
La scarsa conoscenza della lingua croata, la mancanza di volontà o strumenti per impararla e le esperienze di discriminazione da parte della popolazione locale sono tra le maggiori difficoltà che affrontano i lavoratori provenienti da Paesi asiatici in Croazia. È quanto emerge da una nuova ricerca dell’Istituto per le Migrazioni, presentata oggi, giovedì 22 maggio, alla conferenza “Migrazioni, mercato del lavoro e integrazione: la Croazia di domani”, organizzata dall’Associazione croata degli imprenditori (HUP).
Lo studio, condotto tra dicembre 2023 e gennaio 2024 su un campione di 400 lavoratori stranieri (di cui l’83% uomini), rivela un quadro chiaro: il 90% degli intervistati ha meno di 40 anni, la maggior parte proviene da Filippine, Nepal e India, ed è arrivata in Croazia per motivi economici. Ben il 90% invia regolarmente denaro alle proprie famiglie nei Paesi d’origine.
Il 78% dei partecipanti lavora a tempo pieno, principalmente nella ristorazione e nel settore delle consegne. Il 90% dichiara di avere un’istruzione secondaria o universitaria, anche se questi dati non sono stati verificati ufficialmente.
Il dato più critico riguarda la lingua: il 70% non parla croato e lo impara solo informalmente sul posto di lavoro. Solo l’8% lo parla fluentemente. Tuttavia, oltre il 90% degli intervistati intende restare in Croazia almeno dieci anni, molti anche fino alla pensione. Più della metà ha in programma di far arrivare in Croazia anche la propria famiglia.
Disagio e stress
Il 66% dei lavoratori asiatici ha riferito livelli elevati di stress, in gran parte legati a esperienze di esclusione sociale e discriminazione. Il 7% ha segnalato problemi psicologici. Alla domanda sulla qualità della vita in Croazia, il voto medio assegnato è stato di 4,2 su 10. L’87% ritiene comunque di avere diritto a una qualità della vita pari a quella dei cittadini croati.
Secondo Samir Hošić, vicepresidente dell’Associazione degli imprenditori delle piccole e medie imprese (HUP), l’arrivo di manodopera straniera è fondamentale: “Senza questi lavoratori non ci sarebbe stata la crescita economica che oggi registriamo”. Tuttavia, riconosce che l’integrazione è una sfida urgente e complessa, aggravata dalla barriera linguistica e dalla burocrazia.
Hošić ha raccontato che nella sua azienda su nove dipendenti stranieri solo uno sta provando a imparare il croato.
Croazia: da Paese di emigranti a Paese di immigrazione
Marina Perić Kaselj, direttrice dell’Istituto per le Migrazioni, ha sottolineato che la Croazia sta attraversando un cambiamento profondo: “Eravamo un Paese di emigrazione, ora stiamo diventando un Paese di immigrazione”. La maggior parte dei nuovi lavoratori arriva da Paesi asiatici, ma si registra anche il ritorno di emigranti croati.
Perić Kaselj chiede una politica migratoria proattiva: “La migrazione non è solo un processo fisico, ma anche sociale. E va gestita con visione e responsabilità”.
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