ORLANDERIE Diritti televisivi e questioni morali

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ORLANDERIE Diritti televisivi e questioni morali

La scorsa estate mi recai con mia moglie a Međugorje. Lei per “dialogare” con la Madonna, io per incontrare Zdravko Mamić, ex dirigente della Federcalcio e della Dinamo Zagabria, ora in fuga dalla giustizia croata dopo essere stato condannato a sei anni e sei mesi di carcere. Da quelle parti c’ero stato già due volte in occasione del collegiale invernale del Rijeka. Con Zlatko Dalić, l’attuale selezionatore della nazionale croata nel 2008 (sulla panchina dei fiumani per una stagione) e con Ivo Ištuk nel 2012, proprio quando Gabriele Volpi annunciava di essere disposto a salvare il Rijeka. Volpi l’avevo sentito per telefono durante il viaggio attraverso la Dalmazia grazie al compianto presidente Robert Komen, che era a Genova proprio con Volpi e Damir Mišković. Per Ištuk era il collegiale dell’addio… Per la prima partita dell’era Damir Mišković, con l’Hajduk a Cantrida (0-3) il 21 marzo 2012, in panchina era seduto Dragan Skočić, una scelta di Srećko Juričić. La sua esperienza durò sette partite, tanto che il campionato del 2012 il Rijeka lo concluse con Elvis Scoria. Due partite. Silurato poi anche lui. Come per Skočić, vale la maledizione degli ex… Nel primo mandato avevano conquistato una Coppa Croazia a testa.
Dunque, all’albergo Regina in compagnia di Zdravko Mamić a discutere di calcio. Solo belle parole per Davor Šuker, presidente della Federazione. Ovviamente, perché prima della sentenza gli aveva pagato una cauzione di oltre due milioni di kune per ottenere la libertà provvisoria. Estremamente critico nei confronti di Marijan Kustić, l’attuale direttore esecutivo della Federcalcio. Il “commissario politico” del partito al potere, che organizzò a Spalato la partita della nazionale croata dopo i Mondiali per accattivarsi le simpatie e i voti dei dalmati. In buoni rapporti con Damir Mišković dal primo giorno del suo “esordio” nel calcio croato come presidente del Rijeka. Si è tessuto le lodi per avere salvato il Rijeka e Mišković dalla retrocessione in quel critico 2012 negando la licenza di Prima Lega al Dugopolje. E, dulcis in fundo, sulla sua influenza di quanto succede nella Dinamo. “Senza il mio consenso non possono comperare nemmeno la carta igienica…”.
Zdravko Mamić è (era) il padre padrone del calcio croato. Nella Dinamo è ancora lui a decidere tutto. Nella Federcalcio, comunque, con o senza l’influenza di Mamić, regna il caos. L’Esecutivo è un teatro dei burattini, nonostante i tentativi di Mišković e Kustić di mettere ordine.
Ha sollevato un polverone l’ultima iniziativa della Federcalcio (leggi Mišković) sui contratti dei diritti televisivi. Ora le dieci società si dividono 12 milione di kune, ma per alcuni (Varaždin 400.000) ci sono soltanto briciole. Il concorso è aperto, ma Mišković l’ha sparata grossa parlando di un contratto di venti milioni di euro. Pronta la reazione dell’Hajduk, per bocca del presidente Marin Brbić, che ha giustamente aperto il capitolo “Associazione club di Prima Lega”, spenta sei anni fa. Da allora è una “commissione” della Federcalcio a “curare” (controllare) gli interessi delle dieci società. Una “commissione” anche per gli arbitri. Un’assurdità. Una decina di incompetenti dell’Esecutivo, per la maggioranza politici da quattro soldi e senza morale, tengono in ostaggio il calcio croato. È inspiegabile come la nazionale con questa dirigenza sia arrivata alla finale mondiale.
Brbić ha ragione in merito alla “Lega calcio”, ma deve chiedersi perché nessuno, tranne lo Slaven Belupo, abbia sostenuto la loro iniziativa di ripristinare l’istituzione alcuni mesi fa durante la seduta a Zagabria. L’aveva organizzata Kustić, lavandosi le mani…
Sono i club che devono curare i propri interessi. Televisivi e altri. Non la Federcalcio, che li costringe a prostituirsi per sopravvivere. Con o senza Mamić…
Tutti a Međugorje. A pregare per salvare l’anima… Il calcio croato è nel caos finanziario e organizzativo. Tutti contro tutti. L’Hajduk sicuramente esagera tenendo in ostaggio la Federcalcio, gente incompetente di dubbia moralità.

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