Croazia: 67 casi in un giorno

I casi attivi sono 435. Sono 60 le persone ricoverati in ospedale, ma nessuno è attaccato al respiratore. Ma i dati della task force nazionale non combaciano con quelli dell'Unità di crisi regionali

0
Croazia: 67 casi in un giorno

L’epidemia di coronavirus sembra non arrestarsi in Croazia. Lo confermano i dati resi noti dall’Unità di crisi della Protezione civile nazionale, nel cui bollettino odierno si legge che sono 67 le persone che hanno contratto il coronavirus. Il numero dei casi attualmente attivi nel Paese sale così a 435. Tra questi 60 sono stati ricoverati in ospedale, ma nessuno è stato attaccato al respiratore. Dal 25 febbraio, quando è stato registrato il primo caso di coronavirus in Croazia, sono 2.691 le persone che hanno contratto il Sars-Cov-2, di cui 2.152 hanno sconfitto la malattia, I decessi sono 107, inclusi quello odierno. Attualmente sono in autoisolamento 22.79 persone, comunica la task force nazionale, concludendo che finora sono stati effettuati 77.453 tamponi, di cui 829 nelle ultime 24 ore.
Va segnalato che i numeri dell’Unità di crisi nazionale sono spesso e volentieri diversi da quelli che vengono comunicati durante la mattinata dalle diverse task force regionali, come si evince dal fatto che soltanto tra Zagabria e Đakovo, i due maggiori focolai nel Paese, i nuovi casi sono ben 77. Inoltre, nel bollettino delle 14 era stata annunciata la morte di un’85.enne, che è stata poi smentita dall’Unità di crisi stessa. Va segnalato che la task force nazionale raccoglie i dati dalle 12.45 del giorno prima fino alle 12.45 di oggi, ed è possibile che avvengano delle discrepanze. Comunque, il dubbio rimane…
I focolai di Zagabria e Đakovo
La situazione peggiore, come del resto anche sabato, si registra a Zagabria, dove nelle ultime 24 ore sono stati riscontrati 44 nuovi casi di coronavirus. Oltre il 10% dei tamponi effettuati (314) sono risultati positivi. Così, bella capitale ci sono 182 casi attivi e 977 persone in autoisolamento. Per 25 dei nuovi contagiati si presume che abbiano contratto il Covid-19 in uno dei locali notturni di Zagabria, sei si sono ammalati dopo essere venuti a contatto con altri contagiati, mentre due sono stati “importati” dalla Serbia. Per 11, invece, non si conosce la fonte del contagio. Tre invece lavorano nell’ospedale di Dubrava, che durante la prima ondata di marzo e aprile è stato il centro di riferimento nazionale per la lotta al Covid-19.
Non si placa il focolaio nemmeno di Đakovo, nella parte orientale del Paese, dove anche oggi si registrano 33 casi di coronavirus. La task force della Regione di Osijek e della Baranja ha deciso di annullare tutti gli eventi pubblici, mentre sono in arrivo anche due team di epidemiologici provenienti da altre parti del Paese. Ricorderemo che il focolaio di Đakovo è scoppiato in un monastero, dove diverse suore hanno contratto il virus, come pure molti bambini che frequentano l’asilo della struttura ecclesiastica o che hanno perso parte alla cresima nelle ultime due settimane.
A Zara tutti i tamponi sono negativi. A Spalato 3 nuovi casi
Buone notizie, invece, arrivano da Zara, il cui nome ha fatto il giro del mondo all’inizio della settimana a causa del focolaio sviluppatosi nell’ambito dell’Adria Tour di tennis, durante il quale hanno contratto il coronavirus il numero uno del ranking mondiale, il serbo Novak Đoković, il suo allenatore Goran Ivanišević, ma anche altri giocatori, tra cui il bulgaro Dimitrov e il croato Ćorić. Oggi, infatti, non è stato registrato nemmeno un caso dopo che sono stati effettuati 43 tamponi. Sono 231 invece le persone in autoisolamento.
A Ragusa (Dubrovnik) tra sabato e domenica è stato scopetto un nuovo caso di Covid-19, mentre dopo 55 giorni un nuovo contagio si è verificato a Varaždin, città barocca a una sessantina di chilometri a nord-est di Zagabria.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display