausto si sente spesso dire “mai più”, però non basta pronunciare questa frase per esorcizzare il pericolo di un nuovo genocidio. Purtroppo gli omicidi e gli stermini di donne e bambini innocenti sono all’ordine del giorno a livello mondiale. In conclusione vorrei parlare a nome mio, in quanto seconda generazione di sopravvissuti, e mi chiedo come fare a parlare ai ragazzi che sono la quarta o quinta generazione. Ormai sono passati ottant’anni dall’inizio della deportazione intensiva nei campi, e la memoria non è molto fresca, ma sono contento che iniziative di questo tipo continuino a tenerla viva”.
L’ultimo intervento è stato di Ines Grgurina, docente di storia al Primo ginnasio croato fiumano (PRHG), la quale ha confermato che effettivamente negli ultimi dieci anni è stato fatto tanto e i ragazzi, ma anche i docenti, sono molto più informati sull’argomento. La scuola, però, non è la sola responsabile dell’istruzione e bisogna fare leva anche sui mass media e sulle altre fonti d’informazioni.

La presentazione nell’Aula consiliare di Fiume. Foto Željko Jerneić

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