Zlatko Dalić, l’uomo della rinascita. Dal rischio di restare fuori, alla finale

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Zlatko Dalić, l’uomo della rinascita. Dal rischio di restare fuori, alla finale

Ora tutti ad esaltare la Croazia, a prescindere da una finale persa ma comunque giocata a discreti livelli. Il gioco, il centrocampo, Modrić, Rakitić ecc ecc. Tutto giusto, e dire che la nazionale biancorossa non si stava nemmeno qualificando ai recenti Mondiali di Russia… Inserita nel gruppo I di qualificazione europea insieme ad Islanda, Ucraina, Kosovo, Turchia e Finalndia, la Croazia dei vari Mandžukić, Modrić, Rakitić, Kalinić, Brozović, Perišić ed altri, stava colando a picco nelle ultime gare. È dovuta intervenire la Federazione con un clamoroso esonero alla viglia della delicatissima sfida contro l’Ucraina. L’esito? Sotto gli occhi di tutti: una nazionale vicina ad un flop clamoroso che, invece, si è ritrovata – con merito – a giocarsi una finale di un Mondiale. Bravi Zlatko Dalić e Ivica Olić per il lavoro prodotto in questi mesi…

Il determinante cambio in panchina

Facciamo qualche passo indietro e torniamo al 7 ottobre 2017. Con il pareggio interno a Fiume contro la Finlandia (!), la Croazia sprofondava al terzo posto nel girone di qualificazione, alle spalle di Islanda ed Ucraina. La fine sembrava vicina, considerando che l’ultima partita era proprio in casa dell’Ucraina di Shevchenko e Tassotti, con i “Vatrenisenza Rebić e con un Mandžukić in campo solo grazie alle infiltrazioni. Qui la mossa della Federazione che decide, con gran coraggio, di esonerare Ante Čačić per promuovere un certo Zlatko Dalić. Coraggio, perché manca soltanto una partita (cosa può fare in pochi giorni?) e perché Dalić era sconosciuto a molti. Oltre al suo lavoro come vice nell’U.21 sotto la guida Slaven Bilić e Dražen Ladić, dal 2006 al 2011, era volato in Arabia Saudita e negli Emirati per allenare Al-Faisaly, Al-Hilal e Al-Ain. Niente di che, ma è l’uomo giusto al posto giusto.

Vittoria in Ucraina e spareggio

Un po’ controi pronostici, la Croazia vince a Kiev per 2-0 grazie a una doppietta di Andrej Kramarić. Sì proprio Kramarić, un altro elemento di tutto rispetto che vuole vincere qualcosa, avendo sfiorato la gloria al Leicester. Lui che faceva parte della squadra di Claudio Ranieri fino al gennaio 2016, ma che fu ceduto all’Hoffenheim non potendo così festeggiare l’incredibile titolo di Premier League. La vittoria di Kiev è tutta sua, ma anche di tutta la Croazia che messa alle strette ha finalmente tirato fuori gli attributi, non volendo chiudere con un altro flop l’avventura di una generazione dal potenziale fenomeale. Sì, perché la Croazia la sia aspettava già agli Europei 2012, ai Mondiali 2014 e agli Europei 2016, senza vedere però cose clamorose. Qui una nuova chance, con Dalić che viene confermato a pieni voti con un contratto fino al 2022. Dopo il rinnovo di Dalić, arriva anche la chiamata di Ivica Olić, come consulente – ovviamente – della fase offensiva. L’ex attaccante del Bayern Monaco e, appunto, della nazionale croata ha grande voglia di fare, volendo far partire qualcosa di importante dopo non essere riuscito a lasciare il segno da calciatore.

Mondiale: che tris all’Argentina!

Inizia il Mondiale, e anche se le favorite sono altre, c’è spazio per prevedere che la Croazia faccia bene in questa rassegna. Diversi giocatori potrebbero essere alla loro ultima esperienza e devono dare tutto il possibile per lasciare un segno del loro passaggio in nazionale. Mandžukić non si fa attendere e completa una prestazione super contro la Nigeria, al debutto, provocando un autogol e un calcio di rigore poi trasformato da Modrić. OK la Nigeria, ma alla partita successiva la Croazia fa jackpot battendo l’Argentina per 3-0. È un successo così netto, contro un avversario comunque di livello, che alimenta qualche sospetto: questa squadra può davvero pensare di poter vincere il Mondiale? In molti iniziano a crederci, primi fra tutti gli stessi giocatori.

L’esclusione di Kalinić

In mezzo a queste due partite, poi, una clamorosa esclusione di Nikola Kalinić. Contro la Nigeria, nel finale, Mandžukić viene sostituito da Pjaca, ma il prescelto sarebbe dovuto essere l’attaccante del Milan. Kalinić, però, si rifiuta di fare solo quei 5 minuti, e l’indomani, dopo una riunione con l’intero staff tecnico, Dalić decide di spedire Nikola a casa. Detta oggi, sembra la cosa più normale del mondo, ma bisogna sempre ponderare ogni scelta e capire quelle che possono essere le conseguenze. Via Kalinić, come ne risentirà il gruppo? Beh, a giudicare dai risultati… L’esatto opposto di uno come Mandžukić, che getta sempre il cuore oltre l’ostacolo. Dalić è stato bravo anche in questo: non soltanto un padre severo, ma è stato anche capace di esaltare le caratteristiche di tutto il suo gruppo, ricordando sempre l’esempio di Super Mario.
“Mario è un giocatore top. Nessun allenatore avrà mai problemi con lui, è fondamentale in qualsiasi squadra in cui gioca. Può giocare ala o attaccante centrale, non importa. In più è di ottimo umore”, i complimenti di Dalić su Mandžukić.

La rinascita di Rebić, la qualità di Perišić

Non solo consigli, Dalić è stato anche bravo a creare una squadra con diverse soluzioni tattiche. La Croazia già aveva un certo tipo di qualità, ma in questo Mondiale ha dimostrato di saper fare quasi tutto. In attacco, come dicevamo, molto del merito va attribuito alle “tattiche” di Ivica Olić. Lo staff tecnico è stato bravo anche a rilanciare Ante Rebić, che non si fece ammirare né con la Fiorentina né con il Verona. E che dire di Perišić, che dall’essere solo un motorino sulla sinistra, ha ampliato il suo raggio d’azione, avendo una visione più totale del suo gioco. Brozović davanti alla difesa, e Modrić e Rakitić che a turno si preoccupano di fare il trequartista. Un’alchimia strana, ma efficace. Tutti i giocatori sanno quello che devono fare e quando farlo. Dalić ha avuto pochi mesi a disposizione, ma è riuscito ad entrare nella testa dei giocatori, condividendo un sogno insieme a loro.

Una squadra che sa soffrire

La Croazia è una squadra incredibile. La nazionale biancorosse è stata pochissime volte in svantaggio, ma dagli ottavi in poi ha sempre lasciato segnare per primi gli avversari (Danimarca, Russia e Inghilterra). Un punto debole che si è trasformato in un punto di forza. La Croazia va sotto? C’è sempre tempo per pareggiare e poi vincere… Guardando le altre partite, sono state pochissime le rimonte e generalmente chi segna per primo ha poi la forza di portare a casa il risultato. Non è lo stesso per la Croazia che ha saputo sempre rimontare, con pazienza, avendo nella testa le armi necessarie per soccombere anche ai momenti negativi della gara. Che dire, poi, nel supplementare contro la Russia: Croazia in vantaggio per 2-1 con Vida, ma Mario Fernandes pareggia allo scadere. Qualunque nazionale avrebbe perso la testa, la Croazia no e ha ottenuto comunque il pass per la semifinale ai tiri di rigore.

Con l’Inghilterra per la storia

In semifinale, il capolavoro. Il 2-1 contro l’Inghilterra vale un posto in finale, e già questo è il miglior risultato della propria storia dopo il terzo posto nel 1998 con gente come Šuker, Boban, Šimic, Bilić, Jarni ecc. Ancora una volta è la Croazia ad andare sotto, ma nella ripresa arriva la rimonta (pareggio di Perišić, invisibile per un ora e poi mattatore) che si completa ai supplementari con il gol di Mandžukic. “E ora? – si chiedono in molti –. Dove può arrivare questa Croazia?

Il crollo con la Francia

In finale sicuramente, con giorno di riposo in meno e novanta minuti in più (tre supplementari) in gambe dei francesi. Che nel primo tempo non fanno nulla di speciale, ma si ritrovano in vantaggio per 2-1 grazie a un autorete (Mandžukić) e un rigore evitabilissimo. Purtroppo le reti di Pogba e di Mbappé nella prima parte della ripresa finiscono per tagliare le gambe a Modrić e compagni, che iniziano inevitabilmente ad avvertire anche sintomi di stanchezza. Il sogno del primo titolo mondiale è ormai praticamente svanito, ma la sconfitta non può cancellare quando di straordinario fatto. Questa squadra si merita davvero gli applausi dei suoi tifosi e il rispetto degli avversari. Chapeu!

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