«Stenmark o Hirscher? I migliori di tutti i tempi sono altri…»

Ivica Kostelić fa le carte alla nuova stagione che scatta oggi a Sölden. «Odermatt e Shiffrin favoriti per la generale. La parificazione delle discipline tecniche e veloci va bene ma resta il problema del super-G. La combinata? Assurdo abolirla»

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«Stenmark o Hirscher? I migliori  di tutti i tempi sono altri…»

Su il sipario: oggi scatta la Coppa del Mondo 2021/22 di sci alpino. A inaugurarla saranno le donne con il gigante nel tradizionale opening di Sölden (prima manche alle 10, seconda alle 13.15), mentre domani toccherà agli uomini aprire il cancelletto di partenza (10 e 13.30). La nuova stagione del circo bianco vedrà il ritorno del pubblico a bordo pista e della consueta trasferta nordamericana a cavallo tra novembre e dicembre. Il clou ci sarà a febbraio quando Pechino ospiterà le Olimpiadi, mentre le finali avranno luogo a fine marzo a Courchevel/Meribel e fungeranno da prova generale in vista dei Mondiali 2023 che si disputeranno nelle due località francesi. La novità principale riguarda la parificazione delle discipline tecniche e veloci. Il circo rosa proporrà 9 prove per ognuna delle quattro specialità, più il parallelo di Lech/Zürs, per un totale di 37 gare. Anche in campo maschile vedremo 18 prove tecniche e 18 veloci, ma diversamente distribuite – 11 discese, 7 supergiganti, 8 giganti e 10 slalom, oltre al parallelo di Lech. Una vera e propria rivoluzione chiesta a gran voce dalla maggior parte degli atleti, in particolare dai velocisti, dato che negli ultimi anni il calendario era sempre stato palesemente sbilanciato a favore degli slalomgigantisti, anche con 5-6 prove tecniche in più a stagione. Una novità che potrebbe rimescolare le carte in tavola nella corsa alla grande sfera di cristallo.

 

Che tipo di stagione ci aspetta? Lo chiediamo a uno nel cui palmarès figurano una Coppa del Mondo assoluta, quattro coppe di specialità, 26 successi nel circuito, quattro argenti olimpici e tre medaglie iridate. Di chi stiamo parlando? Ma di Ivica Kostelić naturalmente…

Ivica Kostelić
Foto: Kristina Stedul Fabac/PIXSELL

Partiamo proprio dall’equiparazione delle discipline tecniche e veloci. Tanti atleti la invocavano, ma nel circuito traspare comunque un certo malcontento: da una parte i velocisti sostengono che le gare veloci siano più soggette al rischio di cancellazione rispetto a quelle tecniche, dall’altra gli slalomgigantisti rispondono che nelle prove tecniche è molto più facile uscire che non in quelle veloci. Insomma, accontentare tutti è impossibile. La lotta per la Coppa del Mondo generale sarà più equa con lo stesso numero di gare tecniche e veloci?

“Innanzitutto va precisato che questa mossa è la diretta conseguenza di quanto successo alle ultime finali di Lenzerheide, dove le prove veloci vennero cancellate per maltempo negando così a Marco Odermatt e Lara Gut la possibilità di giocarsi fino in fondo le chance di conquistare il ‘coppone’. Dopo la valanga di critiche scaturite la FIS è corsa ai ripari cercando di porvi rimedio equiparando le discipline tecniche e veloci in modo da non penalizzare oltremodo i velocisti. Il problema di fondo è però un altro. Riguardo a questa decisione nessuno ha preso in considerazione il fatto che discesa e super-G sono due discipline molto simili. Il supergigante, e lo dice il nome stesso, dovrebbe essere una via di mezzo tra discesa e gigante, e invece oggi somiglia molto di più a delle mini discese avendo delle regole molto ‘aperte’, e qui mi riferisco in particolare alle distanze tra le porte. Viceversa, gigante e slalom sono due specialità molto diverse tra loro. Quello che voglio dire è che un discesista è avvantaggiato in super-G rispetto ad esempio a uno slalomista in gigante. Sia chiaro, non sono contrario all’aumento del numero di gare veloci, ma in questo caso le regole del super-G andrebbero cambiate per renderlo più accessibile agli slalomgigantisti”.

Per il secondo inverno di fila non vedremo le combinate, a parte quella olimpica a Pechino. È evidente come questa disciplina non piaccia ad atleti, addetti ai lavori, appassionati e nemmeno alla FIS. In carriera la combinata le ha regalato tantissime soddisfazioni e naturalmente continua a difenderla a spada tratta, ma il suo destino appare ormai segnato…

“Non è assolutamente vero che non piace ad atleti e appassionati. Anzi, la maggior parte di loro la preferisce di gran lunga al parallelo. Sarebbe una follia abolirla. Per prima cosa stiamo parlando di una disciplina storica, corsa per la prima volta alle Olimpiadi di Garmisch-Partenkirchen del 1936. In secondo luogo la combinata rappresenta il test più impegnativo per ogni atleta perché unisce due specialità agli antipodi come discesa e slalom. Quello che sta facendo la FIS è la disintegrazione dello sci alpino attraverso la specializzazione. Oggi sono sempre meno gli slalomgigantisti che prendono parte alle prove veloci, nonché i velocisti che gareggiano in quelle tecniche. La conseguenza di ciò è che queste due categorie di atleti non si sfidano praticamente mai in pista ed è una cosa assurda se pensiamo che tutti loro fanno lo stesso sport e sono in lotta per lo stesso trofeo. Chi sono gli atleti contrari alla combinata? Coloro che non vogliono o non sono capaci di correrla. È chiaro che è difficile perché devi allenare due discipline completamente diverse, ma è proprio questa l’essenza dello sport, ossia essere il migliore quando il gioco si fa duro. E invece la FIS si ostina a favorire gli specialisti anziché i polivalenti. Per non parlare della solita giustificazione tirata in ballo dalla stessa FIS legata al presunto scarso appeal televisivo. Nulla di più falso perché agli appassionati interessava eccome vedere un Hirscher fare la discesa o un Paris destreggiarsi in slalom”.

Capitolo parallelo. Inutile girarci tanto attorno: ai Mondiali di Cortina è stata una farsa. Intanto la nazionale svizzera sta pensando di boicottare la prova di Lech/Zürs per protestare contro la paradossale regola del solo mezzo secondo di vantaggio massimo da guadagnare nella prima run. Secondo lei è una disciplina da abolire o piuttosto soltanto da “correggere”?

“Personalmente non sono contrario al parallelo, a patto però che non vada a rimpiazzare la combinata. È evidente che il format attuale debba essere rivisto. La regola del mezzo secondo non sta né in cielo né in terra. In pratica tu puoi anche scendere la pista a piedi e nonostante ciò ti presenterai lo stesso con 50 centesimi di svantaggio al cancelletto della seconda run. Una cosa che va contro i principi dello sport. Poi c’è anche la questione della disparità dei due tracciati, con uno che rimane sempre un po’ più veloce dell’altro, ma in questo caso c’è poco da fare perché è una cosa legata alla configurazione del terreno”.

Non trova assurdo il fatto che il parallelo assegni punti al pari di tutte le altre gare?

“I punteggi sono stati introdotti proprio per incentivare gli atleti più forti a gareggiarvi. Senza punti in palio il parallelo non lo correrebbe nessuno…”.

Veniamo alla nuova stagione. In campo maschile sarà ancora sfida Pinturault-Odermatt per la generale o crede che possa inserirsi anche un terzo incomodo, un Kilde ad esempio?

“Con la parificazione delle discipline Kilde può diventare un cliente molto pericoloso, però ricordiamoci che è reduce da un grave infortunio e molto dipenderà da quanto ci metterà a ritrovare la miglior condizione. Quanto a Pinturault e Odermatt, con questa nuova distribuzione delle gare direi che ora è lo svizzero il favorito numero uno per la generale”.

Secondo lei Zubčić potrà giocarsela alla pari con loro due nella corsa alla coppa di gigante?

“Assolutamente, ma lo aveva già dimostrato la scorsa stagione. ‘Zubo’ è nel pieno della maturità tecnica, fisica e psicologica perciò rientra di diritto tra i favoriti al globo”.

Tra le ragazze la sensazione è che difficilmente qualcuna possa insidiare la Shiffrin…

“Mikaela è la sciatrice più completa del circuito. Parlando comunque di sci femminile, mi fa molto piacere vedere diverse atlete polivalenti che vanno forte in più discipline”.

In casa Croazia c’è molta attesa attorno alla Ljutić, pronta per la prima stagione da “titolare” in CdM. Il fatto di essere spesso paragonata a sua sorella Janica rischia tuttavia di caricarla di eccessive pressioni e aspettative…

“Zrinka è un grandissimo talento e ha una bella carriera davanti, ma stiamo parlando pur sempre di una ragazza di soli 17 anni perciò lasciamola sciare in pace e senza pensieri”.

Dato che siamo alle porte di una stagione olimpica non posso non chiederle se per uno sciatore conti di più un oro a cinque cerchi o piuttosto una coppa di specialità.

“Dal punto di vista sportivo indubbiamente la coppa. L’oro olimpico ha un forte significato simbolico e se in un ambiente estraneo allo sci dite di aver vinto l’oro alle Olimpiadi tutti vi guarderanno con ammirazione. Se invece dite di aver vinto una coppa di specialità la reazione sarà ben diversa… Comunque sì, per uno sciatore è molto più importante la coppa perché significa essere stati i migliori nell’arco dell’intera stagione e non solamente in una singola gara”.

La domanda delle domande: chi è il miglior sciatore di tutti i tempi, Stenmark o Hirscher?

“I migliori di sempre sono coloro che hanno vinto in tutte e cinque le discipline e sono Girardelli, Zurbriggen, Aamodt, Miller e Mader. E poi arrivano Stenmark e Hirscher…”.

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