Johnson&Johnson: efficacia e funzionamento del vaccino monodose

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Johnson&Johnson: efficacia e funzionamento del vaccino monodose

Il vaccino Johnson&Johnson è il quarto siero anti-Covid che doveva arrivare nell’Ue dopo quelli di Pfizer-BionTech, Moderna e AstraZeneca, arrivo che ora è stato ritardato a causa dei 6 casi di trombosi riscontrati negli Stati Uniti.
Il vaccino monodose prodotto dalla casa farmaceutica statunitense è basato su vettori derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26). Le dosi possono essere conservate in frigorifero tra i 2°C e gli 8°C per tre mesi. Quando si riceve la dose, gli adenovirus inducono la produzione di una proteina che viene poi riconosciuta come una minaccia dal sistema immunitario. Viene così a svilupparsi una difesa contro la proteina del coronavirus, senza dover entrare in contatto con il coronavirus vero e proprio. La tecnica dell’adenovirus come vettore è la stessa usata da AstraZeneca, anche se i due vaccini usano virus diversi.
“Il nostro vaccino contro il Sars-Cov-2 ha dato luogo ad una forte risposta anticorpale”, ha spiegato Paul Stoffels, vicepresidente del comitato esecutivo e Chief Scientific Officer di Johnson&Johnson. Ma soprattutto, questa la più importante novità, “ha fornito una protezione completa o quasi completa con una singola dose”. Le autorità competenti hanno specificato ch “l’efficacia del vaccino monodose Janssen  (Johnson&Johnson), nelle forme gravi arriva fino al 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione e all’85% dopo 28 giorni dalla somministrazione”. L’azienda fa sapere che si è rilevata nel complesso un’alta efficacia all’81% contro le forme gravi della malattia da variante sudafricana, mentre contro le forme gravi di Covid da variante brasiliana l’efficacia è stata dell’87%. L’Europa ha già prenotato 200 milioni di dosi di questo vaccino entro il 2021.

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