Un cuore diviso a metà

La partita di stasera sarà molto sentita per Vanni D’Alessio, lo storico napoletano trapiantato a Fiume

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Un cuore diviso a metà

“Al cuore non si comanda”. È il mantra di ogni tifoso, senza distinzioni. E lo storico Vanni D’Alessio, napoletano trapiantato a Fiume, non rappresenta certo l’eccezione. In altre parole, nella vita si possono cambiare la macchina, la casa, la moglie o il marito, ma non la mamma e la squadra di calcio. Dalle nostre parti poi spesso e volentieri le squadre che si amano e seguono con particolare attaccamento ai colori sono due: quella della propria città e una italiana. È sempre stato così e continuerà ad esserlo anche in futuro.

 

È il caso di Vanni D’Alessio, che dal 2007 al 2018 ha insegnato al Dipartimento di Storia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Fiume. Attualmente collabora con il Centro di studi Avanzati Sud-Est Europa (CAS SEE) dell’Ateneo fiumano e insegna in pianta stabile all’Università di Napoli Federico II, una delle più antiche in Europa (nel 2024 festeggerà 800 anni).

“Al cuore non si comanda”, come dice lui, dunque forza Napoli, ma appunto questo “sdoppiamento di personalità” che accomuna i tifosi lo porta ad ammirare e seguire con particolare attenzione anche il Rijeka. “Sono andato più volte allo stadio con mio cugino, che è un abbonato. Ricordo che quando vivevo a Zagabria, penso fosse il 1999, assistetti a un Dinamo-Rijeka. Anzi, all’epoca la squadra zagabrese, se non sbaglio, si chiamava Croatia”. Oggi però c’è Rijeka-Napoli in Europa League. Un bel… pasticcio. Un cuore diviso a metà.

Nel mito di Maradona
“Sono da tantissimi anni che vivo a Fiume, dal 2007, e speravo che prima o poi si arrivasse a questa partita. Era un sogno che cullavo da tanto tempo. Purtroppo è un sogno che si realizza a metà – ci dice Vanni –, perché questa partita capita in un momento terribile a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus. È triste, ma la vita va avanti. Sarei andato volentieri allo stadio, però che si giochi Rijeka-Napoli mi fa un piacere immenso”.

Vanni D’Alessio è “cresciuto” a Napoli nel mito di Diego Maradona, che in queste ore sta vivendo pure un momento difficilissimo. “L’ho visto giocare. Impressionante, ogni giocata era una magia. Al popolo napoletano ha regalato emozioni grandissime e uniche, irripetibili”. È diventata una leggenda napoletana anche la scritta “Non sapete cosa vi siete persi” apparsa sul muro davanti a un cimitero, che fu un po’ la sintesi perfetta dell’emozione e della gioia provata nella domenica che vide diventare per la prima volta nella sua storia il Napoli campione d’Italia: era il 10 maggio 1987. “Io ero giovanissimo ed è difficile, quasi impossibile descrivere le emozioni che si provavano in quel momento. La città era impazzita di gioia e si colorò d’azzurro dopo le imprese di Diego e compagni. La gente si riversò ovunque. Una festa indimenticabile”.

A Napoli con la maglia del Rijeka
Corsi e ricorsi storici del pallone. Esattamente trent’anni dopo Vanni D’Alessio partecipò a un’altra pazza gioia, quella del Rijeka campione di Croazia. E come per il Napoli, fu la prima volta… “Bellissimo, un’altra emozione forte. In quel periodo ritornai a Napoli e giravo spesso per la città indossando la maglia del Rijeka, quella bordeaux, da trasferta”. Il mistero s’infittisce: Napoli, Rijeka oppure… “Quando sono a Napoli vengo considerato un po’ croato, qui a Fiume napoletano e italiano. E io mi faccio trasportare. Oggi, dunque, farò il tifo per gli azzurri di Gattuso e al ritorno per il Rijeka. In quel periodo dovrei proprio essere a Napoli… Ma forse sceglierò una via di mezzo”.

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