Addio a Mario Klevisser, icona del calcio fiumano

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Addio a Mario Klevisser, icona del calcio fiumano
Mario Klevisser. Foto Archivio privato della famiglia

Un pezzo di storia del calcio fiumano che se ne va. A 80 anni è scomparso il leggendario portiere di Rijeka e Orijent, Mario Klevisser, una persona semplice, molto gentile, umile e con un grande cuore, che sarà ricordato come un personaggio riservato, schivo e sempre con il sorriso stampato sulle labbra. Un ragazzo – perché tale e rimasto fino all’ultimo giorno – cresciuto a pane e calcio. Raggiunta l’età della pensione, amava trascorrere il tempo libero all’ex Stazione radio di Cosala, “ciacolando” con gli amici sulle varie sfumature del gioco del pallone di ieri e di oggi, con temi principali ovviamente il suo Rijeka e il suo Orijent. Lascia emozioni e ricordi indelebili tra tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo prima da sportivo e quindi da amico o semplice conoscente: sì, era un brav’uomo…

Dopo aver passato le giovanili del Rijeka, Mario Klevisser, generazione 1944, soprannominato Ganassa, entrò in prima verso la metà degli anni ‘60 del secolo scorso, prima cioè che i fiumani retrocedessero in Seconda lega al termine della stagione 1968/69.

Con Stojan Osojnak allenatore, i fiumani schieravano ancora, tra gli altri, Anđelo Milevoj, Mladen Vranković, Duško Devčić, Mario Brnjac, Petar Radaković, Luciano Celić, Mile Tomljenović, Boško Bursać, Nedeljko Vukoje, Vinko Srok…

Mario Klevisser portato in trionfo dai tifosi dell’Orijent

In quella generazione, la porta del Rijeka era difesa da Marijan Jantoljak, quattro anni più vecchio di Klevisser. Quest’ultimo, vista la “porta sbarrata” andò allo Zagreb che era in Prima lega, cercando e trovando gloria. Poi ha indossato a più riprese la casacca dell’Orijent, giocando anche nello Šibenik e nel Belišće. Rimase a Crimea fino al 1973, quando decise di appendere i guantoni al chiodo. Poi lavorò dietro alle quinte al Lučki radnik aspettando il pensionamento e sucesivamente tornò a Crimea ancora per tanti anni, una quindicina, per fare il magazziniere come volontario, come ricorda con nostalgia e grande affetto Marinko Koljanin, diventando successivamente pure lui portiere e oggi vicepresidente e direttore dei “rossi”, che da ragazzino lo seguiva e ammirava le sue gesta in allenamento.

A Crimea era diventato un idolo dei tifosi, che lo ricorderanno certamente per la “miracolosa” stagione 1968/69 quando l’Orijent, guidato da Ivan Đalma Marković, dopo essersi aggiudicato il campionato di Seconda lega con 49 punti e una differenza reti 70-27, sfiorò la promozione in Prima lega. A fermare i “rossi” era stata la squadra dello Crvenka, che all’andata vinse per 3-0 mentre a Crimea la partita finì 1-0 per l’Orijent, troppo poco per il clamoroso salto nella massima divisione jugoslava. Nell’ultima partita di campionato, vinta contro il Mura (3-2), la squadra di Crimea scese in campo con la seguente formazione: Klevisser, Pugelj, Zupčić, Cukon, Haramija, Maloš, Veljačić, Bradvić, Ražić, Udović, Brnelić, con quest’ultimo miglior marcatore della squadra con 19 gol, seguito da Ražić con 17 e Veljačić con 11, mentre Armando Prizmić non era andato oltre le 6 marcature. Insomma, altri tempi…

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