ETICA E SOCIETÀ La correttezza politica non basta

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ETICA E SOCIETÀ La correttezza politica non basta
Foto: Dejan Rakita/PIXSELL

Come spiegare i risultati delle recenti elezioni americane? Ho visto delle reazioni di persone che votano per il Partito democratico che si sono sentite ingannate dal comportamento del partito che per un periodo troppo esteso avrebbe celato le condizioni e le capacità reali dell’attuale presidente e fino a poco tempo fa candidato presidenziale. In effetti, nel corso di tutto il suo mandato, chiaramente apparso, diciamo, stanco, mi sono chiesto come mai nel partito non si stesse creando un profilo ambizioso quale potenziale candidato. La vicepresidente Kamala Harris, almeno dalla prospettiva esterna, è stata poco visibile. Si poteva veramente pensare che in un paio di mesi avrebbe potuto recuperare mesi di grigiore? Anche in questo breve periodo non è sembrato che fossero chiari i messaggi a parte l’anti-Trumpismo. In generale, come in altre competizioni con schieramenti antipopulisti, l’agenda è stata reattiva e spesso non ha risposto alle priorità di chi vota. Sono i critici del sistema, e così Donald Trump, a impostare i temi e sono gli altri a reagire. Spesso si tratta di temi che riguardano le libertà personali, come, negli USA l’aborto, non più un diritto garantito. Alla fine, dai dati visibili, la scelta dei temi favoriti da Harris non è stata felice. Le libertà personali sono risultate meno importanti rispetto ai temi socioeconomici dove Harris non è risultata convincente. Ciò è stato molto grave per le sue prospettive, in considerazione dei dati socioeconomici preoccupanti. Ho letto una dichiarazione del prof. Tihomir Cipek che indica come gli USA siano l’unico Stato sviluppato dove la durata della vita si accorcia e il valore reale delle paghe decresce.

Trump è riuscito in modo felice a presentare la candidata rivale quale sostenitrice dell’agenda rilevante solo nei campus e a Hollywood. Ovvero, in termini meno metaforici, quella importante per le classi medio alte e alte. In fondo, le destre populiste hanno un’abilità vincente anche nel demolire l’ambizione delle forze liberali di presentarsi quali sostenitrici delle libertà tradizionali, perché hanno concesso troppo ad alcune richieste di correttezza politica e si espongono facilmente alle critiche di rappresentare un’oppressione dal punto di vista della libertà di parola ed espressione. Penso ad assurdità come l’insistenza nelle richieste di non augurare feste tradizionali, come il Natale, il divieto di vestire costumi etnici nelle feste mascherate, la rabbia nei confronti di pop star quando seguono espressioni di moda etniche (il che sarebbe lesivo per le comunità minoritarie). Penso anche alle repliche aggressive a persone con livelli d’istruzione inferiore a causa della loro imperfetta capacità di seguire i dettami delle espressioni politicamente corrette. Non si può presumere che queste persone siano malintenzionate e reagendo con indignazione incondizionata si finisce con il marginalizzarle, umiliarle e spingerle verso forze populiste di destra.

In conclusione, gli schieramenti politici in qualche modo orientati verso i valori liberali democratici sono destinati a rimanere in condizioni critiche fino a quando insisteranno in modo quasi esclusivo sulla parte liberale dei loro programmi (e, con alcune esagerazioni nella correttezza politica, facendolo in modo non coerente), almeno per quanto pubblicamente visibile. Non che le destre populiste stiano meglio nella sostanza. È di difficile comprensione la facilità con la quale si presentano quali forze popolari, di contro a quelle avversarie che sarebbero elitiste. Una persona eletta in un Parlamento fa parte della stessa classe socioeconomica se proviene da una forza populista, o da uno schieramento liberale o socialdemocratico. È sciocco pensare che una tra queste si nutra con caviale e l’altra con carne in scatola acquistata in prossimità della data di scadenza. Spesso, peraltro, i leader della destra populista, come Trump, sono persone privilegiatissime dal punto di vista socioeconomico.

Tant’è. Ora ci sarà da vedere quali saranno le ripercussioni internazionali dell’elezione di Trump. Spero che una delle prime sia una nuova volontà europea di divenire un continente padrone del proprio destino e non dipendente economicamente da Stati autoritari e politicamente dalle elezioni americane.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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