
Quando le cose non vanno per il verso sperato spesso ci vuole la giocata del campione per decidere il vincitore. Magari non la classica “perla” da strappare le ovazioni del pubblico, bensì un gol all’apparenza del tutto “normale”, propiziato da un errore dell’avversario o con l’aiuto della Dea bendata. Esattamente quanto successo al Rijeka nelle gare contro Istra 1961 e Lokomotiva. Il denominatore comune della gara di Coppa Croazia e di campionato è uno solo: Toni Fruk. Contro i polesi il nazionale ha approfittato al meglio di un grossolano errore di Moris Valinčić, in casa della Lokomotiva si è invece ritrovato la palla sui piedi dopo un rimpallo su precedente conclusione di Niko Janković. E allora tutto facile? Nemmeno per sogno, perché i gol bisogna pur sempre segnarli. Infilando il portiere in uscita o con un diagonale velenoso, poco importa. Fruk, questo è evidente, attraversa un momento di forma straordinario. Negli ultimi quaranta giorni ha segnato otto gol tra campionato e coppa: in Europa soltanto altri quattro giocatori ci sono riusciti, vale a dire Ousmane Dembelé del Paris SG, Viktor Gyokeres dello Sporting Lisbona, Victor Osimhen del Galatasaray e l’illustre sconosciuto Klaemint Olsen, top scorer del Runavik (squadra delle Faroe). Radomir Đalović ha trovato un nuovo leader, Zlatko Dalić potrebbe aver trovato la soluzione a diversi problemi, mentre a Damir Mišković brillano gli occhi al pensiero che il prezzo del suo cartellino salga di partita in partita. Il ragionamento è semplice: conquistare campionato e coppa (14 e 29 maggio la finale), o per lo meno uno dei due, e poi venderlo al migliore acquirente.
Inutile nascondersi
Lui non si scompone più di tanto, cerca di rimanere con i piedi per terra e tirare dritto per la propria strada. “La cosa più importante è che vinciamo e conquistiamo punti. Se poi fa gol Fruk o qualcun altro, è secondario – dice –. Siamo scesi in campo in via Kranjčević con la chiara intenzione di vincere ed è ciò che alla fine abbiamo fatto. Penso che abbiamo giocato abbastanza bene, anche se si è visto che alcune cose non sono andate come avevamo immaginato. Era la nostra terza partita in nove giorni e si è sentita una certa stanchezza. Anche per questo motivo ritengo che abbiamo gestito la partita in modo eccellente e raggiunto l’obiettivo prefissato. È stato parecchio difficile impostare la manovra a causa del forte vento. Inoltre, in alcuni punti il campo era abbastanza secco, quindi non è stato possibile giocare in un determinato modo. Nel primo tempo abbiamo avuto alcune occasioni e anche nella ripresa abbiamo cercato il gol e la vittoria. Tutta la squadra ha fatto un gran lavoro, dalla difesa al centrocampo, fino all’attacco”, spiega colui che questa primavera tiene il Rijeka sulla strada giusta nella lotta per i due titoli in palio.
La sfida con la Lokomotiva era molto importante anche a causa della sconfitta patita a Koprivnica, che aveva fatto scivolare il Rijeka al secondo posto dietro l’Hajduk. Sabato gli spalatini hanno espugnato il campo dello Slaven Belupo, portandosi momentaneamente a quattro lunghezze di vantaggio. Per i fiumani un eventuale pareggio o sconfitta sarebbe stato pertanto difficile da digerire. “Non direi che la vittoria dell’Hajduk ci ha messo ulteriore pressione. In noi c’era infatti una gran voglia di ritrovare i tre punti in campionato dopo il KO di Koprivnica e ritrovare il ritmo giusto – precisa il 24enne di Našice –. Se guardiamo alcuni altri risultati di giornata, possiamo dire che per noi ora si apre una grande opportunità. Però bisognerà sfruttarla nel miglior modo possibile”.
Duello? Soltanto all’apparenza
Toni si riferisce ovviamente alla pesante sconfitta della Dinamo in casa dell’Istra 1961 che ha spinto molti a dire che la lotta per il titolo non è più una sfida a tre, bensì un duello. “Personalmente non sono d’accordo con questa tesi. Direi che stiamo assistendo a una maratona, fatta di tanti periodi. Quest’anno abbiamo visto che tutte le squadre del campionato sono pericolose e in grado di giocarti brutti scherzi. Ogni squadra, anche quella sulla carta più debole, può togliere punti a chiunque. Pertanto, la cosa più importante è guardare esclusivamente a noi stessi. A ciò che fanno gli altri non possiamo influire. Sicuramente ci saranno partite nelle quali si soffrirà. In quelle situazioni dovremo mostrare la determinazione e la tenacia che abbiamo avuto in via Kranjčević. Se riusciremo a strappare i tre punti in partite del genere, quando alcune cose non andranno come pianificato, sarà forse un segno del destino che tutto volgerà per il meglio”.
La matematica è una scienza precisa. In pratica il Rijeka è padrone del proprio destino (così come però anche l’Hajduk, nda): con il massimo dei punti (24) il secondo titolo della storia sarà infatti in tasca, senza dipendere dagli altri. Molto semplice come ragionamento, ma maledettamente complicato per trasformarlo in fatti concreti. “Come detto prima, non ci sono partite facili o scontate. Restano ancora otto giornate alla conclusione e sicuramente ci saranno altri passi falsi e possibili avvicendamenti in cima alla classifica. Ogni partita sarà una specie di finale, soprattutto perché ciascuna delle dieci squadre sta lottando per qualcosa di importante: titolo, un posto in Europa o salvezza a prescindere. Insomma, una specie di decathlon. Il Rijeka ha più volte dimostrato di avere qualità tecnica e carattere, perciò dico ai tifosi di guardare con ottimismo da qui a fine maggio”, conclude Fruk. E per tutti coloro che hanno i colori biancocelesti nel cuore le parole di Toni sono musica per le orecchie…
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