Tutto l’orgoglio di Andrej Kramarić

Chiacchierata con l'attaccante dell'Hoffenheim, votato dai tifosi del Rijeka come miglior attaccante del decennio della squadra fiumana

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Tutto l’orgoglio di Andrej Kramarić

E come la classica ciliegina sulla torta, Andrej Kramarić. Pochi giorni fa si è concluso il sondaggio promosso dal Rijeka calcio in merito alla top 11 del decennio (resta ancora da scegliere l’allenatore che sarà… Matjaž Kek). Sulle pagine Internet della società, i tifosi fiumani hanno eletto ruolo per ruolo i migliori giocatori degli ultimi dieci anni, sicuramente i più fruttuosi nella storia del club. Oltre ai tre trofei di Coppa Croazia e alla Supercoppa, in questo periodo è stato infatti coronato anche il sogno di tantissime generazioni, ovvero il titolo di campione nazionale. Del tutto logico e sensato allora che nella formazione ideale troviamo diversi artefici di quel successo, anche se non necessariamente. Infatti, come migliore attaccante del periodo 2010-2020 è stato votato Andrej Kramarić, che non aveva fatto parte della squadra campione di Croazia, ma che ha lasciato il segno con i suoi 55 gol in 65 presenze. Per lui il 78,4 per cento delle preferenze dei tifosi, un abisso nei confronti di Mario Gavranović, colui che aveva partecipato in prima persona alla conquista del titolo. Mentre il ticinese si è lasciato in malo modo con il club e i tifosi, al punto da essere considerato ormai “persona non grata”, Krama rimane ancora sempre nel cuore di tutti e a Fiume è sempre il benvenuto. Di lui ricorderemo soprattutto la tripletta in Europa League al Feyenoord, la bellissima rete, sempre nella stessa competizione, con il Lione, la “manita” in campionato alla Lokomotiva e gli otto gol in Coppa Croazia al malcapitato Zmaj di Blato.
Ricordi per tutta la vita
Nel gennaio 2015 Andrej era passato dal Rijeka al Leicester City per quello che rimane ancora sempre il più importante affare di mercato della società quarnerina. Cinque anni dopo l’attaccante ha tuttora parole al miele per il periodo trascorso a Fiume, anche se all’inizio qualche perplessità c’era stata. “Confesso che nel 2013, quando arrivai al Rijeka, avevo qualche dubbio su come mi avrebbero accettato considerato il mio passato alla Dinamo. Sapevo benissimo che avrei dovuto fare molto di più di qualche altro compagno di squadra per entrare nel cuore dei tifosi. Invece, forse un po’ a sorpresa, è andato tutto bene sin dall’inizio della mia avventura, perché di questo si trattava. Io ero un giovane in cerca di un trampolino di lancio, sapevo che sarei tornato difficilmente alla Dinamo (l’addio non è stato certo dei più cordiali, nda) e che al Rijeka stava prendendo corpo un progetto molto ambizioso. I tifosi, come del resto i dirigenti, lo staff tecnico e la squadra, mi hanno accolto con simpatia, facilitandomi parecchio l’inserimento in quella che per me era una nuova realtà, la prima esperienza via dalla Dinamo e da Zagabria, mia città natale. E quando puoi lavorare con serenità, sentendo l’affetto di chi ti circonda, tutto diventa molto più facile. Con il passare del tempo le cose sono andate sempre meglio sia per il club che per il sottoscritto. Del Rijeka e di Fiume ho ricordi straordinari, qualcosa che non si può dimenticare. Sono stati giorni fantastici, nei quali ho davvero goduto giocare a calcio. Direi che è venuta a crearsi una sinergia fenomenale tra club, squadra, tifosi e città. Non capita spesso qualcosa di simile. Il fatto che i tifosi mi abbiano votato come migliore attaccante del decennio, e con quella percentuale di preferenze, mi riempie d’orgoglio e mi indica chiaramente che sono rimasto nei loro cuori. Più volte guardo foto e filmati di quel periodo, ed è una sensazione particolare poter rivivere quei momenti. La cannonata con il Lione, gli otto gol al Blato, le ovazioni di uno stadio intero… Fantastico e per certi versi forse irripetibile”.
Coppa Croazia alla portata
Dalla sua casa di Hoffenheim il 28.enne Kramarić segue spesso il campionato croato, con particolare attenzione proprio alle vicende del Rijeka e della Dinamo. “Con la tecnologia oggi a disposizione puoi vedere ciò che ti pare e piace, a patto che il tempo libero te lo consenta. Ho avuto modo di guardare i televisione diverse partite di Prima Lega, tra le quali l’ultimo derby tra Rijeka e Hajduk. I fiumani hanno disputato una partita superlativa, dominando gli avversari in ogni aspetto del gioco. Peccato per tutte le occasioni sprecate, con la vittoria che avrebbe potuto essere stata ancora più convincente. Questo Rijeka è molto simile a quello nel quale militavo io, ovvero una squadra con giocatori di qualità, tanto carattere e una mentalità vincente. Se la stagione dovesse riprendere sono convintissimo che il Rijeka si aggiudicherà la Coppa Croazia e non avrà troppe difficoltà a chiudere seconda. Purtroppo la Dinamo continua a essere di un altro pianeta per tutto il resto della compagnia e dopo questa crisi la differenza potrebbe essere ancora più marcata”.
Una stagione con tanti infortuni
Dopo l’esperienza al Leicester City, tutt’altro che esaltante, Andrej Kramarić milita dal 2016 nelle file dell’Hoffenheim. Anche lì è diventato con il tempo uno dei beniamini della tifoseria. Per lui parlano ancora una volta i numeri: 109 presenze condite da 51 gol. Dati che sarebbero potuti essere ancora migliori se non fosse stato per i problemi fisici che lo tormentano da parecchio tempo. Anche al momento è ai box. “Da due mesi non mi alleno in quanto alle prese con infortuni di vario tipo. A inizio stagione ho avuto problemi al ginocchio, poi mi tormentavano gli adduttori e ora la caviglia – lamenta Kramarić –. Volendola dire in maniera scherzosa, questo stop è arrivato al momento giusto in quanto mi permette di recuperare in tutta tranquillità, senza forzare i tempi. Avverto ancora delle contrazioni, il che mi suggerisce di prendermi il tempo necessario. Diciamo che dovrei essere pronto fra circa tre settimane, anche se si tratta di un infortunio un po’ strano che nemmeno i medici sanno spiegare bene. Non c’è una diagnosi precisa, soltanto il tempo potrà dare risposte”.
La luce in fondo al tunnel
Insomma, giusto in tempo per la possibile ripresa della Bundesliga. “Ancora non sappiamo nulla in merito, ma mercoledì potrebbe essere il giorno giusto. In un primo momento si era parlato del 9 maggio, poi del 16, mentre adesso si punta al 23 maggio. I club, la Federcalcio e la Lega aspettano le decisioni del governo tedesco, il quale attende a sua volta semaforo verde da parte della Protezione civile nazionale e degli epidemiologi. In Germania, a differenza degli altri grandi Paesi europei, ci sono meno contagiati e molte meno vittime, il che rende la ripresa più realistica. Comunque, anche se si riprenderà sarà molto diverso di prima: da ciò che ho avuto modo di vedere negli ultimi giorni sembra quasi di essere in un’accademia militare, con tante regole e misure da rispettare. Però è per il bene di tutti, soprattutto di noi giocatori. Giocare in uno stadio vuoto? Triste, ma al momento non c’è un’alternativa. In attesa di mercoledì, non ci rimane altro che allenarci in sei gruppi ciascuno composto da quattro giocatori, rispettando le misure anti-contagio. Mentre svolgo le terapie mi capita di parlare con i compagni di squadra e posso dire che si nota un certo clima positivo, come se si vedesse finalmente la luce in fondo al tunnel”.
Non temo per la nazionale
Dopo il coronavirus nulla sarà più lo stesso, e questo è un dato di fatto. Il discorso vale anche per la nazionale croata che, senza la pandemia di Covid-19, fra poco più di un mese avrebbe dovuto prendere parte agli Europei. “Dobbiamo sperare che questa emergenza finisca quanto prima e che si torni a vivere in tutta normalità – auspica Kramarić –. A giugno doveva svolgersi Euro 2020 e le attese per quanto riguarda la Croazia erano notevoli. Un anno non è tanto, però in dodici mesi le cose potrebbero cambiare parecchio. Qui mi riferisco soprattutto ai senatori come Modrić e Rakitić, per i quali il peso degli anni comincia inevitabilmente a farsi sentire. Sono convinto che Luka e Ivan avrebbero preferito disputare l’Europeo questa estate invece di quella seguente. Per entrambi sarà molto importante vedere gli sviluppi della situazione personale, ovvero quanto spazio riusciranno a ritagliarsi nelle rispettive squadre, Real Madrid e Barcellona o le possibili nuove. D’altra parte non temo assolutamente per il futuro della nazionale considerata la next gen che sta bussando sempre più alla porta. Il cambio generazionale è un processo continuo, c’è sempre qualcuno che lascia e altri che arrivano. Da parte mia spero di lasciarmi quanto prima alle spalle i problemi fisici e tornare a giocare. Soltanto così potrò sperare in una chiamata del selezionatore Dalić. Perché, come ho detto prima, ci sono parecchi giovani pronti a portarti via il posto. Ma è giusto così, che giochi chi sta fisicamente meglio e chi rende maggiormente il quel determinato momento. Negli ultimi mesi Petković e Rebić hanno fatto sicuramente bene e partono avvantaggiati”.
La Premier League è il top
Andrej dice di trovarsi bene all’Hoffenheim. “Il club è molto serio e i rapporti nello spogliatoio sono ottimi. Mi sento a mio agio, soprattutto dopo l’esperienza negativa al Leicester City, che mi aveva fatto perdere un po’ di fiducia in me stesso. Purtroppo, a livello di squadra in questa stagione le cose non sono andate come avremmo voluto visto che l’obiettivo della vigilia era la top six. A nove turni dalla conclusione siamo noni, ma la zona Europa League è lontana appena due punti. A cominciare dallo Schalke, ci sono cinque formazioni in lotta per il sesto posto. Le altre sono invece obiettivamente irraggiungibili dato che il quinto Leverkusen è a +12. Come detto, qui mi trovo benissimo, ma è del tutto naturale avere maggiori ambizioni in carriera e nella vita in generale. Mi piace tantissimo la Premier League, che per me è il top. L’organizzazione dei club è esemplare e i tifosi sono molto partecipi. C’è poi uno spirito particolare per quanto concerne l’aspetto e il furore agonistico. La Bundesliga è comunque vicina in tutto. Ecco, se potessi decidere il mio futuro vorrei tornare nel campionato inglese. Spagna e Italia? Nella Liga si gioca il calcio più bello e ci sono i club più forti, mentre la Serie A ha sempre un fascino particolare anche se per un attaccante è difficile emergere visto che si cura molto la fase difensiva. Per tutti questi motivi dico Premier League…”.

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