Tramonta il tiki-taka Si vince… all’italiana

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Tramonta il tiki-taka Si vince… all’italiana

Chamatelo come volete, ma tra di noi possiamo anche essere onesti. Usiamo tutte le locuzioni possibili per definirlo, ma il pensiero purtroppo va sempre lì. Per non nominarlo (leggi: catenaccio), parliamo di linee di difesa e centrocampo schiacciate, di attaccanti lasciati in avanti per sfruttare meglio gli spazi, di atteggiamento attivo di difesa di squadra, ma a uno sguardo attento si comprende subito che tutto questo che abbiamo visto sviluppare da tante squadre in questi Mondiali è molto probabile un “the new catenaccio”, per riprendere il titolo di una nota serie TV.
Un esempio può essere l’atteggiamento del Belgio contro il Brasile, che ha piazzato due attaccanti sui lati e gli altri otto calciatori davanti alla porta, ripartendo almeno con alcune folate accompagnate nel primo tempo, mentre nel secondo i due avanti sono stati letteralmente soli nelle lande della difesa brasiliana. Ovviamente il Belgio ha vinto la partita. Hanno seguito questo modello di calcio anche squadre che hanno fatto benissimo nel corso del torneo, come Svezia e Russia, uscite contro le due squadre che si sono sfidate nella semifinale di ieri sera, ovvero Inghilterra e Croazia.

Muovere le linee e verticalizzare

Il non possesso ormai ti fa bello e avere troppo il pallone senza verticalizzare in continuazione, come sanno fare proprio inglesi e croati, diventa quasi un problema da gestire. Quanto siamo lontani dagli anni della Spagna dominante e quante contromosse a quel gioco sono state trovate nel corso delle ultime grandi rassegne internazionali. Prima di tutto la capacità di muovere così bene le linee in laterale che nessuna squadra che muove palla con il “tiki taka” riesce a trovare più gli spazi sulle fasce. In secondo luogo le squadre riescono molto meglio ad evitare il gegenpressing, ovvero il pressing selvaggio ogni volta che si perde palla, elemento cardine del Barcellona di Pep Guardiola e di Juergen Klopp.
Migliorando tutti tecnicamente, la buona gestione in velocità e sotto pressing del pallone fa sì che in tre passaggi si aprano spazi sconfinati in cui inserirsi e andare in porta. Un esempio molto semplice è il gol di Lozano, che ha fatto vincere al Messico la partita contro la Germania.

Serve la condizione fisica

Per ammazzare il tiki taka serve però grande fondo atletico. E le quattro squadre arrivate in semifinale hanno evidenziato proprio questo. Capacità atletica di alto livello, stazza fisica che sembrava quasi un peso fino a pochi anni fa, in una fase del calcio in cui era la leggerezza a dominare, e ritmo forsennato. Questi tre elementi ai Mondiali in Russia sembrano aver sostituito il fraseggio ipnotico spagnolo e le sue derivazioni. Questo è ciò che devono considerare anche in Italia, tradizionale patria del catenaccio rigido, per tornare a buon livello. E magari partire semplicemente riprendendo i libri della tradizione fatta in casa e giocare secondo l’idea italiana.
Proprio nel Mondiale in cui gli azzurri, quattro volte campioni, non sono presenti, gli altri dimostrano di conoscere bene la tattica italiana e di evolvere un modello del gioco che in passato diede grandi soddisfazioni agli azzurri. Dunque, che cosa si aspetta a tornare indietro al… futuro? Martedì e mercoledì abbiamo assistito a due semifinali molto appassionanti, senza grandi favorite, ma con un gioco che assomigliava molto a quello sopra descritto. Forza fisica e fatti concreti. In Italia si augurano che il neoselezionatore Roberto Mancini ne abbia tratto degli insegnamenti utili e che sia pronto a riproporli in breve. Perché, come già detto, ora il Mondiale si vince…. all’italiana.

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