Parenzana. 118 anni fa il primo fischio di partenza

Il 1.mo aprile del 1902 veniva inaugurato il tratto Trieste - Buie; il 15 dicembre dello stesso anno la ferrovia a scartamento ridotto raggiunse Parenzo

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Parenzana. 118 anni fa il primo fischio di partenza

Il 1.mo aprile di 118 anni fa, con la partenza del primo convoglio sul tratto Trieste-Buie, veniva aperta al traffico la Parenzana, mentre il 13 dicembre dello stesso anno, la ferrovia a scartamento ridotto raggiunse Parenzo. L’inaugurazione ufficiale dell’intera linea Trieste – Parenzo avvenne il 15 dicembre del 1902 e per ricordare l’avvenimento venne stampata una cartolina che illustrava il convoglio in corsa. È stato breve il periodo nel quale si sentì il fischio che annunciava l’arrivo del famoso treno: difatti, l’ultimo viaggio risale al 31 agosto del 1935 e il 28 settembre dello stesso anno iniziò lo smantellamento della ferrovia. Una parte delle rotaie fu acquistata dalle Ferrovie italiane, un’altra finì in Africa orientale o fu semplicemente messa da parte. Comunque, a testimonianza della sua esistenza sono rimasti molti viadotti, cavalcavia, ponti, gallerie e stazioni, lungo una gran parte del tracciato che attraversava l’Istria, testimoniando l’esistenza di questa leggendaria ferrovia transfrontaliera, come collegamento di vitale importanza per molti abitanti del territorio multiculturale che percorreva. Dopo essere sopravvissuta alla Prima guerra mondiale e alla caduta dell’Impero austroungarico, continuò ancora per poco a percorrere la straordinaria terra istriana durante il periodo italiano, con viaggiatori sempre più rari e merce poco pregiata.

La stazione del treno buiese in un dipinto di Giulio Ruzzier

Un viaggio di circa 7 ore
L’ex stazione ferroviaria di Buie, allora capolinea dei treni per Trieste e per Parenzo, era provvista di una pesa a ponte per i vagoni, di una piattaforma girevole, di un deposito, di officine per la revisione delle locomotive, di locali per la disinfezione dei vagoni, del carro soccorso, di magazzini per il carbone, di un ampio fascio di binari di transito e di sosta e di alloggi per il personale viaggiante: un vero e proprio villaggio ferroviario. L’intero tracciato comprendeva 35 stazioni, 9 gallerie, 604 curve, 11 ponti e 6 viadotti. Nel territorio del Buiese toccava Caldania (alla fermata c’era una colonna sormontata da un fanale), Marcovaz, Tribano, Castagna (la fermata era dotata di una tettoia), Salvore, Piemonte, Portole, (qui un casello e una tettoia), quindi Buie e Grisignana (con un fabbricato a disposizione dei viaggiatori).
Con i suoi 123 chilometri e uno scartamento di 760 mm, la ferrovia collegava i paesi dell’entroterra con le cittadine della costa e con l’emporio triestino, incentivando il commercio dei prodotti della terra. Da un minimo di 2 metri sopra al livello del mare a un massimo di 293, viaggiava per lo più a una velocità media di 25 chilometri orari per arrivare a un massimo di 31. È stato l’avanzare del progresso a segnare la fine della ferrovia a scartamento ridotto, lungo la quale i treni impiegavano circa 7 ore per percorrere l’intero tragitto: troppo lenta e priva di capacità per sostenere la concorrenza incalzante dei nuovi mezzi su strada, molto più veloci ed economici.

La Parenzana è oggi un sentiero ciclo-pedonale della salute e dell’amicizia

Il malcontento dei contadini
Una linea ferroviaria, sebbene “ridotta”, che all’epoca rivestiva una grande importanza per il commercio agricolo, in quanto pensata più per il traffico merci che per quello passeggeri, per collegare la costa e l’interno del territorio nord-occidentale dell’Istria, allora privo di un qualsiasi collegamento. La sua chiusura creò grande malcontento tra i contadini istriani, che la usavano per il commercio e che successivamente affrontarono grandi disagi per il piazzamento dei propri prodotti.
Oggi il percorso della Parenzana viene denominato strada della salute e dell’amicizia, in quanto trasformato in un attraente sentiero per lo sport e la ricreazione, lungo il quale si scorgono meravigliosi paesaggi istriani, in quanto si snoda attraverso vigneti, uliveti, suggestive vallate e colline. Lungo il suo tragitto dei cartelli offrono informazioni riguardo ai viadotti, le gallerie e le stazioni ferroviarie della storica ferrovia.

La riproduzione della locomotiva P-2 del 1911 in scala 1:5, ultima creazione di Ruzzier

La Parenzana vista da Ruzzier
A ricordarla costantemente è pure il connazionale Giulio Ruzzier di Portorose, noto per le sue doti artistiche, ma soprattutto per l’incessante lavoro dedicato al recupero delle tradizioni locali. Gran parte del suo impegno è andato a documentare e tramandare alle future generazioni la storia della Parenzana, che ha raffigurato attraverso decine di dipinti e modellini delle locomotive, realizzati con materiali di riciclo.
La sua dedizione alla Parenzana ha trovato maggiore espressione nella seconda metà degli anni 2000, quando Ruzzier, in seguito al pensionamento, ha avuto più tempo da dedicare al suo hobby. Ispirandosi a moltissime vecchie cartoline e fotografie, consultando oltre che a vari libri anche Internet, Ruzzier ha iniziato a realizzare meravigliosi dipinti che contengono sempre un elemento vivo, oltre alla meccanica ferroviaria. Personaggi, passeggeri, residenti e bestiame, generano un movimento che immerge l’osservatore a quasi 120 anni fa. Le sue opere sono state esposte a varie mostre collettive e personali. Le prime due installazioni realizzate da questo poliedrico artista contengono solamente pezzi di vecchie biciclette, in quanto la bici è stata il veicolo che ha sostituito le sbuffanti locomotive che trainavano i vagoni merci e passeggeri, come rilevato dallo stesso Ruzzier. Da qui è nata l’idea di abbinare le bici al treno, costruendo due locomotive in miniatura, la U-37 e la P-2, con un vagone passeggeri e uno merci, con le rispettive rotaie, in scala 1:7, unendo i particolari tramite saldatura elettrica e tondino di ferro. L’ultima locomotiva costruita da Ruzzier è una riproduzione del modello del 1911 (P-2). Costruita in prevalenza con materiale di riciclo in scala 1:5, pesa 64 chilogrammi. L’autore continua tutt’ora una minuziosa ricerca e documentazione sul tracciato che toccava pure Capodistria, Lucia, Isola, Grisignana, Portole, Levade, Montona e altre località.

Giulio Ruzzier


La storia racchiusa nei musei locali

Per ricordare la vecchia ferrovia, gli Enti turistici delle varie località che ne hanno segnato la storia hanno allestito musei e mostre permanenti. Nel Museo di Levade sono esposti oggetti, documenti, fotografie, vecchie cartoline, cippi e quant’altro collegato alla Parenzana. Nel Museo di Isola invece, inaugurato nel 2000 e situato in centro, si può ammirare una ricca raccolta d’immagini storiche e altri documenti che illustrano la ferrovia, le repliche delle locomotive, come pure una grande mappa geografica della Parenzana. A Trieste il Museo ferroviario venne fondato nel 1975 da un gruppo di ex ferrovieri in Campo Marzio, dove sorse la prima stazione della Parenzana (successivamente stazione ferroviaria di Sant’Andrea), creando così un luogo d’incontro per gli amanti della ferrovia, mentre Capodistria ha dedicato alla Parenzana la replica della locomotiva U-20, alta tre metri e lunga sette, che pesa circa due tonnellate.
Oggi la Parenzana attraverserebbe il territorio di tre Stati; Italia (13 km), Slovenia (32 km) e Croazia (78 km), ma oramai ne rimane soltanto un ricordo. Ora alcuni tratti vengono percorsi da un trenino (trainato da un trattore), come attrazione turistica, portando i visitatori alla scoperta di suggestivi paesaggi lungo il tragitto della storica ferrovia.

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