CNI. Quelle intese bilaterali che si fanno desiderare

Il deputato dell’etnia alla Camera di Stato, Felice Žiža, parla delle prospettive dopo l’incontro interministeriale Italia-Slovenia di Brdo presso Kranj. In una missiva rilevate alcune questioni

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CNI. Quelle intese bilaterali che si fanno desiderare
Felice Žiža Foto: Ivor Hreljanović

Nell’ambito della riunione del Comitato interministeriale Italia-Slovenia presieduta dai ministri degli Esteri Antonio Tajani e Tanja Fajon, svoltasi nel Castello di Brdo presso Kranj, un argomento di non poca rilevanza è stato quello relativo alle due Comunità nazionali, ovvero quella slovena in Italia e quella italiana in Slovenia. Il deputato della CNI al Parlamento sloveno, Felice Žiža, ha colto l’occasione per fare il punto della situazione per quanto concerne la minoranza italiana in una lettera, inviata con la mediazione dell’ambasciatore d’Italia in Slovenia, Giuseppe Cavagna. Nella lettera sono stati evidenziati tre punti principali e un quarto, in appendice, dedicato al tema dell’istruzione, da proporre per il futuro incontro tra i ministri dell’Istruzione sloveno e italiano che si terrà l’anno prossimo.

Sia l’ambasciatore che il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, hanno in questi anni dimostrato un grande interesse per le problematiche della CNI, ha rammentato Felice Žiža, ma, d’altro canto, c’è la necessità di dare nuovo vigore ai rapporti, specialmente quelli diretti, con i rappresentanti dello Stato e del Governo italiano; di favorire l’organizzazione più frequente di incontri, che rappresentano sempre un’ottima opportunità per promuovere e, a volte, smuovere da fasi di stallo alcune questioni importanti che riguardano più strettamente la CNI.

Economia, trattati, media

Il primo punto evidenziato nella lettera è stato la realizzazione del Fondo italo-sloveno per lo sviluppo della base economica. “È in qualche modo molto simile a quanto previsto dall’intesa firmata nel 2022 tra Slovenia e Ungheria, ovvero tra Janez Janša e Viktor Orban”. Già a quel tempo c’è stata la proposta di firmare un trattato del genere tra Slovenia e Italia. Janša purtroppo, a quel tempo, non è riuscito a realizzarlo con Mario Draghi, allora capo del governo italiano, ha ricordato Felice Žiža, notando che da allora non si è fatto alcun passo avanti.

Nel secondo punto della missiva il deputato ha ricordato il mai pienamente realizzato memorandum trilaterale Italia-Slovenia-Croazia del lontano 1992, che ha avuto esiti assai meno fruttuosi del previsto. In quel memorandum si prevedeva la firma di tre trattati bilaterali distinti: tra Italia e Slovenia, tra Slovenia e Croazia e tra Italia e Croazia. Solo quest’ultimo è stato firmato, nel 1996, tra gli allora ministri egli Esteri italiano e croato, rispettivamente Lamberto Dini e Mate Granić. Gli altri due accordi invece non sono andati in porto e “quest’anno a maggio nell’ambito della Commissione nazionalità del Parlamento di Lubiana il Governo ha dato luce verde affinché si proceda come Repubblica di Slovenia e CNI a formare un tavolo di lavoro per predisporre i due accordi con l’Italia e la Croazia”, ha sottolineato Felice Žiža, che nella lettera ha trattato nello specifico l’accordo con l’Italia.

Il terzo punto ha voluto ribadire l’importanza dei finanziamenti per i media minoritari: “TV e Radio Capodistria, Radio Pola, Radio Fiume, Edit: come farli collaborare e farli funzionare come se fossimo un’unica famiglia.

Per quanto riguarda il quarto punto, Felice Žiža si rivolge ai ministri dell’Istruzione dei due Paesi, che non erano presenti al summit di Brdo. Il tema è il riconoscimento bilaterale dei diplomi conseguiti in particolare nell’ambito scolastico e pedagogico. “Se ti laurei alla Facoltà di Medicina in Italia e vai a lavorare in Slovenia non c’è nessun problema. Il problema compare per quelle persone che finiscono corsi in ambito pedagogico. Bisogna superare degli esami differenziali, bisogna fare un anno di corso andragogico-pedagogico, poi, appena dopo due-tre anni di studio, ti riconoscono la laurea ottenuta all’estero”, ha esemplificato il deputato della CNI. “Ho parlato con il consigliere Marco Pisani, rappresentante a livello regionale della Comunità Nazionale Slovena nel Friuli Venezia Giulia. Stanno infatti organizzando un tavolo di lavoro il prossimo febbraio, proprio sul riconoscimento dei diplomi, al quale noi saremo invitati”.

Fondamenti storici inequivocabili

La recente approvazione del cambio della denominazione della festività del 15 settembre, da Giornata del ritorno del Litorale alla Madrepatria a “Giornata dell’annessione”, ha visto, durante la votazione alla Camera di Stato, l’astensione dei parlamentari delle minoranze italiana e ungherese. La proposta è stata bloccata ad un certo punto dal veto del Consiglio di Stato, ma alla fine il cambio della denominazione è stato definitivamente approvato. Si può magari ritenere che la minoranza ungherese, risiedente nella regione del Prekmurje, ovvero sul lato opposto del territorio sloveno, non abbia alcun interesse particolare per questa vicenda che interessa i territori sloveni occidentali. Il deputato della minoranza ungherese ha però assunto al momento della votazione la stessa posizione di quello sloveno. Non si tratta solo di una questione di affinità politiche ha chiarito Felice Žiža, “Siamo tutti d’accordo, non abbiamo bisogno di consultarci perché questo è il nostro atteggiamento, la nostra predisposizione politica. Anch’io sono d’accordo con tutto quello che riguarda la loro storia, dalla Prima guerra mondiale in poi. Anche loro hanno gli stessi problemi, ma legati al periodo del Primo conflitto mondiale. Essendo quindi due Comunità autoctone, abbiamo storie leggermente diverse, discostate di trent’anni, però condividiamo le stesse posizioni politiche. Ci sono dei fondamenti storici inequivocabili”.

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