La tranvia di Fiume: una moderna «diavoleria»

PANORAMA - In esercizio dal 1899 al 1952, attraversava il capoluogo del Quarnero da ovest a est toccando la stazione ferroviaria e il centro, collegando i punti strategici della città

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La tranvia di Fiume: una moderna «diavoleria»
Gábor Zsigmond, direttore generale del Museo nazionale ungherese, autore del volume trilingue (croato-ungherese-italiano) The Rijeka tram/A fiumei tramv/I tram di Fiume - Foto Željko Jerneić

Un’industria fiorente, intensi traffici commerciali, collegamenti via mare, stradali e su binari, numerose innovazioni, crescita demografica e una vivace vita culturale: la tranvia di Fiume nel trasporto pubblico entrò in funzione nel cosiddetto periodo d’oro della città, iniziato nella seconda metà dell’Ottocento e durato fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Correva l’anno 1899: alle sei di mattina del 7 novembre, su un percorso di quattro chilometri che andava dalla Fiumara al Silurificio, otto mezzi partirono per la prima corsa cerimoniale. Il biglietto costava 10 soldi, si poteva viaggiare per tutta la giornata dalle ore 7 alle 22. “È il diavolo!”, “Dove sono i cavalli?”, “Va da solo?”, “Cosa ci serve questo?”. Sono queste soltanto alcune delle prime reazioni dei fiumani, in quel lontano 1899, di fronte a quella che si presentava come un’assoluta novità per la regione (a Zagabria, ad esempio, fu introdotta undici anni dopo, a Pola nel 1904).

Foto Željko Jerneić
LA copertina dell’edizione trilingue / Foto Željko Jerneić

Lo scorso 22 gennaio, stampato con una tiratura di 20.000 copie, dal valore facciale di 2,60 euro, le Poste croate hanno emesso un francobollo celebrativo, dedicato ai centoventicinque anni dall’introduzione di tale mezzo nella città adriatica. Una storia raccontata da Gábor Zsigmond – direttore generale del Museo nazionale ungherese (il più importante del Paese), e già vicedirettore generale del Museo ungherese della scienza, della tecnologia e del trasporto – nel volume trilingue (croato-ungherese-italiano) The Rijeka tram/A fiumei tramv/I tram di Fiume, pubblicato per i tipi della Szülőföld. Il libro è stato recentemente presentato nel capoluogo del Quarnero, nell’ambito del Festival Hungarikum, organizzato in collaborazione con gli autori e il Dipartimento di Lingua ungherese della Facoltà di Filosofia di Fiume.

La presentazione del volume ha riscosso un notevole interesse / Foto Željko Jerneić
La presentazione del volume ha riscosso un notevole interesse / Foto Željko Jerneić

Zsigmond, che nutre un’autentica passione per i veicoli (in questo caso il tram), è stato a Fiume in più occasioni e al suo attivo ha diversi altri saggi e studi sulla storia della città, sulla marina mercantile e sui traffici. Tra l’latro, è stato tra i curatori, insieme con Balogh Ádám, Pelles Márton ed Ervin Dubrović, della mostra allestita (con grande successo di pubblico) nel 2022 presso il Museo civico e con il titolo La nascita di Fiume quale moderna città portuale 1868 – 1918 (realizzata congiuntamente dal Museo ungherese del commercio e del turismo, dal Museo ungherese della scienza, della tecnologia e del trasporto, dal Museo civico di Fiume e dal Museo di marineria e di storia del Litorale croato di Fiume). Sei anni fa, con Márton Pelles, ha scritto un libro in ungherese e inglese “A fiumei magyar türköy tengerészet története (1868–1918)”, ossia “La storia del commercio marittimo ungherese di Fiume (1868–1918)”, uscito nel 2022 per i tipi della Szülőföld nella versione in croato e in italiano (Storia della marina mercantile fiumana 1868–1921/Storia della navigazione commerciale a Fiume 1868–1918).

La presentazione del volume ha riscosso un notevole interesse / Foto Željko Jerneić
La presentazione del volume ha riscosso un notevole interesse / Foto Željko Jerneić

Tornando al tram fiumano, lo studioso e ricercatore ungherese ne ha sottolineato l’efficienza, una qualità che emerge ancora più netta se paragonata con i trasporti urbani odierni, con una frequenza impensabile oggi: il tram elettrico passava ogni cinque minuti, univa le parti più importanti e strategiche di una città che già disponeva di uno dei più moderni sistemi di trasporto pubblico in Europa. Il sistema tranviario, forte simbolo di modernizzazione. In un’epoca in cui, trainata dal porto (il decimo d’Europa, per il movimento merci e passeggeri), si stava fortemente sviluppando tutta l’economia cittadina e di conseguenza si potenziavano anche le vie di comunicazione – in primis la ferrovia, con ben due linee che collegavano Fiume ad altre reti ferroviarie in due diverse direzioni, una proveniente da Karlovac e Budapest, l’altra da Lubiana e Vienna (edificio storico della stazione, in stile neoclassico, fu inaugurato nel 1891) –, non deve sorprendere che l’amministrazione cittadina si dedicò pure al miglioramento del traffico urbano, in quel periodo ancora limitato e lento. E si pensò, appunto, al tram.

Foto Željko Jerneić
Foto Željko Jerneić

Nel 1892, il Comune pubblicò un bando di concorso per la costruzione di tram per il trasporto passeggeri e merci. Ad aggiudicarsi la partita, il barone Oscar Lazzarini, a condizione, però, che i tram fossero a conduzione elettrica. Il Comune stipulò nel 1896 il Contratto di costruzione e introduzione del traffico elettrico a Fiume, dandolo in concessione per un periodo di cinquant’anni. Il concessionario, la Banca commerciale di Pest, approvò la realizzazione di un unico binario della lunghezza di 4.400 metri. All’inizio le carrozze erano trainate da cavalli, ma nel corso degli anni, con l’avanzare della tecnologia, furono munite di trazione elettrica (la corrente veniva assicurata da una centrale che operava nel rione di Scoglietto).

Foto Željko Jerneić
Foto Željko Jerneić

C’erano otto vetture – che diventeranno con il tempo in totale undici, con otto rimorchi aperti e otto coperti (nel 1910 riuscì a trasportare circa 2,5 milioni di persone) –, ognuna capace di trasportare fino a 28 passeggeri, con 16 posti a sedere e 12 in piedi. D’inverno i tram circolavano dalle ore 7 alle 22 e d’estate dalle 6.30 alle 22.30. L’azienda che gestiva il trasporto pubblico era la “Tram elettrico”, a capo della quale c’era inizialmente Giuseppe Giordano (1906-1908), quindi Eugenio Padoani (1908-1913) e infine Tullio Schnitz (1913-1939). In origine, connetteva la stazione ferroviaria con il ponte sull’Eneo attraversando il centro cittadino; poi nel 1907 la linea fu estesa a est, dal ponte sulla Fiumara verso Scoglietto, e tre anni dopo anche a ovest, dalla stazione verso Cantrida, quando si pose il binario fino all’allora cantiere navale Danubius, arrivando a complessivi 6.250 metri.

Nel 1914 iniziò la costruzione di una linea a doppio binario, che a causa della guerra fu completata soltanto nel 1921; tre anni dopo vennero invece sostituiti i motori di trazione con degli altri più moderni e potenti (fino a 50 cavalli), di produzione Siemens; nel 1926 le vetture vennero dotate di freni ad aria compressa dell’azienda americana Westinghaus. La velocità dei tram venne pertanto portata a un massimo di 14 chilometri all’ora con capacità di trasporto di circa 5mila persone al giorno. Nel 1928 fu costruito un nuovo deposito a Scoglietto.

I primi tram erano di colore grigio-oliva con lo stemma della città di Fiume, ma su molte cartoline dell’epoca erano dipinti di rosso. C’erano anche versioni estive, con tende che proteggevano dal sole e dal vento, assicurando così una ventilazione naturale. A bordo si poteva acquistare anche il biglietto per la piscina. Un dato interessante è che l’orario era “flessibile”, quindi anche se circolavano solo fino alle 22, i tram aspettavano il pubblico che usciva dal Teatro comunale a fine spettacolo (ricordiamo, il primo sipario si alzò il 3 ottobre 1885), ed erano coordinati in modo tale che si potesse prendere la coincidenza con il treno o il piroscafo. Il tram collegava tutte le parti più importanti della città. La partenza era dalla Fiumara, quindi si attraversava l’attuale via Adamić, per raggiungere poi la stazione ferroviaria, proseguire accanto all’allora Accademia navale (l’attuale edificio principale del Centro clinico ospedaliero) e poi Mlaca, entrando nell’ex via dei Pioppi, fino al Silurificio.

Nei anni Trenta del secolo scorso, con l’evoluzione del servizio e il passaggio agli autobus, segnò il graduale, ma inesorabile declino della tranvia. Nel 1942 venne registrato il record di passeggeri, circa 11 milioni. Se durante la seconda guerra mondiale, nonostante le interruzioni causa gli eventi bellici, il tram era l’unico mezzo di trasporto pubblico nella città, già nel 1935 si cominciò a considerare l’idea di sostituirlo con i filobus. Successivamente, furono acquistati nuovi autobus che integrarono il servizio tranviario, come avvenne nel 1951 e il 15 giugno 1952 la tranvia, in cattive condizioni di manutenzione e nell’impossibilità di venire modernizzato, ma anche a causa dell’accumulo dei debiti realizzati dall’azienda che lo gestiva, cessò definitivamente l’esercizio e fu sostituita da una rete filoviaria. Oggi non ci rimane altro che sfogliare le pagine di questo volume che recupera un tassello prezioso del passato di Fiume e ricorda uno dei simboli del suo progresso economico, tecnologico e sociale.

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