
Quest’anno ricorrono i 110 anni dal famigerato assassinio di Sarajevo, in cui il 28 giugno Gavrilo Princip, un nazionalista serbo-bosniaco, uccise in un attentato l’erede al trono austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria-Este e la sua consorte Sofia Chotek von Chotkowa, duchessa di Hohenberg. Questo tragico evento fu il prologo che, tra il luglio e l’agosto del 1914, scatenò la Prima guerra mondiale. Un argomento che abbiamo trattato con lo storico spalatino Tihomir Rajčić, autorevole firma del quotidiano “Slobodna Dalmacija” di Spalato, autore del libro I segreti di Belgrado della Prima guerra mondiale (Beogradske tajne I. svjetskog rata, edito nel 2022 dalle case editrici Alfa di Zagabria e Bošković di Spalato, nonché dall’associazione EU Clio di Castelli/Kaštela). Un libro che ha riscosso l’interesse dei lettori desiderosi di conoscere in modo più approfondito le vicende che hanno segnato il XX secolo.
Rajčić che è impegnato in ricerche del XIX e XX secolo, che hanno prodotto una trentina di articoli scientifici, è pure l’autore del libro La vita segreta del pittore Vlaho Bukovac (Vlaho Bukovac, nato a Ragusa Vecchia/Cavtat nel 1855 e morto a Praga nel 1922, si ricorda che alla nascita si chiamava Biagio Faggioni e decise di croaticizzare il proprio nome e cognome negli anni ‘70 del XIX secolo) che è il risultato del suo sforzo di presentare al pubblico i temi storici in uno stile moderno di saggistica, cioè in una narrazione dei fatti storici scorrevole e accessibile a tutti, quasi si trattasse di un romanzo.
Perché ha deciso di svolgere ricerche sull’argomento trattato nel libro?
“La questione della responsabilità della Serbia nella Prima guerra mondiale è quasi sconosciuta in Croazia. Nelle storiografie occidentali nessuno ha elaborato i documenti originali del governo di Belgrado. Ecco perché il mio libro è un’esclusiva storiografica che rivela che la Grande guerra poteva essere evitata. Se nel luglio 1914 fosse stata condotta un’indagine internazionale imparziale sulla responsabilità della Serbia nell’assassinio di Sarajevo, le superpotenze europee dell’epoca non sarebbero semplicemente scivolate in una guerra di carattere mondiale. Ecco perché il mio libro è importante per la Serbia di oggi perché offre un contesto storico europeo che è un importante inizio della catarsi e dell’europeizzazione della società serba”.
Nel libro afferma apertamente che la Serbia è direttamente responsabile dello scoppio della Prima guerra mondiale, non solo per l’assassinio di Sarajevo, ma anche per l’aperta destabilizzazione dell’Austria-Ungheria anni prima. Di cosa si tratta?
“Si tratta di un’analisi molto realistica di un ufficiale dei servizi segreti serbi che ha riassunto gli obiettivi della politica segreta del governo di Belgrado con le seguenti parole: ‘È naturale e comprensibile che l’azione rivoluzionaria da parte nostra si sia scontrata con la condanna contro il governo Austro-Ungarico. L’azione rivoluzionaria riguardava la sua distruzione’. Gli agitatori e gli agenti dei servizi segreti del governo di Belgrado organizzarono canali segreti nella Bosnia ed Erzegovina austro-ungarica. Tra questi era particolarmente importante quello che comprendeva Šabac e Loznica, oltre il fiume Drina. Un altro canale segreto era presente in Bosnia ed Erzegovina e comprendeva Zvornik, Priboj, Tuzla e Doboj fino ad arrivare a Sarajevo. Attraverso questo canale segreto Gavrilo Princip arrivò a Sarajevo e il 28 giugno 1914 uccise l’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando”.
Qual è stato il contesto europeo di questa attività terroristica segreta del governo di Belgrado?
“All’inizio del XX secolo l’Europa era così militarista che la Prima guerra mondiale che tra il 1905 e il 1914 sarebbe potuta scoppiare più volte in diversi luoghi e in varie circostanze. Il conflitto venne sfiorato nel 1911, a causa della crisi che coinvolse la città marocchina di Agadir, quando la Gran Bretagna temendo l’influenza tedesca sull’Atlantico era pronta ad entrare in guerra. La stessa cosa accadde nel 1908 e nel 1909 quando, a causa della Bosnia ed Erzegovina, la Serbia era pronta a entrare in guerra contro l’Impero austro-ungarico, con la Russia, la Germania e la Francia pronte a intervenire anche loro senza esitazioni. Una situazione simile con gli stessi governi nominati precedentemente si era ripetuta anche durante le guerre balcaniche del 1912 e 1913. Ecco perché nel mio libro ho spiegato nel dettaglio il contesto diplomatico e politico-militare europeo fino al 1914, che in larga misura si ripete anche oggi. Nonostante le circostanze significativamente diverse, infatti, Germania e Francia restano i principali attori europei, seguiti dall’Italia, che vuole confermare la propria importanza diplomatica. Proprio come cento anni fa la Gran Bretagna guarda l’Europa da bordo campo. La Russia, come nel 1914, attraverso la Serbia vuole avere un’influenza più forte nei Balcani, che oggi sono considerati ‘il cortile politico dell’Europa’. In poche parole, il mio libro è una sorta di manuale per comprendere l’Europa dal punto di vista storico sino ad oggi”.
Quali eventi storici di quel periodo possono essere considerati gli errori che scatenarono la Prima guerra mondiale?
Questa è una domanda molto importante. Il fatto fondamentale è che la Gran Bretagna e il governo austro-ungarico hanno completamente ignorato le origini del tragico evento senza fare una seria indagine sulle responsabilità degli autori dell’assassinio di Sarajevo, che indicava chiaramente la responsabilità del governo serbo. Quanto ciò sia vero lo dimostra il comportamento della Russia, la quale, pur essendo protettrice della Serbia, era in qualche modo pronta ad ascoltare le argomentazioni austro-ungariche. Un errore importante è stato commesso anche dal governo di Vienna, che non ha ascoltato il suo consigliere Friedrich von Wiesner e ampliare le indagini dopo l’assassinio di Sarajevo ed esporre all’Europa le responsabilità dell’azione dell’assassinio organizzata dalla matrice rivoluzionaria della Serbia. Naturalmente sono responsabili anche gli alti vertici del governo di Belgrado, che nel decennio precedente la Prima guerra mondiale organizzarono e finanziarono l’organizzazione terroristica segreta Narodna obrana che organizzò l’assassinio di Sarajevo”.
Il suo libro ha un personaggio principale che tutta l’Europa dovrebbe conoscere. Di chi si tratta e perché è così importante?
“Stiamo parlando di Vojislav Tankosić, che era un rivoluzionario che godeva della fiducia delle autorità di Belgrado e che fu il principale organizzatore dell’assassinio di Sarajevo. Nel luglio 1914 il governo viennese chiese alla Serbia di arrestarlo e di condurre un’indagine aperta e coerente. Se Vojislav Tankosić fosse stato arrestato secondo le modalità prescritte avrebbe ‘cantato’, come si dice in gergo poliziesco, e avrebbe esposto davanti agli occhi dell’Europa le attività dietro le quinte della leadership di Belgrado. In quel caso la storia dell’Europa sarebbe stata diversa perché le grandi potenze non sarebbero entrate in guerra a causa del terrorismo di Belgrado”.
Un capitolo del suo libro tratta dell’arte dell’insabbiamento compiuta di Belgrado. Cosa intende?
Sì, la parte finale del mio libro s’intitola ‘L’arte dell’insabbiamento di Belgrado’ (Beogradska vještina zataškavanja) e rivela che l’insabbiamento è un elemento importante della politica ufficiale di Belgrado. Un episodio di questo insabbiamento riguarda il diplomatico britannico J.B. Whitehead, che a Belgrado nel febbraio e aprile del 1907 intervenne presso il primo ministro serbo Nikola Pašić chiedendogli di fermare la formazione di gruppi cetnici e i loro attacchi ai villaggi bulgari in Macedonia. Nikola Pašić rispose che il denaro approvato dall’Assemblea nazionale della Serbia per le attività cetniche era in realtà destinato ai profughi serbi dalla Macedonia.
Pašić mentì perché in quel momento, come presidente del governo serbo, aveva organizzato, supervisionato e finanziato il terrorismo di stato di Belgrado. Pašić agì in modo molto simile nel 1914, quando riuscì a nascondere davanti all’opinione pubblica europea il collegamento tra la leadership del governo di Belgrado e l’assassinio di Sarajevo. La prova della verità dei fatti è documentata negli appunti confidenziali di Pašić scritta quattro giorni prima dell’assassinio di Sarajevo, in cui , tra le altre cose, scrisse: ‘…Tutti i nostri alleati e amici della Serbia, se scoprissero cosa stanno intraprendendo e facendo i nostri ufficiali e sottufficiali, non solo ci lascerebbero ma si schiererebbero con l’Austria-Ungheria e lascerebbero che punisca i suoi irrequieti e sleali vicini che preparano sommosse e omicidi sul suo territorio’ Queste parole mettono in luce molto chiaramente il fatto che la leadership di Belgrado era consapevole di mettere in pericolo la pace europea”.
Perché allora la Serbia era fattore importante delle tensioni europee?
“In effetti, la Serbia prima del 1914 più o meno non era importante. Importante è la menzionata tensione che attanagliava l’Europa e a causa della quale, dal 1905 al 1914, la Prima guerra mondiale sarebbe potuta scoppiare più volte. Ho spiegato molte di queste situazioni nel libro. Una di queste ha avuto luogo alla fine del 1912, quando, a causa della situazione nei Balcani, la Russia e l’Austria-Ungheria si mobilitarono l’una contro l’altra, con la possibilità che le loro alleate, la Germania e la Francia, potessero essere coinvolte nella guerra. In questa situazione, la Serbia era un Paese piccolo e instabile i cui governanti erano protetti in parte dalla Russia e in parte dall’Impero austro-ungarico.
Dopo il brutale colpo di stato del 1903, quando il re Aleksandar Obrenović e la regina Draga furono crivellati di colpi da rivoltella, massacrati con le sciabole e poi gettati dalla finestra del palazzo, la Serbia era sotto le sanzioni diplomatiche della più importante superpotenza globale di quel periodo storico, la Gran Bretagna. In quest’atmosfera d’instabilità politica il governo di Belgrado organizzò il terrorismo di stato in Macedonia e Bosnia ed Erzegovina, per il quale nel 1914 spese un importo quantificabile oggi in 50 milioni di euro. Con questo atto i vertici del governo di Belgrado si schierarono dietro l’assassinio di Sarajevo, che ha innescato la tensione europea che ‘ribolliva’ dal 1905. Questa è l’essenza del problema, che finora era per lo più nascosto, e che il mio libro svela al pubblico croato ed europeo”.
Ci sono ancora eventi o fonti documentate poco studiate o da scoprire che potrebbero ribaltare fatti storici accertati?
“Sì, naturalmente. Sarebbe molto interessante fare ulteriori ricerche negli archivi di Belgrado. Questa indagine consentirebbe una ricostruzione dettagliata delle azioni di terrorismo di stato perpetuate da Belgrado alla vigilia del 1914 e contribuirebbe alla catarsi nella Serbia di oggi”.
Sta lavorando ad altri progetti?
“Il titolo provvisorio del mio nuovo libro è ‘Nazionalismo serbo in Dalmazia’. In esso spiegherò in modo freddo e concreto la storia religiosa, etnica e politica della minoranza serba in Dalmazia fino all’inizio del XX secolo”.
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