L’intelligenza artificiale rivoluzionerà la didattica?

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L’intelligenza artificiale rivoluzionerà la didattica?
Foto Ivor Hreljanović

‘Predrag Pale è un provocatore. Ebbene sì, uno degli uomini che hanno portato internet in Croazia, fondatore di Carnet e aiuto ministro dell’istruzione dal 1993 al 2000, con quattro diversi governi, non è altro che un provocatore. È stato lui stesso a definirsi tale verso la fine di una lezione che ha tenuto lunedì sera alla scuola elementare Belvedere di Fiume, dove ha parlato a un nutrito gruppo di insegnanti sull’uso dell’Intelligenza artificiale a scopi didattici.
Un po’ per il tema, che va molto di moda, e un po’ per la fama dell’oratore, definito dal preside della scuola, Denis Stefan, come una di quelle personalità che si vedono in televisione e che sono pertanto note a tutti, l’aula era stracolma. “Le nostre sedute di solito non hanno tutto questo pubblico”, ha commentato un professore a fine lezione. Con grossa sorpresa dei presenti, però, più la lezione andava avanti e più ci si accorgeva che Pale, che è egli stesso professore al FER di Zagabria, non aveva nessuna intenzione di mostrare ai suoi colleghi qualche trucco su come sfruttare l’intelligenza artificiale a fini didattici. Il suo obiettivo era tutt’altro.
Che si sarebbe trattato di una lezione atipica lo si era intuito sin dalle battute iniziali. Quando un relatore fa più domande rispetto al numero di risposte che dà, le possibilità sono due: o non conosce bene la materia o vuole spingere il pubblico a riflettere su quello che crede di sapere. Era decisamente il secondo caso, ma andiamo con ordine.

Cosa è l’IA?
“L’intelligenza artificiale non esiste. Possiamo parlare, volendo, di intelligenza meccanica. Ma anche in questo caso dobbiamo stare attenti a cosa intendiamo per intelligenza. In questo momento ci sono programmi molto bravi a fare determinate cose, ma se chiediamo a un ‘intelligenza’ che è in grado di riconoscere un sorriso da una foto, di scrivere un testo, ci accorgiamo che non è minimamente in grado di farlo. Bisogna dunque capire che tutti i progressi fatti fino ad ora, e sono molti, riguardano la capacità di risolvere problemi molto specifici, il che è completamente diverso da quello che noi comunemente intendiamo per intelligenza. Siamo lontanissimi dallo sviluppare un’intelligenza generale, simile a quella umana e al momento non ci sono segnali che si possa un domani arrivare a questi livelli”, ha affermato Pale.

Il nuovo che avanza
Indipendentemente dal nome che si decide di dare a questa nuova tecnologia o a quali siano i suoi limiti attuali, essa comporta comunque una novità considerevole. Le applicazioni dell’intelligenza artificiale stanno impattando vari campi e rischiano di rivoluzionare il mercato del lavoro, ma secondo Pale questo non è un processo naturale che non va inteso come un problema, bensì come il segno del progresso che avanza.
“Oggigiorno nessuno si sognerebbe di dire che i semafori hanno rubato il lavoro a vigili che un tempo regolavano il traffico stradale, eppure questo è un esempio lampante di come una macchina possa sostituire un essere umano nei suoi compiti di lavoro. Allo stesso modo non ci dispiacciamo quando vediamo un bulldozer al lavoro, non ci passa per l’anticamera del cervello che quel macchinario abbia rubato il piacere di scavare a chi lavorava in quel specifico settore dell’edilizia. Gli strumenti del futuro possono far paura, ma fino ad un certo punto, perché per ogni posto di lavoro che verrà chiuso ve ne saranno nuovi che si creeranno”, ha dichiarato il professore.

Foto Ivor Hreljanović

Un maestro virtuale
A questo punto la domanda che sorge spontanea è se l’intelligenza artificiale sarà in grado di sostituire anche gli insegnanti. Una domanda che secondo Pale è però sbagliata in partenza, in quanto non serve scomodare l’IA per capire che c’è già tutta una serie di strumenti che a mettere in dubbio il ruolo dell’insegnante. “Quando ho iniziato a lavorare, più di trent’anni fa, io ero l’unica fonte di sapere per i miei studenti. I libri erano pochi, internet non esisteva, non era disponibile o non conteneva le informazioni richieste, pertanto il ruolo dell’insegnante era centrale per l’acquisizione del sapere. Oggi però non è più così. Indipendentemente dall’intelligenza artificiale ogni studente oggi può in pochi clic ottenere tutte le informazioni che potrebbe dargli un maestro. Nella stragrande maggioranza dei casi, noi non poniamo mai domande nuove e dunque non sono nuove nemmeno le risposte, che possono venir trovate online con facilità. E anche nel caso in cui le risposte non siano reperibili, basterà porre la domanda pubblicamente a tutti, che dall’altro capo del mondo comparirà qualcuno in grado di fornire la spiegazione”, ha affermato Pale.

Foto Ivor Hreljanović

Quale è il ruolo dell’insegnante?
A questo punto il pubblico già confuso è stato bersagliato di domande su quale sia al giorno d’oggi il ruolo dell’insegnante. Secondo Pale questo non può essere il trasferimento di questa o quella nozione, in quanto uno studente determinato potrebbe già trovare tutte le risposte in rete. Allo stesso tempo il ruolo non può essere quello di un consigliere di vita, sia perché c’è sempre un forte imbarazzo nel porre domande di questo genere ai propri inseganti, sia perché anche quel tipo di risposte può arrivare facilmente da altre fonti. “Badate, io stesso non so dare risposta a questa domanda. Rimane forse il ruolo di mentore. Una figura che indica la strada, che spiega come navigare in un groviglio di informazioni, come pensare in modo critico. Questo è forse l’unico ruolo che la tecnologia al momento non può sostituire, ma non è detto che in futuro non lo faccia. Non dobbiamo chiederci dunque se domani il lavoro del maestro verrà sostituito da un robot, ma se avrà ancora senso che ci sia qualcuno a fare da maestro. Insomma: il robot stesso potrebbe non avere senso nella funzione di maestro”, ha dichiarato il professore.

Si può fare di più
Ma proprio come sa fare un bravo maestro, che Predrag Pale sicuramente è, nel momento in cui nessuno capiva più il senso di questa lezione, ecco che i tanti pezzi del puzzle iniziano a formare una figura ben distinta. Lo scopo della lezione di Pale è far riflettere gli insegnanti su cosa possono fare “a partire da domani” per migliorare le loro lezioni. “Non serve l’intelligenza artificiale. Abbiamo già una marea di strumenti che la tecnologia mette a disposizione da tanti anni. Eppure, ditemi, quanto è cambiato il modo di insegnare rispetto a 15 anni fa? Dobbiamo fare di più, dobbiamo innovare, ricercare, dobbiamo studiare. Sì, noi insegnanti dobbiamo studiare. Sia nel nostro tempo libero, perché imparare qualcosa di nuovo dovrebbe essere un piacere, sia perché questo è l’unico modo per rimanere aggiornati sul mondo che cambia e per interessare i ragazzi, per motivarli, per sfidarli. Se non avete più quella passione che avevate da giovani verso la vostra materia, cambiate lavoro. Ma se siete ancora appassionati fate tutto quello che ritenete giusto. Non fatevi limitare dal sistema, sfidatelo, innovate, siate il meglio che potete. Soltanto così aumenteremo la motivazione degli studenti”, ha concluso Pale.

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