Valcane, inquinamento rientrato

Durante i lavori di manutenzione al bagno pubblico sono stati appurati i difetti della fossa bilogica e dell’allacciamento di un impianto di ristoro alla stessa. Il titolare dice che sono stati i temporali a compromettere il sistema

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Valcane, inquinamento rientrato

Storia di un incidente ecologico. L’apparenza inganna. Tutto fuorché “chiare fresche et dolci acque”. Valcane puzza. E mentre il cattivo odore si espande nell’aria, il mare si imbratta di… coliformi fecali. La causa c’è, ed è stata accertata, ma non rimossa, lasciando il bagno pubblico in balia alla sporcizia alla vigilia della stagione turistica. Guaio è che la scandalosa situazione non è di oggi, bensì si protrae da anni, a momenti in sordina, lasciando i bagnanti, ignari della situazione, a nuotare tranquillamente dentro un’insenatura dove si spandono i liquami provenienti dalla fossa settica dello snack-bar insediatosi sotto le fronde della pineta. Si parla di reflui da impianto fognario e si tratta di cosa pericolosa, oltre che vergognosa. Soltanto quando l’odore causato dal pozzo nero si era fatto insopportabile, lo scorso aprile, si era incominciato a sospettare che qualcosa non figurasse tecnicamente in regola.

Denuncia all’ispezione sanitaria

A reagire pubblicamente è stata l’Associazione Istria Verde che ha bombardato la Città con richieste di dettagliate delucidazioni e domande d’adozione di misure riparatorie. Le risposte erano arrivate a suo tempo dall’assessorato all’Edilizia, agli Affari comunali e alla Gestione patrimoniale che ha messo subito in chiaro le questioni di procedura: prima di tutto il caso non poteva venir denunciato alla Capitaneria portuale siccome l’area dove è sorto il problema non è categorizzata come demanio marittimo, ma suolo pubblico. Punto secondo, la Città si scagiona rilevando che a metà aprile erano stati avviati lavori di manutenzione e ristrutturazione del bagno pubblico procedendo con la riparazione della zona centrale ubicata tra i campi da beach volley, nello specifico quella occupata dalle vecchie docce. Ed è proprio in quell’occasione che sono stati appurati i difetti della fossa biologica e dell’allacciamento dell’impianto di ristoro alla medesima. Al ristoratore non è stata imposta la riparazione, bensì la costruzione di un nuovo pozzo settico, con allacciamento e sistema di scolo pienamente in regola. Problema risolto? Per nulla. In maggio, i cittadini sono tornati a segnalare l’evidente scarico di acque fecali nere nell’insenatura balneare. La Città ha reagito mandando sul posto le maestranze della municipalizzata “Pragrande”. Responso degli addetti ai lavori: il ristoratore non ha provveduto a eliminare le perdite di liquidi maleodoranti dalla fossa. Il problema è stato tecnicamente accertato con l’immissione di sostanze coloranti nella fossa che poi sono sfociate in spiaggia…
Arriva quindi la deduzione che l’allacciamento alla fossa non sia stato effettuato a dovere. Il ristoratore si difende asserendo che sono stati i rovesci temporaleschi a compromettere il sistema d’allacciamento… La Città assicura che il grave inconveniente è stato immediatamente risolto con l’intervento di “Pragrande” e che, ora, l’allacciamento è ben funzionante. Il ristoratore è stato denunciato dalla Città all’ispezione sanitaria, mentre ancora durano gli accertamenti per scoprire con quale frequenza si era fatto in modo di svuotare la fossa biologica.

Istria Verde non ci sta

Bagni tranquilli. Fine dell’incidente ecologico. Sarà. Ma Istria Verde non riesce a digerirla e si fa interprete di domande e dubbi che sorgono spontanei. Da quanti anni e in che misura sono durati i riversamenti in mare provocati dalle perdite della fossa? La situazione tornerà a ripetersi? Siamo sicuri che i tanti beach bar che punteggiano la costa, dispongano di sistemi di scolo adeguati e consoni alle regole igienico-sanitarie? I responsabili dell’inquinamento di Valcane verranno adeguatamente puniti? A parte questo, Istria Verde rimprovera alla Città di non avere fornito copia del resoconto del sopralluogo ufficiale compiuto dalle guardie comunali il 28 maggio. Il rifiuto del Municipio viene motivato appellandosi alla Legge sulla tutela dei dati personali.

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